Un dramma improvviso, violento, che ha scosso nel profondo una comunità intera e riaperto con forza il dibattito nazionale sulla piaga dei femminicidi in Italia. Nel pomeriggio di ieri, a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, una donna di 40 anni, Anna Tagliaferri, è stata uccisa a coltellate dal compagno al termine di una lite avvenuta all’interno dell’abitazione di via Ragone. Subito dopo l’aggressione, l’uomo si è lanciato dalla finestra del palazzo, togliendosi la vita. Un gesto estremo che ha chiuso una vicenda di inaudita violenza, lasciando dietro di sé dolore, sgomento e interrogativi profondi.
Chi era la vittima: una donna conosciuta e stimata
Anna Tagliaferri aveva 40 anni, nota imprenditrice a Cava de’ Tirreni. Lavorava insieme ai familiari nella storica pasticceria di famiglia, un’attività molto conosciuta e apprezzata in città. Una donna descritta da chi la conosceva come riservata, laboriosa e profondamente legata al proprio lavoro e ai propri affetti. La notizia della sua morte si è diffusa rapidamente, lasciando incredulità tra clienti, amici e concittadini, che faticano ancora a comprendere come una vita così possa essere stata spezzata in modo tanto brutale.
La dinamica dei fatti
Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, l’omicidio si sarebbe consumato nel corso di una lite domestica. A colpire mortalmente Anna sarebbe stato il fidanzato, Diego Di Domenico, anche lui 40enne. Durante l’aggressione, l’uomo avrebbe ferito gravemente anche la madre della vittima, intervenuta nel tentativo di difendere la figlia. La donna è stata soccorsa e trasportata d’urgenza all’ospedale di Cava de’ Tirreni, dove si trova tuttora ricoverata in gravi condizioni.
Dopo l’aggressione, l’uomo avrebbe deciso di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto dalla finestra dello stesso stabile in cui si era appena consumato il femminicidio. I soccorsi, giunti rapidamente sul posto, non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Le indagini dei Carabinieri
Sull’accaduto indagano i Carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore, che stanno lavorando per ricostruire nel dettaglio la dinamica dei fatti e il contesto familiare e relazionale in cui è maturata la tragedia. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze, ascoltando vicini e familiari, e analizzando eventuali precedenti segnalazioni o situazioni di tensione che possano aiutare a comprendere se vi fossero segnali premonitori.
Al momento, non emergerebbero denunce pregresse, ma le verifiche sono in corso. Come spesso accade in casi di violenza domestica, la tragedia si è consumata tra le mura di casa, lontano dagli sguardi esterni, rendendo ancora più complesso individuare per tempo i segnali di un pericolo imminente.
La reazione della città e delle istituzioni
La notizia ha gettato Cava de’ Tirreni nello sgomento. Il sindaco Vincenzo Servalli si è recato personalmente sul luogo della tragedia e ha affidato ai social un messaggio carico di dolore:
“Uccide la compagna, nota imprenditrice cavese, ferisce la madre di lei e si suicida buttandosi nel vuoto dal palazzo dove è successa la tragedia in via Ragone. Sgomento per l’accaduto”.
In segno di lutto e rispetto, il primo cittadino ha disposto la sospensione di tutte le attività e iniziative natalizie in programma nei prossimi giorni. Una decisione simbolica ma significativa, che testimonia quanto l’intera comunità sia rimasta profondamente colpita da quanto accaduto.
Un nuovo caso di femminicidio che interroga il Paese
Quella di Cava de’ Tirreni non è solo una tragedia locale, ma l’ennesimo caso che si inserisce in una drammatica sequenza di femminicidi che continuano a insanguinare l’Italia. Donne uccise da partner o ex partner, spesso al termine di relazioni segnate da conflitti, gelosie o dinamiche di controllo. Episodi che sollevano interrogativi urgenti sulla prevenzione, sulla capacità di intercettare il disagio e sulla necessità di rafforzare strumenti di tutela e supporto per le vittime di violenza.
Ogni femminicidio lascia dietro di sé famiglie distrutte, comunità ferite e un senso diffuso di impotenza. Nel caso di Anna Tagliaferri, il dolore è aggravato dal fatto che la violenza abbia colpito una donna conosciuta e stimata, simbolo di un tessuto produttivo e familiare che rappresenta il cuore di tante realtà locali italiane.
Il silenzio dopo la violenza
Via Ragone, nelle ore successive alla tragedia, si è trasformata in un luogo di silenzio e raccoglimento. Fiori, messaggi, sguardi increduli. Un dolore composto, che parla più di mille parole. La città si stringe intorno ai familiari di Anna e alla madre ferita, nella speranza che possa sopravvivere a un evento tanto traumatico.
Mentre le indagini proseguono, resta una domanda che risuona con forza: cosa si può fare, concretamente, per evitare che tragedie come questa continuino a ripetersi? La risposta non è semplice, ma passa certamente da una maggiore attenzione ai segnali di violenza, da una rete di supporto più efficace e da una cultura che non minimizzi mai i conflitti e le aggressioni all’interno delle relazioni affettive.
La morte di Anna Tagliaferri non può e non deve essere solo un titolo di cronaca. Deve diventare un monito, un richiamo alla responsabilità collettiva, affinché nessuna donna debba più perdere la vita per mano di chi diceva di amarla.
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