Torna la Notte dei Barbuti all’Apollonia Huba

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Nell’ambito quarantesima edizione della rassegna teatro “Barbuti Festival”, presso Apollonia Hub, in via San Benedetto, nel centro storico di Salerno, torna la “Notte dei Barbuti”, diretta da Brunella Caputo. Cinque gli appuntamenti. I primi due in questo fine settimana.

Si comincia venerdì 12 settembre 2025, alle ore 21.00, con società per attori che presenta “Piccole donne non devono morire”, ispirato a Piccole donne e Piccole donne crescono di Louisa May Alcott, di e con Francesca Pica e Maria Scorza, per la regia di Francesca Pica e Maria Scorza. (ingresso 10 euro).

Sud Italia, in una piccola cittadina di provincia. Oggi. Due sorelle, Margherita e Pina, si incontrano in un  cimitero per un triste evento: la riesumazione della sorella Bettina, morta prematuramente venti anni prima. Margherita è la maggiore, felicemente sposata con Giovanni, professore delle scuole medie, completamente assorbita dalla vita familiare, dal suo ruolo di madre di due gemelli adolescenti. Ha rinunciato alla carriera artistica per loro e, senza troppe difficoltà, si è  accontentata di un modesto lavoro da impiegata. Avrebbe preferito una vita con più agi e soffre del giudizio degli altri. Pina è la secondogenita. La più estroversa e brillante, è stata spinta da tutta la famiglia a coltivare il suo talento di scrittrice.

È riuscita a pubblicare un romanzo che le ha dato fama, ma le opere successive non sono all’altezza. Ha rinunciato all’amore per la carriera. Si ritrova sola e soffre del “blocco dello scrittore”. Le due sorelle attendono Emilia, la piccola di casa, che, come al solito, è in ritardo. Il luogo dell’incontro, dove sono costrette ad aspettare, diventa sempre più intimo: riaffiorano ricordi e antiche paure. Le due donne si confessano, discutono,  si confidano, tornano  vecchi rancori e vecchi segreti di famiglia. Le figure che hanno fatto parte della loro vita emergono dal passato: zia Nanninella saggia e severa ma sempre presente; la mamma svampita che proietta sulle figlie sogni e frustrazioni, costantemente impegnata a riprendersi dall’anaffettività del marito; il padre assente; gli amici, spesso causa di confusione. Il passato  incombe su di loro e devono affrontarlo una volta per tutte, la presa di coscienza di un atroce segreto le costringerà a guardare la realtà con altri occhi.

“PICCOLE DONNE non devono morire” racconta un viaggio a ritroso. Abbiamo catapultato la famiglia March nel sud Italia, in scena ci sono solo Meg e Jo, per noi Marghe e Pina, gli altri personaggi vengono evocati dalle due donne: Beth/Bettina, Amy/Emilia, zia March/zia Nanninella, Laurie/Lorenzo, etc… Le piccole donne, ora quarantenni, ripercorrono la loro adolescenza e la loro crescita attraverso il ricordo, riflettendo su cosa le ha fatte diventare le donne che sono. Cosa hanno ancora bisogno di dire e di fare per sentirsi finalmente libere, complete e consapevoli? Entrambe si destreggiano tra i conflitti, le insicurezze, i dubbi e le paure che l’universo femminile si trova ancora oggi a dover affrontare, come la contrapposizione tra la carriera e il desiderio di avere una famiglia, la violenza verbale e fisica che siamo state abituate ad accogliere e gestire in silenzio, i modelli a cuila società ci chiede di fare riferimento

Sabato 13 settembre 2025, alle ore 21, per la Notte dei Barbuti presso Apollonia Hub, in via San Benedetto nel centro storico di Salerno, nell’ambito della quarantesima edizione del Teatro dei Barbuti, va in scena “Altre parole”, testi di Giorgio Gaber, con Anna Nisivoccia, che cura anche la regia. Musiche dal vivo di Rocco Vertuccio (ingresso 10 euro)

Una donna si interroga sulla propria condizione umana, a volte ridendo, a volte piangendo, a volte solo restando in silenzio; a volte parlando, a volte correndo. Lungo il suo cammino incontra un albero; al di là dell’albero un uccello innamorato le insegna a “ricordare”. E, come un burattino a cui hanno rubato la vita, continua la sua corsa fino ad arrivare ad una scala, simbolo della condizione umana, fatta di discese e salite, e lì riesce anche se solo per un breve momento, ad assaporare finalmente “l’anima dell’orizzonte”.


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