Alla BMTA il gemellaggio tra Paestum e Palmira.

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L’attenzione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum verso il dialogo interculturale ha raggiunto il momento più importante questa sera, con la consegna dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled Al-Asaad” e il gemellaggio Paestum-Palmira.

Il premio assegnato dalle testate archeologiche è andato all’archeologo Benjamin Clèment, per la scoperta della “piccola Pompei” a Vienne, in Francia. Il premio è stato consegnato dal Direttore di Archeo Andreas M. Steiner ed è intitolato a Khaled al-Asaad, l’archeologo ucciso il 18 agosto 2015 a Palmira dai terroristi.

“Vogliamo restituire il sito al pubblico entro il 2021 – ha detto Clèment – e ringraziare gli sponsor che ci permetteranno di completare in tempi brevi il restauro di 27 mosaici”.

Alla consegna del Premio hanno partecipato il Direttore della Borsa Ugo Picarelli, il Sindaco di Capaccio-Paestum Francesco Palumbo, Irina Bokova, già Direttore Generale UNESCO, il Direttore Andreas M. Steiner e il figlio di Khaled Al-Asaad, Omar Asaad.

 

Emozionante e dal forte carattere internazionale è stata la cerimonia di gemellaggio tra le città di Paestum e Palmira. La pergamena, firmata in due lingue, dal sindaco di Paestum Francesco Palumbo e dal Presidente della Federazione delle Camere del Turismo della Siria Mouhamed Al Khaddour, testimonia la volontà di valorizzare condivisione, amicizia, dialogo e incontro tra i popoli.

Cittadinanza onoraria di Paestum a Mohamad Saleh, ultimo Direttore per il Turismo di Palmira.

Scambio di targhe. Da Ugo Picarelli e dalla BMTA a Saleh e Al Khaddour. E da Mohamad Saleh ad Alfonso Andria, Francesco Palumbo, Irina Bokova, Mounir Bouchenaki, Paolo Matthiae, Ugo Picarelli.

 

«Si rafforza il dialogo interculturale tra due Città – ha affermato il Sindaco di Capaccio Paestum, Francesco Palumbo – unite dalla bellezza di due aree archeologiche che fanno parte del Patrimonio UNESCO. È un gemellaggio che consolida i rapporti di amicizia e di solidarietà con la Città di Palmira, già in essere da alcuni anni. Il gemellaggio con Palmira, che vanta uno dei siti archeologici più belli al mondo e purtroppo pesantemente danneggiato nel corso della guerra siriana, diventa anche l’occasione per rilanciare la necessità di tutelare il patrimonio culturale in funzione della difesa dei valori in grado di rafforzare la democrazia ed il dialogo tra popoli e nazioni».

 

Nella stessa giornata di oggi è stato consegnato il Premio “Antonella Fiammenghi” 2018 ad Alessia D’Onofrio dell’Università degli Studi Roma Tre, per la sua tesi di laurea sul patrimonio culturale sommerso. Ha consegnato il Premio Vincenzo Rocco, consorte della Fiammenghi.

 

La seconda giornata della XXI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico ha aperto una finestra sulla “Sorgente dell’umanità”, quel Corno d’Africa tra Etiopia ed Eritrea dove sono state ritrovate le ossa più antiche in assoluto dell’Homo sapiens. “Il Patrimonio Culturale in Africa orientale. La Farnesina e le ricerche italiane in Etiopia ed Eritrea”, è il titolo dell’incontro a cura della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Affascinante la carrellata delle sette missioni archeologiche sostenute dal MAECI e curate dai ricercatori di diverse Università italiane (“L’Orientale” di Napoli, “Sapienza” di Roma, “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano, Firenze) che negli ultimi anni hanno riportato alla luce la profondità storica di siti monumentali come Aksum e Kaskase o di culle dell’evoluzione umana come Melka Kunture, sito in attesa di essere inserito nella World Heritage List dell’Unesco.

“Un patrimonio culturale ricco e variegato, vissuto come parte integrante del paesaggio ideologico e identitario delle popolazioni”, come ha rimarcato il professore Ettore Janulardo della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese MAECI che coordinato l’incontro ricordando come sia “l’interazione concreta delle ricerche con l’ambiente e la storia il senso più profondo della ricerca”.

Riportare alla luce Adulis, la cosiddetta “Pompei” d’Africa, è la scommessa della ricerca archeologica ripercorsa alla Borsa da Serena Massa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ricchissimo centro portuale del regno di Axum, tra il IV secolo a.C. e il VII sec. d.C., distrutta come Pompei all’improvviso da un evento catastrofico e sommersa sotto metri di limo e di sabbia che, al contempo, l’hanno anche preservata, grazie alla sua favorevolissima posizione Adulis era al centro dei commerci tra Mediterraneo, Africa, Arabia e Oceano Indiano. 40 ettari dell’Africa subsahariana che nascondono la comunità cristiana più antica nel mondo bizantino.

“Obiettivo della ricerca – ha spiegato la Massa – è farne il primo parco archeologico dell’Africa subsariana. Adulis è un anello di congiunzione nella conoscenza del mondo antico perché è qui che si verifica l’incontro tra cultura occidentale, il Corno d’Africa e l’Oceano Indiano. È straordinaria la qualità di resti architettonici ad oggi portati alla luce, in pietra, che ci dicono molto delle ultime fasi della città, tardo antiche, ovvero quella della cristianizzazione della città sebbene al di fuori dei confini dell’impero romano. I monumenti in luce sono infatti delle basiliche cristiane, le più antiche del Corno d’Africa, ancor più interessanti perché ad Adulis ci si trova oltre i confini dell’Impero romano, da ricondurre dunque, per i materiali, a poco dopo l’Editto di Costantino”.

Sulle difficoltà dell’archeologia di confine, su cui la guerra tra due Paesi ha avuto un impatto importante, si è soffermato Andrea Manzo dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ricordando che “la nuova atmosfera di pace tra Eritrea ed Etiopia rende ora finalmente possibile avviare le ricerche tra i due confini e ricostruire le antiche strade di congiunzione tra i siti monumentali”.

A chiudere l’incontro, i ringraziamenti dell’Ambasciatrice di Etiopia in Italia Zenebu Tadesse Woldetsadik: “Uno dei principali nuovi propositi dell’Etiopia dopo la guerra è la rinascita e la promozione delle nostre destinazioni culturali e del nostro patrimonio riportato alla luce grazie a tutte le ricerche, le università e gli organismi italiani e al contributo del Governo italiano”.

 

“Le ferite di Palmira sono ferite alla nostra civiltà”: con le parole della professoressa Mariarita Sgarlata Consigliere del Ministro per i Beni e le Attività Culturali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale la XXI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico ha rinnovato l’appuntamento con la memoria all’insegna de “Il dialogo interculturale valore universale delle identità e del patrimonio culturale #pernondimenticare il Museo del Bardo, 18 marzo 2015 e #unite4heritage for Palmyra”.

Un momento di riflessione con cui la Borsa “vuole tenere alta l’attenzione sulla salvaguardia dei patrimoni nelle Aree di crisi” come ha ricordato il direttore Ugo Picarelli.

“Siamo qui in una città con un passato che ancora oggi rappresenta il modello dell’incontro e del dialogo”, ha detto Moncef Ben Moussa Direttore del Museo del Bardo di Tunisi all’epoca dell’attentato del marzo 2015 (attuale Direttore per lo Sviluppo dei Musei). “L’estremismo nasce dove c’è un vuoto. Forse non abbiamo fatto abbastanza per l’educazione dei nostri giovani tunisini. La soluzione è un piano culturale per costruire luoghi di dialogo. La nostra risposta è stata quella di aprire ben due nuovi Musei nella zona rossa. La vera Tunisia è quella dell’interno, non solo il mare splendido, ed è quella la parte del nostro Paese che vogliamo far conoscere meglio”.

“È inimmaginabile ciò che hanno sofferto Paesi come la Siria e l’Iran. Danni inauditi”, ha rimarcato Paolo Matthiae Archeologo e Direttore Missione archeologica dell’Università “Sapienza” di Roma in Siria. “La cultura è il fondamento della pace e ce se ne ricorda troppo poco, come troppo spesso si dimentica il valore del ruolo dell’Unesco in questo. Come studiosi abbiamo l’obbligo morale di collaborare a restituire a popolazioni siriani e irachene la memoria della loro complessità storica”.

Per Mounir Bouchenaki Consigliere Speciale del Direttore Generale UNESCO gli artefici di tali misfatti “sono contro tutti, mossi da ideologia della distruzione, non solo contro monumenti cristiani ma come distruzione sistematica della memoria. La prima cosa da fare per la ricostruzione è una mappatura di ciò che è rimasto”.

Collaborazioni interforze ed educazione a partire dalle scuole le priorità preventive fondamentali suggerite da Irina Bokova già Direttore Generale UNESCO, artefice, tra l’altro, della creazione di quei caschi blu della cultura che vedono al centro l’azione del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale guidato dal generale Fabrizio Parrulli. “Il prossimo anno celebreremo 50 anni di lavoro a disposizione del mondo nella restituzione della memoria anche con l’attività di addestramento delle forze dell’ordine locali e funzionari doganali di tutto il mondo”, ha ricordato il generale Parrulli. “Ad oggi sono più di un milione e duecentomila le opere trafugate e schedate nel nostro database “Leonardo” utilissimo anche per l’analisi criminale utile a capire il patrimonio messo su mercato clandestino, come ad esempio una stele funeraria di Palmira recuperata qualche tempo fa in Piemonte da un collezionista. Si tratta di reperti che in giro di poche ore passano tre o quattro confini. L’E-commerce sta crescendo sempre più come uno dei sistemi più frequenti per queste transazioni. Ecco perché abbiamo adottato, tra le altre cose, l’app Itpc app dove un collezionista possono velocemente fare con un semplice click il match di un oggetto e scoprire se viene dal mercato nero”.

Per il suo impegno professionale in diverse iniziative che hanno come denominatore comune il dialogo interculturale è stato conferito a Paolo Verri Direttore Generale Fondazione Matera-Basilicata 2019 il Premio Paestum Archeologia “Mario Napoli”. Nell’occasione, Verri ha svelato a Paestum alcuni dettagli del programma imminente per “Matera Capitale della cultura 2019”: “Inauguriamo tra 60 giorni e avremo oltre 83 eventi originali da febbraio a novembre – ha svelato – con 2019 musicisti da tutta Europa, 27 bande musicali proveniente da precedenti e prossime capitali di cultura insieme a bande musicali, 5mila luci ‘fatte’ dai cittadini nel momento della dichiarazione del Presidente della Repubblica, una messa in scena nei Sassi della “Cavalleria rusticana” e una mostra “Ars scavandi” in collaborazione con la Tunisia. Il nostro motto è che i neuroni sono più importanti dei mattoni”.

 

Presentato oggi anche il Travel Book “Unesco – 33 siti italiani da raggiungere comodamente in treno” a cura di Trenitalia, una elegante pubblicazione che attraversa l’Italia più bella dal Piemonte alla Sicilia.

 

Presentato oggi anche il Faville Festival delle arti digitali, progetto finanziato dalla Regione Campania, che sarà realizzato dal Comune di Pontecagnano, con il Museo Archeologico Nazionale Etruschi di Frontiera, l’Ecoparco Archeologico di Pontecagnano (gestito da Legambiente Circolo “Occhi Verdi”), l’Istituto Comprensivo “Sant’Antonio” di Pontecagnano Faiano e l’Associazione Invasioni Digitali.

Scopo dell’evento, che si terrà dal 21 al 23 dicembre e la cui Direzione Artistica è stata affidata a Fabrizio Todisco, è quello di diffondere nuove forme creative dell’arte urbana contemporanea e valorizzare gli spazi pubblici della città.

 

La XXI edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, promossa e sostenuta da Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum, ideata e organizzata dalla Leader srl con la direzione di Ugo Picarelli, si svolgerà fino a domenica 18 novembre a Paestum: location del Salone Espositivo, il Programma Conferenze e il Workshop ENIT e AIDIT è il Centro Espositivo del Savoy Hotel, a soli 2 km dal Parco Archeologico, dal Museo e dalla Basilica, dove avranno luogo le altre sezioni (ArcheoExperience, ArcheoLavoro, la Mostra ArcheoVirtual, le Visite Guidate).

 

Sito web, anche in inglese e arabo: www.bmta.it.