Salerno Classica, Bach incontra Pasolini domenica 22 alla Chiesa di San Giorgio.

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Secondo appuntamento per l’Autunno di Salerno Classica, promossa dall’Ensemble Lirico Italiano, guidato dal cellista Francesco D’Arcangelo e presieduto dal contrabbassista Luigi Lamberti con il fagottista Fabio Marone in veste di segretario artistico, spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio, con il secondo dei cinque appuntamenti dell’autunno musicale, che coprirà il lasso di tempo che va dal 14 ottobre al 25 novembre.

Seconda  serata fissata per sabato 22 ottobre, alle ore 20,45, nella Chiesa di San Giorgio, per l’ulteriore omaggio, dopo quello estivo, a Pier Paolo Pasolini, nell’anno celebrativo del centenario della nascita, con una riflessione sulle scelte musicali del regista, in una serata dal titolo “Prima il silenzio, poi la Musica e poi la Parola” Bach incontra Pasolini ed il cinema, con i solisti Giuseppe Carotenuto al violino e Umberto D’Angelo all’oboe, con gli archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretti da Francesco D’Arcangelo. Pier Paolo Pasolini impiegò la musica di Bach come colonna sonora di diversi film, tra i quali “Accattone”, “Il Vangelo secondo Matteo”, “Sopralluoghi in Palestina per Il Vangelo secondo Matteo”, “Appunti per un film sull’India”, “Sequenza del fiore di carta” e il dirompente “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Pasolini definisce la musica come “l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”. Pasolini era violinista, dilettante, forse di scarso talento, ma musicista. Lo testimonia una celebre foto che lo ritrae, adolescente, con i calzoni alla zuava, mentre stringe un piccolo violino sotto il braccio destro e tiene l’archetto con le due mani davanti a sé. Un’attitudine che rimane assopita e dormiente durante gli anni degli studi e delle peregrinazioni, ma che si riaccende quando nel 1942 Pierpaolo e la famiglia ritornano a Casarsa, nel vecchio casolare della madre. In appunti non sistematici prende forma la celebre endiadi che sintetizza le due dimensioni della musica di Bach: la sua concreta, urgente sensualità e la sua astratta, metafisica, religiosità: la carne e il cielo, il corpo e la preghiera.

La serata sarà inaugurata dall’Aria sulla IV corda, ovvero la seconda pagina, della suite n°3 n Re maggiore, BWV 1068 l’Aria, che prevede un organico solamente di archi, ed è proprio questo brano che è stato soprannominato Aria sulla quarta corda, dopo che il celebre violinista tedesco August Wilhelmj ne fece un arrangiamento per violino e pianoforte. Questa pagina rappresenta Johann Sebastian Bach nell’immaginario comune, grazie al grande successo al riff di Procol Harum sul motivo di A Whiter Shade of Pale e alla versione degli Swingle Singers che Piero Angela scelse come sigla di Quark. Ma Bach ha spopolato nel cinema, da Il Padrino a Il silenzio degli Innocenti, da Casinò, a Seven, a Il pianista e a infinite altre pellicole, e la sua musica usata, in qualche caso, in modo divergente, ovvero esplicitamente contrastante con quello visivo.

Giuseppe Carotenuto eseguirà, quindi, il Concerto per violino in Mi Maggiore BMW 1042, costruito perfettamente e unico nelle sonorità, una pagina che raggiunge l’ideale di conciliare originalità concettuale, precisione tecnica e bellezza estetica, che sottolinea le immagini di “Appunti per un film sull’India”, datato 1968, una delle opere più poetiche che Pasolini ci abbia lasciato ed insieme un’inchiesta giornalistica su un paese che stava per vivere profondi cambiamenti, i temi sono quelli che gli sono sempre stati cari: il Terzo Mondo con le sue tante contraddizioni, la religiosità e la fame alle soglie di un processo di modernizzazione. Se la Passione secondo San Matteo costituisce senza dubbio l’elemento musicale di maggiore interesse nel Vangelo, la presenza di altri brani bachiani offre comunque molti spunti di analisi: la musica, placida ma carica di pathos, dolore e colore, con gli strumenti solisti (flauto, violino, oboe) che dialogano amabilmente, diviene proiezione sonora dei sentimenti dei protagonisti, sostenendo alla perfezione il ritmo delle immagini. Ascolteremo, quindi, il concerto per oboe, violino, archi e basso continuo in do minore BWV 1060r, con Umberto D’Angelo all’oboe e Giuseppe Carotenuto al violino un’opera convincente, dove i due strumenti si integrano perfettamente, ciascuno mantenendo sempre il proprio timbro distintivo, pur essendo una ricostruzione da una trascrizione per cembalo. Sull’esempio dei concerti vivaldiani, che Bach aveva studiato, infatti, con attenzione quando era a Köthen, il Concerto segue uno schema tripartito con alternanza dei tempi Allegro, Adagio, Allegro. L’Allegro iniziale è caratterizzato da vivacità ritmica e cantabilità tematica; il piacevole tema principale è introdotto dagli archi, ma un secondo motivo, e il relativo sviluppo, provengono dai due solisti. Poche volte l’oboe riprende il tema principale ma si esibisce in colorazioni e interventi contrappuntistici. L’Adagio centrale presenta una melodia cantilenante che si snoda tra oboe e violino; l’orchestra, in sottofondo, produce un morbido accompagnamento. Il movimento si chiude sulla lunga linea melodica dell’oboe. L’Allegro conclusivo, brillante e vigoroso, è sviluppato in forma di Ritornello; il tema principale, esposto in apertura, ritorna nella sezione centrale e nel finale. Contrasti dinamici tra solisti e orchestra; i due strumenti elaborano il tema proponendolo in diverse variazioni come in una competizione virtuosistica. Di seguito l’aria “Erbarme dich”, in forma strumentale, una delle più belle della Passione, va a dare rilievo spirituale al pianto di Pietro.Il ruolo di protagonista tematico è dato da un motivo puntato, che il violino solista presenta fin dalla prima battuta e che sfocia nella melodia costruita su erbarme (muoviti a pietà) e Zahren (lacrime). In Mozart sacro e profano, miracolosamente si mescolano e il genio di Salisburgo, divieneagli occhi di Pasolini, immagine della «leggerezza mortuaria», a suffragare le modalità con cui la sua musica entra a far parte della colonna sonora del film in cui accompagna la passione di Cristo. L’Adagio e Fuga K546 in Do minore, concluderà il concerto.L’Adagio ha qui la funzione di accentuare l’effetto meccanico e sublime della fuga tramite un’introduzione patetica ad hoc: la tensione tra l’elemento fiero ed energico che apre il brano e un secondo segmento dal tono dolente e sommesso. Nella Fuga Mozart allestisce un’imponente struttura: un austero soggetto caratterizzato da ampi intervalli viene sottoposto al severo artificio del contrappunto e puntellato da un mobile controsoggetto che dona al tutto un’affascinante sinuosità cromatica.