Papa Francesco: cure palliative testimonianza di progresso della medicina come servizio alla vita.

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168082218-papa_disabiliCure Palliative, particolarmente toccante e significativo l’intervento di Papa Francesco rivolto ai membri della plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, l’organismo presieduto dal vescovo Ignacio Carrasco de Paula. Il pontefice ha usato parole molte chiare su questo tema, sottolineando la necessità di investire, spiritualmente ed economicamente, nelle cure palliative, incoraggiando studenti e professionisti a specializzarsi in assistenza ai malati oncologici utilizzando proprio tali cure.

Queste le parole del Santo Padre: “Le cure palliative sono espressione dell’attitudine propriamente umana a prendersi cura gli uni degli altri, specialmente di chi soffre. Esse testimoniano che la persona umana rimane sempre preziosa, anche se segnata dall’anzianità e dalla malattia. La persona, infatti, in qualsiasi circostanza, è un bene per se stessa e per gli altri ed è amata da Dio. Per questo quando la sua vita diventa molto fragile e si avvicina la conclusione dell’esistenza terrena, sentiamo la responsabilità di assisterla e accompagnarla nel modo migliore. Esorto tutti coloro che, a diverso titolo, sono impegnati nel campo delle cure palliative, a praticare questo impegno conservando integro lo spirito di servizio e ricordando che ogni conoscenza medica è davvero scienza, nel suo significato più nobile, solo se si pone come ausilio in vista del bene dell’uomo, un bene che non si raggiunge mai contro la sua vita e la sua dignità. È questa la capacità di servizio alla vita e alla dignità della persona malata, anche quando anziana, che misura il vero progresso della medicina e della società tutta”.

L’intervento del Papa è stato salutato con grandissima soddisfazione dal dottor Sergio Canzanella, segretario regionale campano della Federazione Associazione Volontariato in Oncologia e della Società Italiana Cure Palliative, esponente della Federazione Cure Palliative e di European Association Palliative Care, manager per l’Italia meridionale dell’European Cancer Patient Coalition, nonché componente della Commissione della Regione Campania e dirigente dell’Associazione House Hospital onlus.

 “Ringraziamo Papa Francesco – sottolinea il dottor Canzanella – per aver detto chiaramente sì alle Cure Palliative e no all’eutanasia. Con la Legge n. 38/10 e i Decreti n. 128/12 e n. 22/15 a firma del Commissario ad Acta, l’onorevole Stefano Caldoro, lo sviluppo della rete dei servizi integrati di assistenza ai malati terminali di cancro e dei centri multisciplinari in Regione Campania privilegerà il percorso residenziale, domiciliare e la formazione del personale specializzato. Tutto ciò, senza dimenticare la volontà del paziente stesso. Lo scopo è quello di restituire dignità al malato mediante uno sforzo interdisciplinare di miglioramento della qualità della vita del paziente e della sua famiglia. Perché ciò avvenga è indispensabile puntare in Regione Campania sulla Rete Locale di Cure Palliative, gli Hospice e le Unità di Cure Palliative Domiciliari, al fine di tutelare e migliorare la qualità di vita dei malati. Il dolore e la sofferenza dei malati terminali riguarda ogni essere umano. Il rispetto della vita e della persona umana, della famiglia, l’attenzione per la sofferenza e il sostegno psicologico nelle diverse fasi della malattia costituiscono degli obiettivi irrinunciabili per una società civile. Bisogna adoperarsi per tutelare e favorire una migliore qualità di vita del paziente e questo non può prescindere da un adeguato controllo del dolore. Il malato deve occupare una posizione centrale, quindi è necessario avere una visione olistica del paziente, soprattutto in ambito oncologico, e prendersi cura di tutti i suoi problemi assicurandogli un’assistenza continua e integrata. Il dolore inutile, la dignità, la sofferenza, la compassione. Si tratta di rispettare la scelta di una persona di andarsene dignitosamente. Impariamo a parlare con i malati terminali delle loro paure e dei loro desideri. Non temiamo di informarli del nostro senso di impotenza o di sconfitta, dei nostri limiti. Mostriamoci così come siamo: esseri vulnerabili e spesso privi di risorse. L’onestà ci rende più umani. E non viene – conclude il dottor Canzanella – rimproverata mai dai malati gravi”.