VeliaTeatro va in tour in Cilento

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Sabato 6 Settembre 2025 ore 20,45 – ingresso gratuito

Castello Talamo-Atenolfi – Castelnuovo Cilento (Sa)

Platone “Apologia di Socrate” 

con Christian Poggioni

Regia di Christian Poggioni. Musiche di Adriano Sangineto. Costume Stefania Parisini O’ Brien.

VeliaTeatro arriva per la prima volta a Castelnuovo Cilento, con uno degli spettacoli più rappresentativi dello spirito profondo che anima la rassegna. L’evento, realizzato con la collaborazione del Comune e il patrocinio morale del FAI, si terrà tra le mura medievali del Castello Talamo-Atenolfi, accanto all’imponente Torre angioina di origine romana che secondo la leggenda è collegata da un tunnel segreto proprio alla Torre dell’Acropoli di Velia, rappresentando da secoli un punto strategico fondamentale per sorvegliare tutta la valle.
“Siamo orgogliosi di ospitare nel giardino del nostro Castello il Veliateatro Festival – dichiara Gianluca D’Aiuto, sindaco di Castelnuovo Cilento – e di poter aprire questa serata con un momento di riflessione insieme al presidente della Camera Penale di Vallo della Lucania, Agostino Bellucci. Portare in scena l’Apologia di Socrate significa offrire alla nostra comunità un’occasione per avvicinarsi ai grandi temi del pensiero antico: la giustizia, il coraggio civile, la libertà di espressione e il valore del pensiero critico. Eventi come questo ci ricordano quanto la cultura e la filosofia siano strumenti preziosi per comprendere il presente e rafforzare il senso di comunità, per questo invito tutti i cittadini a partecipare a questa esperienza di teatro, musica e riflessione, in un luogo di grande fascino storico come il nostro Castello”.
L’Apologia è l’autodifesa che Socrate pronunciò davanti ai giudici di Atene, e nel 399 a.C. Platone ne fu testimone oculare. Socrate, vittima di una congiura politica, è accusato di empietà e di corrompere i giovani. Per questo è condannato a morte, ma al termine del processo porge ai propri accusatori un ultimo, fondamentale messaggio: “Se credete, col condannare a morte uomini, di impedire a qualcuno di rimproverarvi perché non vivete in modo retto, voi non pensate bene; a un uomo giusto, infatti, non può capitare nessun male, né in vita né in morte.” È questo di Platone il dialogo politico per eccellenza, che vede di fronte un uomo e la sua comunità nel drammatico confronto sul senso di vivere personale e politico. La riduzione drammaturgica rispetta l’originalità del testo platonico e la messa in scena mira ad una comunicazione immediata e coinvolgente, affinché risuonino vivi e attuali il pensiero e la vita di Socrate così come la testimonianza diretta di Platone ce li tramanda. La rappresentazione ruota attorno al dialogo tra Socrate, i suoi accusatori e i 500 giudici della polis che, nello spettacolo, prendono simbolicamente vita grazie alla presenza del pubblico stesso. L’Apologia, i cui toni drammatici sono costantemente stemperati dall’inesauribile ironia del filosofo ateniese, ripropone al pubblico contemporaneo lo stile della dialettica socratica, strumento indispensabile per la ricerca della conoscenza e la definizione dei valori. Il rapporto tra Socrate, i suoi accusatori e i giudici ateniesi, crea un contrasto drammatico col pubblico, direttamente chiamato in causa dalle domande e dalle provocazioni del maestro, le cui parole risuonano attuali qui e oggi non meno che nell’aria corrotta dell’Atene di allora. La nostra Atene ha oggi un suo Socrate da ascoltare?

Martedì 9 Settembre 2025 ore 20,45 – ingresso gratuito

Antiquarium di Palinuro (Sa)

Un ramo d’oro, speranza di futuro Lectio brevis di Antonella Prenner (Docente di Lingua e Letteratura Latina, Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale)

A seguire:

“Concerto dal Vl libro dell’Eneide”

da Publio Virgilio Marone

Con Matteo Belli. Musiche originali di Paolo Vivaldi

Al Pianoforte: Paolo Vivaldi, al Violino Teresa Ceccato, al Violoncello Claudia Della Gatta. Costumi di Elena Nenè Barini. Regia di Matteo Belli.

Una Compagnia di artisti girovaghi, capitanati da un ambiguo capocomico dai modi grotteschi inscena, nel perimetro di una simbolica e fatiscente “zattera della medusa”, il racconto della discesa agli Inferi di Enea, del percorso conoscitivo che lo porta, durante il progressivo disvelamento apocalittico dei misteri dell’Ade pagano, alla profonda intimità del colloquio con il ritrovato padre Anchise.
Una lettura che, prediligendo un taglio narrativo di massima sobrietà, cerca di cogliere l’autonoma organicità dell’episodio in questione rispetto alla complessità dell’opera intera, in una traduzione rispettosa della lettera ed estremamente attuale per lo spettatore moderno, che mai dimentica l’incedere del verso di Virgilio, a partire dalla dinamica sonorità suggerita dall’energico incalzare dell’esametro epico.
La dimensione musicale, concertistica, potentemente evocativa, diviene quindi il lungo ma sicuro filo di Arianna che restituisce vigore espressivo e compattezza strutturale alle centinaia di versi, in un continuo e variegato gioco sinfonico tra gli interpreti, ove la musica amplifica a più voci la latitudine armonica della partitura poetica, interpretata dall’attore nella dizione a memoria di un agire scenico non dimentico di un’antica e responsabile prassi fabulatoria, tuttavia assoluta.

Lunedì 15 Settembre 2025 ore 20,45 – ingresso gratuito

Antiquarium di Palinuro (Sa)

L’enciclopedia omerica. La voce, il viaggio, le astuzie Lectio brevis di Emanuele Stolfi (Ordinario di Diritto Romano e Diritti dell’antichità – Università di Siena)

A seguire:

Omero “Odissea” 

con Gianluigi Tosto

Gli episodi e i personaggi dell’Odissea appartengono alla nostra cultura da sempre e sono delle pietre miliari nella formazione del nostro immaginario. Moderna e attuale è la figura di Ulisse, e lì dove nell’Iliade predominava l’azione brutale e istintiva, senza ripensamenti, degli eroi sul campo di battaglia, nell’Odissea prevale il pensiero, il ragionamento, il calcolo del suo protagonista che prelude comunque sempre ad una azione efficace e ben meditata. Più intimo dunque è il tono narrativo, più rivolto verso una interiorità di Ulisse, tanto più che molti degli avvenimenti sono narrati attraverso il filtro della sua stessa memoria. E molto maggiore, rispetto all’Iliade, è il numero di strumenti utilizzati per evocare e narrare la multiformità delle situazioni e delle emozioni che costituiscono questo poema. Si va dal tamburo del mare, che non poteva certo mancare in questa storia, alla zanza africana che diventa la cetra di Demodoco, dal tamburello, che ritma la festa dei Feaci, al magico suono dei chimes che raccontano l’atmosfera dell’isola di Circe, dai campanacci di ferro e di bronzo che accolgono l’arrivo di Ulisse a Itaca ai più moderni ma non meno evocativi spring drums che lo accompagnano nel Regno dei Morti, nell’isola delle Sirene e da Eolo. La traduzione utilizzata è quella di Mario Giammarco, di grande comprensibilità, che pur essendo tra le più recenti, riesce a restituire l’atmosfera di un passato arcaico e la magia di un mondo che miscela la realtà dei fatti con l’oniricità della dimensione interiore di chi li vive.

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