Sospese per pausa caffè, il Giudice del Lavoro le reintegra perchè così fan tutti.

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20120418_strisciaAndare in pausa caffè in orario di lavoro senza timbrare il badge si può, visto che così fan tutti e che è un rito condiviso. Questa è la motivazione addotta dal Tribunale del Lavoro di Verona ordinando all’Ulss 20 di Verona il reintegro di due dipendenti ed il rimborso dello stipendio trattenuto per i giorni del periodo di sospensione.

I fatti risalgono alla primavera 2012, in quelle settimane “Striscia la Notizia”, il tg satirico di Canale 5, stava svolgendo una serie di inchieste aventi oggetto le pratiche di assenteismo sul luogo di lavoro negli enti pubblici. Dalle Alpi alla Sicilia, era un proliferare di dipendenti pubblici, specialmente delle strutture sanitarie che dopo aver timbrato il cartellino si recavano in qualsiasi luogo tranne che nel loro ufficio.

In una di queste inchieste, che in alcuni casi sono costate alla troupe di Striscia anche aggressioni fisiche, venivano riprese due dipendenti dell’Ulss di Verona che dopo aver timbrato il cartellino, si recavano al bar a prendere il caffè.

La Direzione dell’ente prese immediatamente provvedimenti sanzionando le due dipendendti con una sospensione dal servizio rispettivamente di 14 e 13 giorni non retribuiti. Le due dipendenti fecero immediatamente ricorso al Tribunale del Lavoro che ha dato loro ragione, ordinando pertanto che il provvedimento di sospensione fosse annullato e che fossero rimborsate dello stipendio trattenuto durante il periodo di sospensione.

La sanzione irrogata dalla Direzione Generale non è stata ritenuta congrua dal Giudice del Lavoro, in quanto non rispettosa del principio di gradualità, ed inoltre essendo la pratica della pausa caffè condivisa con altri dipendenti con le stesse modalità, essa produce un’entità di disvalore ridotta a quanto deciso dalla Direzione Generale.

Insomma, la pausa caffè, visto che la fanno tutti, non è poi così dannosa per la produttività.

L’ufficio leale della Ulss20 di Verona, pur non condividendo in pieno le motivazioni della sentenza del Giudice del Lavoro, ha consigliato la Direzione Generale di ottemperare a quanto stabilito dalla sentenza, cancellando il provvedimento disciplinare e rimborsando i giorni di stipendio trattenuti (oltre 3.000€ complessivi).

Non è la prima volta che un Giudice del Lavoro adotta un simile provvedimento, come ricorda il quotidiano “Il Giornale”, il Giudice del Lavoro di Bologna diede ragione ad una ventina di dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, che dopo aver timbrato il cartellino, andavano in palestra. Per il Giudice il danno arrecato all’ente dove lavoravano era inferiore agli 80€ e pertanto sotto quella cifra il reato di danno non si configura.

PIETRO PIZZOLLA