La professoressa Pagnani ha ricordato che nel passato la capigliatura indicava l’età di una donna: ” Le bambine portavano i capelli sciolti; le ragazze da marito avevano la treccia e le donne sposate la crocchia. Le donne promesse spose non potevano sciogliersi i capelli se non davanti al marito: lo sciogliersi i capelli era considerato un gesto di grande intimità”. L’espressione giuridica usata nei contratti dotali “virgo in capillis”, vergine nei capelli, indicava la condizione di illibatezza di una donna che non aveva ancora sciolto i suoi capelli davanti ad un uomo”. La professoressa Pagnani ha ricordato anche i sistemi che le donne, nella storia, usavano per curare i capelli:” Trotula De Ruggiero e le Mulieres Salernitanae parlavano addirittura di unguenti ricavati dalla cottura di lucertole nell’olio e di impacchi di ortica” e le donne che usavano le parrucche come quelle della regina di Francia Maria Antonietta:” Famosa per la sua frase “Se non hanno più pane, che mangino brioche”, indossava delle parrucche così alte che nella carrozza era costretta a stare in ginocchio”. La professoressa Pagnani ha parlato anche delle bambole romane e di quelle di Rosa Bertin: ” Erano le Barbie di oggi servivano per diffondere le ultime novità nel campo della moda ed anche delle acconciature”. Anche il taglio dei capelli di una donna ha avuto nella storia un significato particolare:” Nel passato il taglio dei capelli ha significato la punizione: alle donne condannate al rogo perché considerate streghe, alle collaborazioniste, alle partigiane, alle donne internate nei campi di concentramento, o a quelle rinchiuse nelle carceri o nei manicomi venivano tagliati i capelli. Anche alle suore tagliavano i capelli. In Abruzzo ai fidanzati traditi era concesso di tagliare i capelli alle donne. Il taglio dei capelli è anche lutto e magia: la donne Masai quando i figli partono per la guerra tagliano i capelli; molte trecce si trovavano dietro le porte delle abitazioni del Cilento per allontanare lo spirito maligno” La professoressa Pagnani ha anche spiegato che alcune donne hanno scelto di tagliare i capelli come forma di emancipazione o protesta, anche politica o religiosa e che i capelli sono stati anche pegno d’amore:” Lucrezia Borgia regalò una ciocca dei suoi capelli al poeta Pietro Bembo che è conservata in una teca nella Biblioteca Ambrosiana di Milano”. La professoressa Pagnani ha esposto anche degli antichi oggetti, da lei collezionati, usati dalle donne nell’antichità. La dottoressa Lissie Tarantino, attraverso delle immagini, ha ricordato come sia cambiata la moda delle donne nelle varie epoche storiche e come sia stata ripresa dagli stilisti moderni. Il Presidente dell’associazione SMAC (Salerno Moda Arte e Cultura), Pasquale Salsano, ha curato l’acconciatura di tre modelle: Lucia Quaranta, Ludovica Giordano, Chiara Verdino, e Giorgia Di Ruocco, abbigliate con abiti dell’800, degli anni 20 e degli anni ’40.
Aniello Palumbo