Il secondo figlio di Dio, Simone Cristicchi al Teatro Verdi martedì 27.

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  TEATRO MUNICIPALE “GIUSEPPE VERDI” di Salerno
STAGIONE DI PROSA 2017-2018

                     SEZIONE CONTEMPORANEI / TEATRO CIVILE

                                         martedì 27 febbraio (ore 21)
 
                                              SIMONE CRISTICCHI   
                                                 
                          IL SECONDO FIGLIO DI DIO

 

Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti

Scritto da Manfredi Rutelli e Simone Cristicchi

Con SIMONE CRISTICCHI

Regia ANTONIO CALENDA

Musiche originali Simone Cristicchi e Valter Sivilotti

 Con le voci registrate del Coro Ensemble Magnificat di Caravaggio

Preparato da Massimo Grechi

e diretto da Valter Sivilotti

Disegno luci Cesare Agoni

Scene e costumi Domenico Franchi

Assistente scenografo Michela Andreis

Sarto Federico Ghidelli

Elaborazione video Andrea Cocchi

Sonorizzazioni Gabriele Ortenzi

Progetto audio Andrea Balducci

Datore luci Angelo Generali

Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano/ Promo Music

Con la collaborazione di Mittelfest 2016 e Dueffel Music

 

Ogni sogno ha una voce precisa, e sta dentro ognuno di noi. Solo i matti, i poeti, i rivoluzionari, non smettono mai di sentirla, quella voce. E a forza di dargli retta, magari poi ci provano davvero a cambiarlo, il mondo.

In cima a una montagna, davanti a una folla adorante di 4 mila persone, un uomo si proclama reincarnazione di Gesù Cristo. È il luglio del 1878. L’inizio di una rivoluzione possibile, che avrebbe potuto cambiare il corso della Storia.

Simone Cristicchi presenta Il secondo figlio di Dio, il suo nuovo spettacolo teatrale ispirato alla vicenda incredibile, ma realmente accaduta, di David Lazzaretti, detto il “Cristo dell’Amiata”.

Dopo il grande successo di “Magazzino 18” (200 repliche e decine di migliaia di spettatori), Simone Cristicchi, torna a stupire il pubblico con una storia poco frequentata, ma di grande fascino.

Ne Il secondo figlio di Dio, si racconta la grande avventura di un mistico, l’utopia di un visionario di fine Ottocento, capace di unire fede e comunità, religione e giustizia sociale. Tra canzoni inedite e recitazione, il narratore protagonista ricostruisce la parabola di Lazzaretti, da barrocciaio a profeta, personaggio discusso, citato e studiato da Gramsci, Tolstoj, Pascoli, Lombroso e Padre Balducci; il suo sogno rivoluzionario per i tempi, culminato nella realizzazione della “Società delle Famiglie Cristiane”: una società più giusta, fondata sull’istruzione, la solidarietà e l’uguaglianza, in un proto-socialismo ispirato alle primitive comunità cristiane. Il cant’attore Cristicchi racconta l’ ”ultimo eretico” Lazzaretti, e quel piccolo lembo di Toscana (Arcidosso e il Monte Amiata) che diventa lo scenario di una storia che mai uguale fu agitata sulla faccia della terra, ponendoci una domanda più grande, universale, che riguarda ognuno di noi: la “divinità” è un’umanità all’ennesima potenza?

Con l’ausilio di video-proiezioni e di una scenografia in continua mutazione, quella terra così aspra e bella, quella “terra matrigna e madre” diventa la co-protagonista, nel racconto della straordinaria vicenda di David Lazzaretti, il secondo figlio di Dio. Una storia che se non te la raccontano, non la sai. La storia di un’idea. La storia di un sogno.

Il secondo figlio di Dio

note di regia

Lo spettacolo si inserisce nel solco tracciato da MAGAZZINO 18, primo esempio di un genere nuovo  che con Simone Cristicchi abbiamo voluto definire:

” musical civile”. Ed e’ proprio grazie al raro talento di Simone che e’ nato il

“SECONDO FIGLIO DI DIO”. Anche in questo spettacolo, infatti, la canzone dal vivo appare  nelle vesti di testimonianza alta, che scopre la sua dimensione epica come strumento di racconto di grandi  accadimenti.

E come nell’epica classica, anche qui e’ un aedo, un cantore, a farsi portavoce di una storia  mitica, cioè che ha a che fare con le origini e con l’identità di un popolo.

Davide Lazzaretti, detto “il Cristo dell’Amiata”, è il protagonista di una straordinaria vicenda ignota ai più, “una storia che se non la senti non ci credi, e se non te la raccontano, non la sai”, ambientata all’indomani dell’Unità d’Italia e che nel racconto diventa rappresentativa delle condizioni di vita di buona parte del nascente popolo italiano.

Una situazione esistenziale segnata  da un lato dalla povertà, dallo sfruttamento e dall’oppressione da parte dei poteri forti (Chiesa, Stato e potenti locali) e dall’altro da una fervente religiosità che veicola le istanze di riscatto e giustizia sociale dei diseredati.

In tal senso, Il secondo figlio di Dio rivela anche la sua appartenenza al filone della tragedia, perché porta in scena un dolore che sembra consustanziale alla condizione umana, prigioniera della sua stessa imperfezione: “da che mondo è mondo, cos’è che ha sempre impedito la creazione di una società perfetta? L’invidia, l’egoismo, l’ambizione”. E David Lazzaretti, oltre che un secondo Cristo, è anche un novello Prometeo, che offre agli uomini il fuoco di una verità troppo scomoda per essere accettata dai potenti: che gli esseri umani sono tutti uguali e che bisogna vivere secondo regole di equità e giustizia. E perciò gli “dei”, coloro che governano i destini dell’umanità, lo puniscono.

La figura di David Lazzaretti ha quindi i lineamenti “tragici” eterni del capro espiatorio, ma pratica verità fortemente contemporanee. Riconosciamo infatti in questo barrocciaio della seconda metà dell’Ottocento, un formidabile anticipatore di istanze che sono a pieno titolo odierne, come la parità di genere, e che paiono quasi profetiche nella loro visionarietà, come ad esempio la prefigurazione degli Stati Uniti d’Europa.

Impossibile infine non citare come referente il teatro di Brecht, oltre che per la portata civile del testo, per l’uso del canto come veicolo di un accento critico ed emozionale che dilata l’afflato del racconto.

Antonio Calenda