“LA PITTRICE DI TINDARIA” IL ROMAZO DI VITO PINTO

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E’ un libro che concilia il lettore con la lettura, in modo sereno, piacevole, con una scrittura garbata, ormai dimenticata. Un libro senza ansie o ricerca di trame oscure, ma una semplice , buona lettura di un romanzo: almeno me lo auguro”. Inizia così la mia intervista al giornalista e scrittore salernitano, Vito Pinto, studioso della ceramica, di quella vietrese in particolare, che ha scritto numerose pubblicazioni sulla ceramica e sul territorio, con le quali ha anche ricevuto importanti premi. Pinto ha scritto per la prima volta un romanzo: “La pittrice di Tindaria”, edito da “Graus Edizioni”, che attraverso tre suggestivi ed emozionanti episodi racconta con semplicità, con delicatezza, la storia d’amore tra una pittrice, Pilar Caetani, ed un giornalista Sandro, che è anche la storia dell’amore per la propria terra.

“Dopo aver scritto tanti libri dedicati alla ceramica e alla mia terra vietrese ho sentito la necessità di scrivere un romanzo nel quale è racchiusa tutta la mia esperienza di vita. A un certo punto mi è venuto spontaneo scriverlo. Per me è importante scrivere, cercare le parole adatte per ogni situazione: parole che vengono dettate automaticamente dal cuore, dall’animo nel mentre si scrive”. La storia de “La pittrice di Tindaria” inizia a Milano che negli ultimi venti anni è molto cambiata:” Anche nella pulizia del suo cielo. E’ qui che il salernitano Sandro, si è trasferito per fare con tranquillità e soddisfazione, il suo mestiere di giornalista in una prestigiosa testata giornalistica nazionale dove curava la terza pagina della cultura. Ogni tanto naturalmente pensa al Lungomare della sua Salerno, con le aiuole verdi fiorite, lo spettacolo incredibile ed emozionante dei tramonti sull’ultimo filo del crinale montuoso della Costiera Amalfitana”. Sandro, grazie ad una sua amica gallerista Daniela Billi, una sua vecchia fiamma con la quale era rimasto molto amico, conosce la pittrice siciliana Pilar che espone alcune sue opere proprio nella galleria di Daniela. Sandro rimane incuriosito, attratto dalle opere dell’artista ed anche dalla profondità del suo sguardo. Decide di intervistarla per scrivere un articolo sulla sua arte, sul suo modo di dipingere che trasmette emozioni. Il primo episodio si svolge a Milano; il secondo tra Salerno, la Costiera Amalfitana e Vatolla e il terzo nell’immaginaria località di Tindaria, in Sicilia. A Milano, Sandro e Daniela, si ritrovano, loro malgrado, a collaborare con i Carabinieri per risolvere un caso di traffico di opere d’arte che parte da Napoli. Nella seconda parte del libro, intitolata “La dama velata”, si racconta una storia vera:” Il ritrovamento, nel Castello Vargas di Vatolla, nel quale tra il 1686 e il 1695 aveva soggiornato Giambattista Vico, di decine di lastre fotografiche impressionate, le cui immagini erano state scattate, tra il 1910 e il 1916, dal Principe Ascanio Vargas Macciuca, marchese di Vatolla e principe d’Ischitella che aveva la passione per la fotografia. A rinvenire queste foto, nella realtà, è stato il mio amico fotografo Gianni Grattacaso, “fotografo per non morire”, che ha anche realizzato la copertina del libro, e che nel romanzo è protagonista con il suo vero nome. Queste lastre furono segnalate a Gianni dal custode del castello. Mi raccontò che mentre le sviluppava, nella sua camera oscura, sentiva una strana presenza, immateriale, che aleggiava nella rossa semioscurità della lampada e che lo spingeva ad andare avanti nel lavoro che stava facendo. Questa storia mi ha affascinato e ho voluto inserirla nel romanzo”. Nella terza parte si narra del ritorno a Tindaria di Pilar che, chiamata da un notaio del posto, deve recarsi nel suo paese natio per entrare in possesso di quanto sua nonna Agata le aveva lasciato in eredità: ” Agata è una donna siciliana forte e decisa che sa essere discreta e allo stesso tempo sa imporsi con autorevolezza nei momenti opportuni”. Passione, cultura e tradizione sono i caratteri distintivi di questa storia, come scrive l’editore Pietro Graus nell’aletta anteriore del libro, che sicuramente vale la pena leggere per ritrovare il piacere puro della lettura.

Aniello Palumbo