Giornata mondiale Salute e Sicurezza sul Lavoro, Mastrovito (Acli): va insegnata a scuola

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I dati nazionali provvisori relativi agli infortuni e alle malattie professionali denunciate nel corso del 2024 resi noti nelle scorse settimane, rivelavano una lieve diminuzione degli infortuni in occasione di lavoro (- 1,9% rispetto al 2023) ma, nel contempo, un aumento degli infortuni mortali (1077 casi contro i 1029 del 2023), degli infortuni in itinere (+5% rispetto al 2023) e delle malattie professionali (+ 21,6%).

Negli ultimi tre anni, la provincia di Salerno ha registrato una significativa riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con un calo superiore al 30% . Miglioramento da attribuire alle attività di prevenzione e anche all’aumento dei controlli: l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha incrementato le verifiche del 70%, mentre i sopralluoghi dell’ASL sono cresciuti del 10% .

Nonostante il trend positivo, la fascia d’età più colpita dagli infortuni rimane quella tra i 50 e i 60 anni, probabilmente a causa della maggiore usura fisica accumulata nel corso della carriera lavorativa. Dunque, l’attenzione rimane alta, soprattutto per le fasce di lavoratori più esposte ed i settori a maggiore rischio. 

Nel gennaio 2025, la Campania ha registrato 4 decessi sul lavoro, posizionandosi in “zona arancione” (nel 2024 era in zona rossa) secondo la classificazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering. Questa zona indica un’incidenza di mortalità superiore alla media nazionale, che è di 2 morti ogni milione di lavoratori.

C’è ancora tanto da fare, evidenzia Gianluca Mastrovito – Presidente del Patronato Acli di Salerno – soffermandosi anche sui dati provvisori relativi al primo bimestre 2025, già disponibili da inizio aprile: in questo caso le denunce d’infortunio in occasione di lavoro sono in diminuzione del 5,2% rispetto allo stesso bimestre del 2024, ma purtroppo risultano ancora in aumento i casi mortali (si passa dai 91 casi del gennaio-febbraio 2024 ai 97 di inizio 2025). In calo invece del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2024 i casi di infortunio in itinere.

Il divario di rischio tra lavoratori italiani e stranieri continua a essere significativo: l’incidenza tra gli stranieri è pari a 8,4 morti per milione di occupati, oltre il doppio rispetto ai lavoratori italiani (3,7). A febbraio 2025 gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 21 su 101. Senza dubbio tra i fattori che concorrono al rischio la precarietà, l’esposizione ai lavori più usuranti, i problemi di lingua, lo stress sociale e la scarsa formazione.

Tra gli infortuni, particolare attenzione va riservata a quelli che riguardano gli studenti, per i quali si registra un aumento del 3,3%. Trattasi di una categoria particolare di assicurati: giovani persone che non svolgono un‘attività lavorativa, ma sono tuttavia tutelati dall’Inail. Come in passato raccontato dai media, alcuni di loro hanno perso la vita nell’ambito dei percorsi formativi scuola-lavoro. Dal settembre 2023 la tutela assicurativa è stata estesa agli allievi di scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado, relativamente ad ogni tipo di attività nell’ambito scolastico.

Parliamo comunque dei nostri figli e quindi il massimo grado di tutela andrebbe riservato proprio a loro. Ma purtroppo, anche questo sta a dimostrare che la strada della sicurezza è ancora lunga e tortuosa. Devono probabilmente cambiare le modalità di formazione a partire proprio dalla scuola: come Patronato ACLI chiediamo da tempo che la cultura della sicurezza diventi oggetto di studio curriculare in tutte le scuole superiori.

Per quanto riguarda invece le malattie professionali, le denunce protocollate dall’Inail nel primo bimestre 2025 sono state 14.917, contro le 14.099 dello stesso periodo 2024 (+ 5,8%). Ancora in aumento dopo il 21,6% del 2024, raggiungendo il numero record di 88.499 denunce. 

Mastrovito sottolinea che un dato positivo è comunque riscontrabile nel fatto stesso che tra i lavoratori stia lentamente crescendo la consapevolezza, anche grazie all’azione di sensibilizzazione dei Patronati, ma risultano ancora pochi i lavoratori a conoscenza dei diritti previsti dall’assicurazione obbligatoria Inail e quindi il fenomeno appare fortemente sottostimato.

Anche dall’Osservatorio interno al Patronato Acli emergono i medesi dati rilevati a livello nazionale, ovvero che: per quanto riguarda le malattie professionali, le patologie maggiormente denunciate sono quelle relative all’apparato osteoarticolare (patologie degli arti superiori e inferiori e della colonna vertebrale) che da sole rappresentato il 70% delle denunce, seguite da patologie del sistema nervoso e dell’orecchio (come l’ipoacusia).

Tuttavia, i numeri registrano un aumento anche per quanto attiene le patologie tumorali. 

Vogliamo porre l’attenzione sulle problematiche generate dall’esposizione ad amianto, anche se il suo utilizzo è stato vietato dal 1992.

La particolarità di tali patologie è che possono manifestarsi a grande distanza dall’esposizione (inalazione delle fibre di amianto), anche 20-40 anni; in molti casi quando si è già in pensione, o magari l’attività nociva è terminata da decenni.

Il Patronato ACLI, tra gli obiettivi del 2025, ha anche quello di aiutare i lavoratori esposti a vedersi riconosciute le giuste prestazioni dall’Inail.

Da 80 anni, conclude Mastrovito, siamo parte della storia sociale dell’Italia e da allora siamo dalla parte dei lavoratori e delle famiglie italiane per rendere esigibili i diritti, certe le tutele e puntuali le informazioni.