Fabula 2025, i vincitori e il bilancio dell’edizione 2025

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Si è chiusa tra applausi, occhi lucidi e sogni che chiedono spazio la XV edizione del Premio Fabula, il festival della scrittura creativa che ogni anno trasforma Bellizzi in un regno incantato fatto di storie, emozioni e parole.

Ragazzi e ragazze da tutta Italia hanno partecipato a una settimana intensa di incontri, laboratori e confronti, culminata nella grande serata di premiazione. A vincere, ancora una volta, non è solo la scrittura, ma il coraggio di raccontarsi.

I VINCITORI: Due modi opposti di vivere l’emozione, ma entrambi autentici. Per la categoria Favole ha trionfato Francesco Alampi, 11 anni, proveniente dalla Liguria. Alla sua prima partecipazione al Fabula, Francesco, studente della scuola di Cogorno, Villaggio del Ragazzo, in provincia di Genova, ha conquistato giuria e pubblico con una favola toccante e matura La rondine e il pappagallo. Emozionato fino al tremore, ha accolto il premio con uno sguardo carico di gratitudine, confessando che, prima di mettersi all’opera, ha letto tanto per trarre ispirazione.
Per la categoria Affabulatori, la vittoria è andata a Domenico Alfano, 12 anni, di Bellizzi, iscritto alla prima media musicale. È salito sul palco visibilmente commosso, portando con sé tre anni di sogni, fatica e passione. Si muove, si stropiccia gli occhi, si commuove davanti a una piazza piena che ascolta la sua voce raccontare il bullismo e il riscatto, la fatica di scavalcare quel muro e la felicità di farcela. La sua spontaneità e la capacità di toccare il cuore hanno fatto la differenza.
Attorno a loro, un’intera generazione che sogna in grande: c’è chi sta scrivendo un romanzo, chi una commedia. A Fabula le storie non finiscono, iniziano. Oltre ai vincitori infatti, sono stati assegnati 12 riconoscimenti ad altrettanti racconti: voci diverse, temi profondi, storie vere. Dai dubbi identitari al bullismo, dall’ecologia all’accettazione di sé: “Da Macho a Micio” di Mia Landi, “Il gioco vincente” di Fabio Michele Ventriglia. “Kevin, non ti curar di loro” di Carlo Maria Peluso, “Il coraggio di essere se stessi” di Francesca Fasano, “Il peso dell’apparenza” di Vincenzo Siano, “Il silenzio che rimbomba” di Sofia Di Maio, “Volevo essere un duro” di Umberto Iannaco, “L’amicizia: l’antidoto contro il bullismo” di Mattia Merola, “L’eroina contro l’inquinamento” di Enrica Fortunato, “La ragazza che scelse se stessa” di Gerardina Mirra, “Il pezzetto da custodire” di Caterina Montella, “Il ragazzo dagli occhi blu mare” di Giulia Diamante.
Momento toccante è stato il tributo alla professoressa Manera, definita “la Gatta della Penna” nella favola che i creativi più grandi hanno voluto scrivere e leggere sul palco, come segno di gratitudine per il suo lavoro costante, attento, pieno di grazia e intelligenza. A sorpresa, le è stato consegnato il simbolico “castelletto”, dono riservato a chi sa custodire le parole dei ragazzi con cura e dedizione.
UNA FAVOLA NELLA FAVOLA I creativi senior hanno scelto di raccontare, con una favola corale, la nascita di Fabula. La storia di una Volpe che quindici anni fa decise che non era più tempo di silenzi ma di ascolto, di storie, di sogni da far volare. Accanto a lui, la Leonessa Francesca, le scintille di Patapumfete, il Pappagallo Antonio, la Iena Gaetano, la Civetta Silvia, l’Aquila Federica, la Coccinella Claudia e, naturalmente, la Gatta Manera. Un regno senza confini dove ognuno può essere se stesso, dove le parole sbagliate sono ammesse e le emozioni custodite come tesori.

A impreziosire la serata conclusiva, due volti amatissimi del mondo dello spettacolo. Marco Rossetti, mattatore della serata, ha trascinato il pubblico con entusiasmo e musica, regalando anche un’inaspettata e intensa interpretazione di Can’t Help Falling in Love di Elvis Presley: «Mi avete riempito. Non solo il cuore, anche la testa, gli occhi, l’anima. In questo festival c’è qualcosa che ti resta addosso: lo senti nei sorrisi dei bambini, nella forza delle parole che scrivono. Qui si respira verità. È stato un onore esserci».
Massimiliano Gallo ha lasciato Bellizzi con parole che restano: «La cultura è l’unica arma che abbiamo per raddrizzare il mondo e salvarci. Abbellisce la società, la rende migliore. Così come dell’arte, non si può fare a meno. Dovevo tornare».

Anche il giornalista Gaetano Pecoraro ha voluto lasciare il suo saluto: «A Fabula ho trovato sguardi sinceri e una voglia di capire il mondo che mi ha sorpreso. Sono io a dire grazie».

A chiudere la serata, il presidente dell’Associazione Fabula, Giovanni Serritella, ha ricordato con emozione il senso profondo di questo progetto: «Quindici anni fa abbiamo piantato un seme, oggi quel seme è diventato un bosco di storie, di emozioni, di voci che non hanno più paura di farsi sentire. In un’epoca in cui si dice che i ragazzi non leggono, non scrivono, non sognano… noi abbiamo la prova contraria davanti agli occhi. Fabula è la dimostrazione concreta che quando si dà fiducia ai giovani, loro rispondono con bellezza, coraggio e verità».

E infine Andrea Volpe, ideatore e anima del Fabula, visibilmente emozionato: «Questo è il nostro regalo più grande: vedere che dopo 15 anni c’è ancora chi ha il coraggio di raccontarsi, di mettersi a nudo, di scrivere per cambiare il mondo. Fabula è un luogo dell’anima. E finché ci saranno bambini pronti a parlare, noi saremo qui per ascoltarli».
Il Premio Fabula 2025 si chiude così: con voci nuove, con sguardi autentici, con la certezza che le favole – quando sono vere – non finiscono mai.


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