“La posizione dell’Europa nelle tecnologie avanzate che guideranno la crescita futura è in declino. Solo quattro delle 50 principali aziende tecnologiche del mondo sono europee e la posizione globale del settore tecnologico si sta deteriorando: dal 2013 al 2023 la sua quota dei ricavi tecnologici globali è scesa dal 22% al 18% nel 2023, mentre la quota statunitense è salita dal 30% al 38%. L’Europa ha urgentemente bisogno di accelerare il proprio tasso di innovazione per mantenere la propria leadership nel settore manufatturiero e sviluppare nuove tecnologie”. Il rapporto che è stato presentato da Mario Draghi a Bruxelles, alla Presidente della Commissione Europea, nel quale viene evidenziato il gap di competitività dell’Europa rispetto ad altre grandi economie globali, in particolare gli Stati Uniti e la Cina, è stato sintetizzato dal dottor Andrea Bairati, Presidente dell’Associazione Italiana Ricerca Industriale (AIRI), Senior Fellow all’ Università LUISS di Roma, nella sua relazione presentata in occasione dell’incontro dal titolo “Techpower: leader e follower nella competizione scientifico-tecnologica globale”, organizzato al “Circolo Canottieri Irno” di Salerno dal “Rotary Club Salerno”, presieduto dall’avvocato Rino D’Alessio.
Presentato dall’ingegner Francesco Salvato, socio del Club, il dottor Bairati ha parlato della sovranità industriale: di quanto l’Europa, e quindi anche l’Italia, sia competitiva o meno nella guerra tecnologica globale che vede coinvolti grandissimi gruppi sull’uso delle tecnologie più avanzate:” Se questo Continente, che aveva un grande potenziale industriale e tecnologico ,come ha detto Draghi alla Commissione Europea, non attua investimenti importanti, soprattutto nella ricerca, rischia di perdere la gara con gli Stati Uniti, ma anche con la Cina, con la Corea, con il Giappone, con l’India e con tutti gli altri paesi che stanno facendo grandi investimenti sulla tecnologia. La priorità per lo sviluppo economico dell’Unione Europea, è fatto di ricerca e competenza”. Il dottor Bairati ha spiegato che il mondo è sempre meno industriale, sempre meno manifatturiero e che gli indici della produzione industriale dal 2001 al 2023 ristagnano in vari paesi:” La Germania è in crisi strutturale da dopo la pandemia; la Spagna e l’Italia hanno mostrato fluttuazioni significative, soffrendo in particolare la crisi del 2008; negli Stati Uniti la produzione manifatturiera non cresce come l’economia nel suo complesso; il Giappone soffre di sindrome continua da esaurimento del modello di sviluppo”. Bairati ha ricordato che in Italia in dieci anni abbiamo perso 150mila giovani laureati:” I ricercatori e i tecnologi italiani vanno all’estero e quelli stranieri non ritengono attrattivo il nostro Paese per poter fare carriera, perché in Italia le carriere sono più complicate: meno rapide e più burocratiche, meno remunerative e meno incentivanti”. Il dottor Bairati ha spiegato quali sono i vantaggi derivanti dall’assunzione di laureati STEM per la crescita delle imprese:” La Cina, con tre milioni e mezzo, e l’India, con due milioni e mezzo, sono i primi per numero di laureati STEM che portano competenze tecniche avanzate fondamentali per l’innovazione. In Italia, nel 2023, erano solo trentaseimila. Le imprese che assumono laureati STEM tendono a essere più competitive grazie alla capacità di sviluppare nuovi prodotti e servizi; sono meglio equipaggiate per adottare e integrare nuove tecnologie. Le competenze analitiche e tecniche dei laureati STEM possono migliorare l’efficienza operativa e la produttività delle imprese, ottimizzando i processi e riducendo i costi”. Il dottor Bairati ha anche spiegato che la popolazione mondiale sta invecchiando:” Il mondo invecchia: dal 2065 la classe di età globale 0-15 sarà superata da quella con più di 65 anni. La classe di coloro che cercano un lavoro continuerà a crescere fino al 2060 e si stabilizzerà prima di decrescere. Questo comporta una naturale tendenza alla deflazione salariale. La popolazione del mondo, che oggi è di otto miliardi, continuerà a crescere fino ad arrivare, nel 2100, a dieci miliardi di abitanti: dopo la curva di crescita comincerà a diminuire. Anche la popolazione degli Stati Uniti invecchierà, senza però perdere forze di lavoro potenziali perché la fertilità femminile e l’immigrazione manterranno l’equilibrio demografico. La Cina invece sta già invecchiando dal 2000 e sta già riducendosi in questo paese la classe 25-65 anni delle forze di lavoro potenziali. L’Africa arriverà al 40% della popolazione mondiale entro la fine del secolo sempre che sostenga la pressione sulle risorse naturali”. Secondo il dottor Bairati è tardi per poter adottare misure efficaci di inversione della tendenza.” Per mitigare gli effetti si può per esempio elevare sia il tasso di occupazione, sia allungare le carriere; si può introdurre più Intelligenza Artificiale; si può aumentare in quantità e qualità il flusso di immigrati. Oggi i 2,4 milioni di lavoratori immigrati producono già 154 miliardi di valore aggiunto ossia il 9% del Pil. Uno studio OCSE recente dimostra che l’immigrazione di forza lavoro “Skilled” (forza lavoro qualificata) impatta positivamente su produttività e crescita”.
Aniello Palumbo
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