La fragilità, la scoperta di se stessi nelle situazioni di incertezza, la profonda connessione con gli altri. Sono i temi del libro “Un’altra volta” (ed. ad est dell’equatore) che Bruno Esposito ha presentato presso la libreria Guida Imagine’s Book di Salerno.
Non solo un libro ma una storia vera, reale, vissuta da chi in prima persona ha sperimentato che cosa significhi rischiare la vita e rinascere, sopravvivere al male, all’impossibilità di intervenire su ciò che dipende dalla scienza e dalle mani preziose di un neurochirurgo e da tanti operatori sanitari, medici, infermieri, soccorritori anche casuali che ti salvano la vita.
Ecco questo e tanto altro ha raccontato Bruno Esposito, ingegnere elettronico della ex Olivetti, in una piacevole serata di un autunno ancora caldo che sembra marzo tra sole e nuvole, in una città spesso distratta dal prenatalizio e dal periodo elettorale, ma animata da tante persone interessate e coinvolte da storie che forse non fanno notizia.
“Se avessimo parlato oggi di medici aggrediti nei pronto soccorso sarebbero accorsi tutti, -ha precisato l’autore nella saletta blu della libreria salernitana- mentre di una storia di buona sanità non se ne parla molto, una storia di rispetto della persona-paziente, di un intervento tempestivo ed efficace che mi consente oggi di essere ancora qui, di aver scritto un secondo libro nella mia vita, che presentai proprio qui a Salerno qualche anno fa, di stare tra voi, di raccontare di Giovanni, mio compagno di stanza, oggi qui anche lui in quella che definisco la mia famiglia allargata, anche lui come me operato al cervello, che ha condiviso con me un’esperienza di grande umanità, intima, fraterna, vera, ma anche del gigante buono, un infermiere eccezionale, del medico e degli operatori sanitari tutti, che mi hanno preso in cura, una cura che non è soltanto fisica, ma soprattutto psicologica, relazionale, empatica. Non finirò mai di ringraziarli tutti per ciò che ho ricevuto da ognuno di loro”.
Questa è appunto “Un’altra volta” di Bruno Esposito, napoletano di origine , che ha viaggiato molto per capire, conoscere, sperimentare, approfondire con i suoi compagni di studio e di lavoro, anche quando una grande azienda italiana come la Olivetti chiuse, riciclandosi in ogni attività che fosse utile non a se stesso ma agli altri.
Un libro non è solo un testo scritto, è una scelta, un modo per mettersi in gioco, continuando ad esserci in questo mondo, dove la riflessione ad alta voce, scritta, parlata, narrata, metabolizzata, ascoltata, diventa un dono per i lettori, per chi era presente in una libreria alle sei di un pomeriggio feriale, con un reale interesse, partecipato.
Ne hanno discusso insieme, con quella leggerezza elegante e sincera quasi in disuso, il neurologo Alfonso Mauro, che da sempre si occupa di uomini e donne di ogni età e dei loro problemi non solo neurologici ma soprattutto mentali e psichici, il giornalista Mariano Ragusa, che ne ha curato la postfazione, e con loro tanti amici e medici, sociologi, scrittori, cittadini curiosi e impegnati per un diritto alla salute di tutti, come bene prezioso da tutelare, difendere, amare.
Interventi accorati e di condivisione del presidente dell’Ordine dei Medici , il dott. Giovanni D’Angelo e del Dirigente ASL dell’Assistenza domiciliare di Salerno, esperto di cure palliative dott. Antonio Apicella, entrambi da sempre impegnati nel sociale, oltre il proprio ruolo professionale, con dedizione a amore per la cura dell’altro come se fosse se stesso.
Non poteva mancare la Fondazione “Rachelina Ambrosini” con la famiglia Ferri e il suo Presidente Tommaso Ferri. Un evento, una presentazione di un libro, un incontro in libreria, un momento di incontro e condivisione di una storia? Sì, forse tutto questo insieme, è avvenuto tutto ciò senza pretese, per il piacere di raccontarsi e di raccontarci, anche se fuori piove o fa caldo, e poi per brindare alla vita, alla buona sanità possibile, ma soprattutto al gioco di squadra, quello che fa vincere i campionati, a volte lì fa perdere ma con la consapevolezza di aver giocato comunque la partita.
Gilda Ricci
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