Giffoni, Silvio Orlando, Colapesce Dimartino e Rocco Fasano.

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Pensavo fosse un grande amore. E invece era solo un uovo”. Silvio Orlando, che ha ricevuto a Giffoni il prestigioso premio Truffaut, chiude con queste battute l’assaggio di uno splendido monologo che ha voluto regalare al pubblico di IMPACT! “È il trailer – ha annunciato l’attore italiano – di uno spettacolo che spero di portare a teatro in autunno, La vita davanti a sé di Romain Gary. La storia parla di un orfano che ha tutta la vita davanti e di questo è fortemente angosciato”. Non è l’unico progetto all’orizzonte. In cantiere l’uscita di due film: Il bambino nascosto di Roberto Andò e Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. “C’è un filo rosso che lega queste due produzioni, perché entrambe, per motivi differenti, si interrogano su come spezzare una catena di violenza”.

Tante le domande dei giffoner, in particolare sul mestiere dell’attore: “Credo che sia un lavoro fortemente politico – ha raccontato – perché ognuno di noi, prima di essere un artista sul set è un cittadino. È un mestiere pieno di responsabilità. Non a caso Peter Brook sosteneva che il teatro può essere utile, inutile o dannoso”. La sua carriera è nata proprio con il teatro (“è qui che capisci chi sei e chi diventerai, perché mentre al cinema devi dare solo risposte, a teatro puoi farti delle domande”) quando, più o meno nella post adolescenza, aveva ormai accantonato l’idea di diventare musicista.

Ero uno di voi alla ricerca di se stesso – ha svelato ai giovani seduti in sala Blu – Un giorno fui quasi costretto a salire su un palcoscenico e sentii uno strano rumore di sottofondo. Erano risate. Fu allora che capii che potevo trovare il mio posto del mondo”. La prima vera occasione arriva a Milano, dopo l’incontro con Gabriele Salvatores e uno spettacolo scritto da Gino e Michele che colpì Nanni Moretti. “Nanni mi chiamò per Palombella rossa e per me fu uno choc: era un mito, perché il suo cinema parlava della mia generazione. Poi, sempre grazie a lui che ne curava la produzione, è stata la volta de Il portaborse con Daniele Luchetti e da lì è iniziata in maniera del tutto inaspettata la mia carriera cinematografica. Diciamo che è stata una grande eresia quella di mettermi un film sulle spalle, ma è stato grazie a queste esperienze che ho capito che si poteva avere l’ambizione di raccontare, attraverso il cinema, un periodo storico”.

Orlando ha poi confidato ai ragazzi di aver lottato per anni con la sua insicurezza e le sue fragilità: “Prima non riuscivo a parlarne, era quasi un tabù. Poi, piano piano, sono riuscito ad esorcizzare le mie fratture, che credo fossero legate in particolare alla morte di mia madre, scomparsa quando avevo solo nove anni, dopo tre di sofferenze in cui giorno dopo giorno ho visto il suo corpo decomporsi. Questa cosa poteva avere esiti catastrofici, invece mi ha rinforzato e mi ha fatto capire che potevo esorcizzarla regalando un sorriso alle persone. Forse è un sorriso in cui metto una traccia di quella malinconia, ma alla fine sono sempre stato convinto del fatto che l’essere umano è in fondo portatore sia di ferite che di poesia”.

Ma quale è l’idea di felicità di Silvio Orlando, cinema a parte? “Tornare alla normalità, togliere le mascherine e riprendere a contagiarci di entusiasmo. Il virus ci ha dato una grande lezione, nulla è scontato, neppure la libertà. Prima del Covid avevamo il mito del controllo. Poi il mondo ci è sfuggito di mano ed è il caso di riflettere sull’opportunità di fare un passo indietro”.

Un dato da non trascurare è il rapporto con l’altro: “Siamo abituati a vederlo come una minaccia, ma fin quando non capiremo che invece è una opportunità non andremo da nessuna parte”. Orlando non ha poi nascosto l’emozione di trovarsi in una Giffoni e in un festival che ha cambiato pelle: “Di Giffoni non parla mai male nessuno, lunga vita al festival e speriamo che duri per sempre. Sono emozionato. L’ultima volta che sono venuto qui era il 1995 ed è cambiato tutto. Nella prossima vita voglio essere Claudio Gubitosi”.

«Scrivere un brano di leggerezza è stato importante per affrontare il futuro». Colapesce Dimartino arrivano dritti al cuore della IMPACT!, portandosi dietro un pensiero che non prescinde mai dal passato anzi lo riutilizza  per dare spessore ad un percorso artistico.

«L’ispirazione – dicono – non nasce all’improvviso, ma viene dal passato, e prosegue con il lavoro. Lavoriamo, collaboriamo con figure come Giorgio Moroder e Ornella Vanoni, abbiamo fatto cover di Battiato e Marianne Faithfull, Il successo è effimero, poco denso di significato. Noi lavoriamo in coppia, partiamo dalla fiducia, con uno scambio continuo, per mantenersi giovani e avere altri occhi».

Il duo, diventato un progetto di collaborazione in grado di costruire un nuovo immaginario pop, ha ricevuto il premio “Riciclo leggero” promosso dai consorzi nazionali CIAL, COREPLA e RICREA, impegnati ad avviare al riciclo gli imballaggi e i contenitori in alluminio, in plastica e in acciaio, con la motivazione legata al brano sanremese “Musica Leggerissima”, messaggero di ottimismo e fiducia nel futuro, del tutto in linea con i principi della raccolta differenziata e del riciclo e, ancora, per il brano “Cicale”, nel quale si denuncia la scomparsa della foresta e della natura in generale: «Continuiamo a cantare anche se stiamo male, siamo le cicale, le cicale, la foresta scompare, la paura ci assale, siamo le cicale, le cicale e  anche se non ci piace continuiamo a cantare, pure nel dolore sotto questo rumore», così dice il testo.

Lattine e vaschette in alluminio, bottiglie e flaconi di plastica, scatolette e barattoli d’acciaio compongono la raccolta differenziata “plastica-metalli”, lavoro quotidiano di milioni di cittadini, in grado di rendere l’Italia una eccellenza a livello europeo. Nella fase di transizione ecologica che il nostro Paese ha scelto di attuare.

«Siamo onorati di consegnare questo premio speciale a una coppia di giovani artisti che ha saputo diffondere valori positivi, facendosi portavoce di un messaggio importante» commentano i responsabili della comunicazione di Cial, Corepla e Ricrea, Gennaro Galdo, Eleonora Brionne e Francesco Carluccio.

«La caratteristica distintiva degli imballaggi in alluminio, plastica e acciaio è la leggerezza, qualità celebrata anche dal loro apprezzatissimo brano. L’economia circolare è l’economia del futuro e noi abbiamo la responsabilità di continuare a sensibilizzare i cittadini, in particolar modo le nuove generazioni, educandoli a comportamenti virtuosi. Ci fa piacere consegnare questo premio, per parlare di ambiente attraverso la musica, anche del vostro territorio».  Questo, in sintesi, lo spirito del premio e le ragioni della scelta caduta sui due cantautori siciliani.

Con gli occhi spalancati per lo stupore Rocco Fasano arriva a #Giffoni50Plus, per lui è la prima volta, curiosissimo di scoprire una realtà che però conosceva da tanto. “Siete meravigliosi, ragazzi – ha esordito in Sala Truffaut – sembrate una grande famiglia piena di autenticità ed energia. Giffoni non è un festival, è un’esperienza, e resta veramente unico nel panorama delle manifestazioni cinematografiche. Per me essere qui è una bellissima emozione”.

L’attore ha rivissuto con i juror le ultime esperienze lavorative, in particolar modo la serie SKAM Italia: “Sono grato a questo set che mi ha fatto crescere, mi ha lasciato amici per la vita e mi ha permesso di realizzare un sogno”.

Rocco Fasano ha appena terminato le riprese della serie inglese Hotel Portofino, prossimamente su Sky, dopo il successo del film “Non uccidere”, ribattezzato il “Twilight italiano” per la sua somiglianza con il collega Robert Pattinson: “Peccato essere usciti su piattaforma e non al cinema, soprattutto per la grande cura con cui lo abbiamo realizzato. La sala resta un’esperienza unica, ma sono contento che almeno sia stato visto”.

Al giffoner che gli ha chiesto un consiglio per intraprendere una carriera nel mondo della recitazione, l’artista (diplomato al conservatorio e iscritto alla facoltà di medicina) ha risposto: “Questo è un mestiere particolare, lontano dalla routine. Per farlo il primo ingrediente resta la fiducia anzi la fede in se stessi, quella voglia bruciante di esprimersi. Ci sono tanti ostacoli perché i no saranno sempre più numerosi dei sì, ma se hai la passione autentica e sai di non poterne fare a meno perché ti manca come l’aria, allora non ti lasciare abbattere. Preparati perché questo lavoro non solo si fa ma si studia anche e tanto”.