Si dice onorato di essere a Giffoni, una delle esperienze culturali più importanti al mondo con un pizzico di orgoglio in più legato alle sue origini campane. Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno, non nasconde il suo entusiasmo. Un’esperienza straordinaria, cresciuta e maturata nel tempo, che continua a offrire ai giovani opportunità autentiche di dialogo, crescita e partecipazione. E’ la sua opinione.
Il Ministro Piantedosi non si sottrae alle domande dei ragazzi della Impact, una carrellata di spunti, di questioni di grandissima attualità, temi caldi che fanno riferimento alle dinamiche sociali di un Paese, l’Italia, che esprime bellezza e complessità.
L’incontro con i ragazzi preceduto da un ampio giro attraverso i luoghi del festival: dalla Cittadella alla Multimedia Valley, passando per la Sala Truffaut ed uno sguardo all’arena in costruzione, uno spazio live che aggiungerà un nuovo, importante tassello all’offerta culturale di Giffoni.
“Oggi con noi – dice ai ragazzi della sezione Impact, Claudio Gubitosi – un uomo importante che ha scelto di staccare qualche ora della sua agenda per stare qui e respirare lo spirito di Giffoni”.
Giffoni è espressione di un Sud che può farcela, che può guidare processi di trasformazione e di crescita, lo dice con chiarezza il Ministro.
Immigrazione ed integrazione, si parte da qui. Tema caldo, questione complessa da affrontare. E’ un tema epocale, lo definisce così il Ministro. Spesso il dibattito si concentra su due punti, quello degli arrivi e quello dell’integrazione. Per Piantedosi c’è uno step intermedio, la sostenibilità.
L’integrazione è possibile solo se si realizza un modello di immigrazione sostenibile, orientata, compatibile con le risorse disponibili. Non esistono risorse illimitate: è necessario canalizzarle verso percorsi realizzabili e gestibili.
Lo stand del FAMI a Giffoni, che il Ministro Piantedosi ha visitato al suo arrivo a Giffoni, è un esempio concreto di come finanziare progetti territoriali volti a rafforzare il rapporto tra accoglienza attiva e integrazione reale. Lo dice chiaramente.
Viviamo un’epoca di squilibri demografici ed economici che spingono le persone a migrare. La migrazione non è un fenomeno negativo in sé, ma va gestita e governata, altrimenti rischia di generare tensioni sociali.
Al riguardo Piantedosi cita l’analisi recentemente realizzata da The Economist, analisi che definisce condivisibile.
Non sempre si fugge da guerre o persecuzioni: spesso si aspira a una vita migliore. Governare i processi migratori non significa negare il diritto d’asilo, ma trovare un punto di equilibrio tra la salvaguardia delle regole di vita di un Paese e l’apertura verso chi arriva.
Il confronto passa poi su un altro tema cruciale, il contrasto alla violenza di genere. La presenza oggi a Giffoni di Gino Cecchettin ne è lo spunto che rende obbligata la domanda. Il riferimento di Piantedosi è alla legge proposta, con i ministri Nordio e Roccella, che ha ridefinito il quadro normativo per contrastare la violenza di genere.
Esistono due ambiti da considerare, quello repressivo, che vede impegnate in prima linea le forze dell’ordine con strumenti come il codice rosso, gli ammonimenti, il braccialetto elettronico, e quello culturale, che è forse il più difficile da affrontare.
I dati, negli ultimi tre anni, sono rimasti sostanzialmente invariati. Crescono le segnalazioni e gli interventi, ma non basta.
Serve un lavoro profondo sul piano culturale, sociologico e antropologico. Lo dice con chiarezza il numero uno del Viminale. Vanno superate le contrapposizioni che spesso partono da posizioni ideologizzate.
Un punto di partenza è il coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione, partire dalla scuola, educare al rispetto fin dalla tenera età. Il rapporto tra generi deve essere improntato al rispetto reciproco. Ci vorranno molte risorse in questo senso. Ci vorrebbe un modello FAMI che si occupasse di questa vicenda.
Poi il caso Regeni all’indomani dell’incontro dei ragazzi di Impact con la famiglia. Piantedosi esprime il massimo rispetto per il dolore della famiglia Regeni e la comune aspirazione a raggiungere finalmente la verità.
Diverso, spiega, è il tema della lista dei Paesi sicuri, in cui rientra anche l’Egitto: una classificazione europea che tiene conto della sistematicità o meno delle violazioni dei diritti umani, non dei singoli casi. Confondere i due piani rischia di compromettere proprio la discussione in atto sull’accertamento della verità rispetto al caso Regeni.
L’Italia è un Paese che accoglie. Lo dice con sicurezza il Ministro dell’Interno. Parliamo di 142.000 persone accolte nella prima fase dell’emergenza arrivi e di oltre due milioni di nuove cittadinanze all’anno, primo dato in Europa con opportunità lavorative per oltre 950.000 nuovi arrivi.
Non è ideologia, ma concretezza. Questo è essere umani, parafrasando il tema di #Giffoni55.
Questione aree interne e spopolamento. Il tema non riguarda solo il Sud, ma l’intero Paese. Le persone vanno via non solo per ragioni demografiche, ma perché mancano opportunità. Giffoni è un esempio virtuoso: ha invertito il trend demografico creando valore e prospettiva. I giovani qui possono non andare via.
Importante è non sentirsi ai margini. Servono coraggio, idee, e azioni concrete per essere protagonisti del cambiamento. Il riscatto delle coscienze passa anche attraverso principi cari alla storia del pensiero autonomista, da Sturzo a Guido Dorso.
L’autonomia differenziata, se ben gestita, non è una minaccia. Non deve diventare un pretesto per nuove divisioni, ma un’occasione per affermare il valore di tutti i territori. Lo dice con convinzione. E aggiunge come il Meridione può e deve essere il punto di riscatto del Paese.
La libertà di espressione in Italia ed il rispetto dell’ordine pubblico, binomio perfetto? Per Piantedosi l’Italia non è un Paese che comprime la libertà di espressione. Il riferimento è legato ad una domanda che arriva dai ragazzi sugli episodi che si sono registrati a Pisa nel febbraio 2024
Quando la polizia deve ricorrere all’uso della forza pubblica non è piacevole per nessuno, a partire dagli agenti.
Il 99% delle manifestazioni in Italia si svolge senza incidenti, è il dato per Piantedosi che l’Italia è un Paese in cui si può manifestare ed esprimere le proprie opinioni in libertà.
Sui fatti di Pisa, infine, la magistratura ha richiesto il rinvio a giudizio per sei agenti e per oltre venti manifestanti. Sarà la giustizia a chiarire.
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