Giffoni, il racconto della giornata di lunedì 25.

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Grande traguardo per Un Posto al Sole: il daily drama prodotto da Rai Fiction e Fremantle in collaborazione con il Centro di Produzione TV Rai di Napoli, festeggia – il prossimo 29 luglio – la messa in onda della puntata n. 6000. Per l’occasione, Patrizio Rispo, Miriam Candurro, e Michelangelo Tommaso insieme ai “piccoli” interpreti Sofia Piccirillo, Greta Putaturo e Gennaro de Simone, saranno ospiti martedì 26 luglio delGiffoni Film Festival, per svelare ai ragazzi, in rappresentanza di tutto il cast, aneddoti e segreti dell’amatissima serie e presenteranno in anteprima un piccolo assaggio della puntata speciale n°6000. In onda da 25 anni, e Un Posto al sole è molto di più di un “daily drama”, è un vero e proprio fenomeno di costume, seguito ogni giorno su Rai 3 da una media di circa 1,6 milioni di telespettatori oltre che uno dei prodotti seriali di maggior successo e il più longevo della televisione italiana.

Originale e inaspettata, la trama della puntata 6000:un personaggio finora un po’ defilato della terrazza, la cagnolina Bricca – doppiata per l’occasione da Nunzia Schiano – darà voce ai suoi pensieri segreti – e si divertirà a scherzare e commentare le vicende degli abitanti di palazzo Palladini facendo una sorta di bilancio delle tante storie in onda… e determinerà l’incontro/scontro tra Giulia (Marina Tagliaferri) e unavecchia conoscenza del palazzo, Mastro Peppe, interpretato da Federico Torre. La stessa Bricca farà amicizia con Zeus, un “cagnolone” tanto grande quanto sensibile, che parlerà con la voce di Luciano Nozzolillo.UN POSTO AL SOLE La serie, prodotta da Rai Fiction, Fremantle in collaborazione con il Centro di Produzione TV Rai di Napoli, intreccia i temi classici del daily drama – amori, intrighi, passioni, vendette, gelosie, amicizia – al vissuto quotidiano e al sociale. Ed è proprio la grande attenzione riservata in questi anni all’attualità, e in particolare a quella del territorio dove è ambientata, che ha garantito un successo costante alla serie. Criminalità organizzata, tossicodipendenza, violenza sulle donne e stalking, bullismo, ludopatia, adozione e infanzia, ecologia e difesa dei diritti degli animali, sono solo alcune delle tante tematiche affrontate in questi 25 anni, a conferma della capacità di Un posto al Sole di offrire allo spettatore uno spaccato della società realistico e in continua evoluzione. Una formula unica ed originale che ha contribuito a consolidare e ad accrescere negli anni il successo del daily drama verso il grande pubblico, rendendolo una delle serie più amate di sempre.

Ambientata a Napoli nell’ormai iconica cornice di Palazzo Palladini, la residenza che fa da sfondo alle vicende narrate nella serie, Un Posto al Sole ha girato non solo l’Italia (proprio in questi giorni abbiamo visto alcuni dei protagonisti in trasferta sull’isola di Procida), ma anche paesi lontani, arrivando fino a New York. La rilevanza di Un Posto al Sole è testimoniata anche dal grande riscontro di pubblico che la serie ottiene fuori dai confini nazionali. Trasmessa da Rai Italia in 60 Paesi – dagli Stati Uniti al Canada, dall’Africa all’Asia – Un Posto al Sole è tra le serie italiane più viste e amate nel mondo. Inoltre, grazie all’attività dei profili social ufficiali e della visione on demand, il daily drama di Rai 3 conquista ogni anno nuovi spettatori anche nelle fasce più giovani. La serie quest’anno andrà in vacanza da venerdì 12 agosto. Da lunedì 29 agosto tornerà in onda, sempre su Rai3 dal lunedì al venerdì alle 20.45, con la nuova stagione ricca di colpi di scena, storie avvincenti e nuovi racconti.

Un sogno che diventa realtà. Verranno presentate il 26 Luglio alle 12.15 in Sala Truffaut le prime clip del documentario Sogno di Volare, la prima produzione teatrale del Parco archeologico di Pompei, diretto da Marcello Adamo e prodotto da Giffoni Innovation Hub. In sala con i ragazzi saranno presenti Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei), Maria Rispoli (Rup del Progetto), Marcello Adamo (Regista), Gianni Vasatarella (attore/insegnante di recitazione), Valeria Pollice (attrice/insegnante di recitazione), Inse Mennella (studentessa/attrice), Simone De Franco (studente/attore).

Sogno di volare è la prima produzione teatrale del Parco archeologico di Pompei, un progetto ambizioso, che si pone l’obiettivo di ricucire il rapporto tra un sito di inestimabile valore storico artistico ed il suo territorio. A maggio i ragazzi di alcune scuole del territorio, ‘Istituto Liceale Pascal di Pompei e l’Istituto tecnico Pantaleo di Torre del Greco hanno portato in scena un adattamento della commedia “Uccelli” di Aristofane con la regia di Marco Martinelli, musiche di Ambrogio Sparagna e disegno luci di Vincent Longuemare, professionisti della scena teatrale di fama internazionale. Il progetto è realizzato in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro Nazionale/Teatro di Napoli e Giffoni Film Festival. Il progetto si inserisce in un protocollo di intesa stipulato, in attuazione del Piano strategico, lo scorso aprile tra il Parco archeologico di Pompei, il Grande Progetto Pompei/Unità Grande Pompei e l’Ufficio scolastico regionale della Campania, finalizzato a coinvolgere le scuole del territorio e stabilire un legame concreto tra le antiche testimonianze e i giovani fruitori, in un percorso volto alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico-archeologico. A Giffoni il compito di narrare, attraverso le immagini, questo straordinario viaggio con un documentario che racconta, tappa dopo tappa, la costruzione della messa in scena di un’opera teatrale dietro cui si nasconde qualcosa di più grande e più profondo, come il cementarsi di una identità collettiva ma anche la valorizzazione dei talenti di un territorio nel segno della cultura.

Un’anteprima decisamente… da brividi! Il 26 luglio Giffoni Film Festival ospita Prey, l’action thriller dell’estate, in arrivo il 5 agosto su Disney+. Il nuovo capitolo della saga di Predator è un origin story diretta da Dan Trachtenberg che affonda le sue radici 300 anni fa, nella Nazione Comanche. Il progetto ha voluto rispettare un livello di autenticità altissimo nel ritrarre le popolazioni indigene, come dimostra la presenza della produttrice Jhane Myers e del cast, quasi tutti nativi e della Prima Nazione. Il titolo del film ruota attorno al concetto di preda (in opposizione a quello di predatore, a cui il pubblico è stato abituato finora). La protagonista, Naru, è una guerriera implacabile, cresciuta nella tribù di leggendari cacciatori che le hanno affinato il fiuto e l’istinto durante le avventure nelle Grandi Pianure. Ad un certo punto, però, qualcosa cambia e una misteriosa preda minaccia il suo accampamento in maniera più pericolosa del solito. Solo in seguito scopre che in realtà è a sua volta un predatore alieno che, grazie ad una tecnologia avanzata, rischia di radere al suolo un’intera comunità (e cultura). La posta in gioco è altissima e lo scontro si preannuncia epico.

Identità, aspirazioni e fragilità: PRISMA è la nuova serie di Ludovico Bessegato in arrivo su Prime Video il prossimo autunno. Il regista e il cast incontreranno i juror il 26 luglio per un evento speciale che svelerà in anteprima retroscena e visioni di una serie intensa ed emozionante. Scritta da Bessegato e Alice Urciuolo e prodotta in Italia da Cross Productions per Amazon Studios, la serie, in otto episodi, racconta di due gemelli, Andrea e Marco (interpretati da Mattia Carrano), e dei loro amici, un gruppo di adolescenti di Latina, alle prese con la vita e la ricerca del proprio posto nel mondo. Nel cast con Carrano, Lorenzo Zurzolo, Caterina Forza, Chiara Bordi, LXX Blood, Matteo Scattaretico, Zakaria Hamza, Riccardo Afan de Rivera Costaguti, Flavia del Prete, Asia Patrignani, Elena Falvella Capodaglio, Andrea Giannini, Nico Guerzoni.

“Mi è capitato di sentirmi perso e per uscire da questo buio ho usato la musica. Per due anni non ho scritto niente ed è con Fiori di Chernobyl che sono uscito da questo periodo. È una canzone molto importante.” Mr. Rain ha incontrato i ragazzi di Impact! nella Sala Blu del Festival. Il cantante reduce dal successo del singolo Sincero, in poco tempo hit sulle principali piattaforme streaming, ha parlato ai fan in un incontro che anticipa il concerto previsto in serata a Piazza Lumière. I ragazzi hanno tempestato di domande l’artista che seguono dai tempi delle selezioni di X Factor, un’esperienza su cui è stato subito incalzato per la scelta di abbandonare il programma dopo aver superato le selezioni: “Ero già partito con l’idea di sfruttare quel contenitore per arrivare a più persone, ma sono molto testardo e ho scelto di rifiutare così da poter seguire la mia strada. Certo, ci ho messo più tempo ma l’ho fatto e lo rifarei perché me lo sentivo. Penso sia questa la chiave del mestiere: essere sinceri con sé stessi e sentire ciò che fai.”

La presenza al Festival non è casuale, Mr. Rain è chiaro sull’importanza che il cinema ha avuto su di sé e sulla sua carriera musicale: “Mi definisco un cinematico, perché il genere che faccio ha uno stile cinematic – si rifà alle colonne sonore – con parti orchestrali e grande importanza all’aspetto visivo. Io giro i miei video perché penso che musica e videoclip siano legatissime, le immagini sono fondamentali perché spiegano ciò che non può essere colto dalle parole.” Il discorso si è poi spostato sul tema dell’edizione di quest’anno del Festival, gli invisibili, e in che modo questa condizione fosse presente nella discografia del cantante: “Ho vissuto un periodo da invisibile e ho capito che imparando a conoscersi meglio, grazie alla musica, al video e il cinema, arrivi a conoscere te stesso. Acquisisci la consapevolezza che non può più fermarti nessuno. Spesso mi capita di sentirmi così e quello che ho imparato è che in questi casi bisogna cercare un punto di destinazione, convogliare questa energia negativa per capire dove arrivare.” Un messaggio forte per chiunque si sia sentito invisibile nel corso del tempo. “Spesso sono io che mi chiudo non riuscendo a chiedere aiuto, ma così non faccio che fare male a me stesso. È importante accettarsi e chiedere aiuto.” Una sensibilità espressa in uno dei brani più celebri del cantante, Fiori di Chernobyl, che definisce “un inno di rinascita”. Mr. Rain viene salutato dalla folla di giurati, pronti a ritrovarlo al concerto che si terrà in serata a Piazza Lumière.

E’ un giorno storico per Giffoni: oggi la cerimonia per l’emissione del Francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “Il Patrimonio artistico e culturale italiano” dedicato a Giffoni52. Nell’Anno Europeo della Gioventù il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, Poste Italiane e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato hanno individuato Giffoni quale simbolo di un’idea nata per i giovani e che in 52 anni di storia ha saputo dialogare con le nuove generazioni attraverso il linguaggio del cinema, dell’arte e della cultura.

Giffoni è stato, perciò, ritenuto l’evento che più di ogni altro ha saputo rappresentare, in oltre cinquant’anni, la bellezza, l’energia e la capacità di aggregazione, mettendo insieme culture e realtà diverse e dando vita ad un’iniziativa unica a livello mondiale. Alla cerimonia hanno partecipato il Ministro per lo Sviluppo Economico, Poste e Telecomunicazioni, Giancarlo Giorgetti, il Presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Antonio Palma, il direttore e fondatore di Giffoni Claudio Gubitosi, la responsabile area Centro – Sud di Poste Italiane, Roberta Serrantonio, il direttore generale di Giffoni, Jacopo Gubitosi, il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi, il sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano. Presente Federica D’Ambrosio, giovane artista salernitana che ha realizzato il francobollo.

Nella piazza della Cittadella del Cinema una gigantografia del francobollo. A scoprirla, coperta da un tricolore, direttamente il Ministro Giorgetti. Un tripudio di bandiere italiane ha sottolineato il momento di festa. Poi le firme per rendere ancora più unico questo giorno che entra di diritto nella lunga e prestigiosa storia di Giffoni. Emozionato e soddisfatto il fondatore di Giffoni, Claudio Gubitosi: “La nostra idea di celebrare l’anno europeo della Gioventù a Giffoni con l’emissione di un francobollo si concretizza e ringrazio il ministro Giorgetti per aver confermato la sua presenza. Si chiama francobollo ordinario e può sembrare una cosa ordinaria, ma ovviamente così non è. Questa iniziativa si lega in qualche modo ad un’idea che l’Unesco potrebbe portare avanti, quella di far entrare Giffoni nel patrimonio immateriale dell’Umanità. Per noi quello che stiamo vivendo è un anno davvero importante: abbiamo ricevuto un bellissimo messaggio dal Presidente Sergio Mattarella e, poi, un altro momento storico con il saluto di Papa Francesco durante l’Angelus da Piazza San Pietro e oggi l’annullo filatelico che rappresenta un altro tassello della piramide delle emozioni di Giffoni”.

Il francobollo è stato realizzato in 400mila esemplari. E’ di tipologia Forever e quindi può essere utilizzato per la corrispondenza in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Ne ha parlato in rappresentanza di Poste Italiane, Roberta Serrantonio: “Il francobollo – ha detto – è storia, è cultura, in questo caso è eccellenza. Rappresenta una cinepresa che proietta il logo di Giffoni davanti ad una platea di giovani e poi campeggia una scala che è simbolo di rinascita. Oggi qui a Giffoni lo annulliamo. L’annullo è un ossimoro perché annullare un francobollo significa darvi vita”. Racconta del francobollo dal punto di vista artistico e simbolico il presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Antonio Palma: “Oggi – ha detto – viene emesso un francobollo bellissimo in cui è evidente l’influenza onirico-fiabesca di Chagall. E’ rappresentata una platea popolata da giovani con una scala che va verso un mondo di fantasia, di gioia e bellezza. E’ dedicato a Giffoni che è ancora oggi una straordinaria anomalia perché è nato dal nulla ed è diventato una realtà di livello mondiale. Ho registrato con tanta emozione la forza, la trepidazione e la bellezza di questa gioventù che ha posto al Ministro domande di grande intelligenza. Poi c’è un valore simbolico, quello della scala. Il francobollo è graficamente in salita: il Festival continua a crescere, ad espandersi verso la dimensione universale della cultura”. “Giffoni – ha detto il Ministro Giancarlo Giorgetti – nasce da una follia, come è accaduto in Italia per tante iniziative imprenditoriali e da questa follia è venuta fuori una realtà unica. Da qui l’anno scorso ho lanciato una specie di provocazione, quella di riservare il 25% delle programmazioni a tutto quanto è made in Italy. Era un modo per tutelare quanto di buono viene prodotto in Italia nel campo dell’audiovisivo. Quest’anno torno per l’emissione di questo francobollo che ha caratteristica di circolare, di poter essere conservato, di rimanere nella memoria. Il francobollo è molto bello. Dare l’idea di Giffoni in un francobollo non era facile, ma il risultato è davvero molto bello”.

È Tersigni-show nel quinto giorno del Giffoni Film Festival. L’attore, conduttore – e adesso anche doppiatore – romano è tornato nel cuore della Cittadella del Cinema per incontrare i giffoner, sia nel primo pomeriggio, in occasione della proiezione di Lightyear – La vera storia di Buzz in Sala Alberto Sordi, che in Sala Truffaut, dove ad attenderlo ci sono stati i giurati delle sezioni Generator +13, +16 e +18 con domande, curiosità e anche qualche tentato spoiler sulla prossima stagione di Skam Italia. Ludovico Tersigni ha fatto il suo ingresso in Sala Alberto Sordi alle 14:30. Al suo fianco l’attrice, cantante e conduttrice Serena Autieri. Insieme hanno presentato Lightyear – La vera storia di Buzz, una produzione Disney Pixar che ha visto l’attore doppiare, nella versione italiana, il gatto robot Sox, inseparabile spalla dell’astronauta più amato della storia, Buzz. “Verso l’infinito e oltre!” Ha gridato Tersigni insieme ai giovanissimi giffoner, replicando l’indimenticabile motto del protagonista di Toy Story. Nel pomeriggio il protagonista di Skam Italia e Summertime ha poi avuto l’occasione di raccogliere tutto l’affetto della platea di #Giffoni2022 in Sala Truffaut: “Sono felicissimo di essere qui – ha affermato dopo essersi fatto largo tra la folla – perché in questi ragazzi c’è tanta energia. Siete svegli, curiosi, appassionati”. È con loro che ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, partendo dagli esordi, quando il piccolo Ludovico, appena 11enne, non poteva certo immaginare che nel suo avvenire ci sarebbe stato il cinema. “Iniziai facendo un corso di teatro alla scuola media. Le mie prof di italiano e matematica mi costrinsero, però poi avevano ragione – ha detto -. Il teatro è una forma d’arte ma soprattutto è un modo per stare insieme, lavorare a progetti e sbloccare alcune incertezze che ognuno ha. Alla fine mi sono trovato tante volte ad utilizzare il bagaglio teatrale sul set”, e non solo.

Ludovico Tersigni ha messo in pratica gli insegnamenti del teatro anche in occasione della conduzione di X Factor Italia, il popolare talent show che l’ha visto al timone lo scorso anno: “X Factor è stato un palco a tutti gli effetti e stare a contatto col pubblico mi ha aiutato più di quanto potessi credere. Quest’anno non lo rifarò, avevo bisogno di prendermi una pausa. Credo di aver fatto la scelta giusta”. Tante le curiosità dei giffoner. Dalla passione smisurata per il surf: “È come Harry Potter con la bacchetta magica, è la tavola da surf che sceglie te”, alla musica: “Ci sono cresciuto. Mio padre mi ha iniziato allo studio della chitarra e mio fratello a band come Rage Against the Machine e Tool”. S’è tanto discusso, in Sala Truffaut, anche di gavetta e sacrificio: “Tanti provini sono andati male. Ci fu un periodo in cui facevo anche tre provini al giorno ed era devastante, ma mi è servito. Lavorare con registi e attori differenti ti permette di essere camaleontico”.

Il 10 settembre prossimo su Netflix arriverà la quinta stagione di Skam Italia, in cui ritroveremo Ludovico Tersigni nei panni di Giovanni. A chi gli chiede se ci sarà mai una stagione interamente incentrata sul suo personaggio dice: “No, non si potrà fare. È uno dei personaggi, per varie ragioni, bloccati. Però mi sarebbe piaciuto moltissimo”. Parla di stato di grazia l’attore, quando si tratta delle giornate spese spalla a spalla con gli altri colleghi sul set della popolare serie tv: “Skam è venuta bene perché noi ci siamo divertiti. Se non fosse stato così non sarebbe venuta allo stesso modo”. Prima di salutare i giffoner, con in tasca l’Explosive Talent Award e la speranza di ritrovarsi presto, ancora una volta a Giffoni, Ludovico Tersigni afferma: “Bisogna insistere, sempre. Quando credi in te stesso e in quello che vuoi fare, puoi stare tranquillo che quel momento poi arriva”.

La casa di produzione che ha fondato nel duemilanove si chiama Tempesta ma la sua voce è rassicurante e le parole accoglienti. Carlo Cresto-Dina, cinquantanove anni, una vita al servizio delle ragioni del cinema e un robusto profilo curricolare attraversato per intero da esperienze e riconoscimenti che superano i confini italici, arriva a Giffoni con la voglia di confrontarsi con i giurati del Festival. E così, nella sala Verde della Cittadella del Cinema, dà vita a sessanta minuti di risposte tecniche, dritte per aspiranti sceneggiatori, consigli, aneddoti e suggestioni. Soprattutto soffia con una straordinaria capacità comunicativa sul fuoco di potenti immagini evocative: “Il produttore è un giardiniere del cinema che si occupa di film con grande cura facendo una potatura meticolosa delle cose che non funzionano” ha sottolineato Cresto-Dina. “Ci vogliono impegno e amore. E ci vuole il tempo necessario da dedicare ad ogni singolo aspetto della filiera. Il produttore è uno dei talenti fondamentali per la costruzione di un’opera audiovisiva. Deve pensarla, progettarla e farla succedere“. Le parole si rincorrono veloci travolgendo la clessidra del tempo. Che si rovescia puntando all’incipit della sua carriera: “La passione per questa professione è nata dopo essermi laureato in ebraico e aramaico, aver lavorato nell’editoria e in radio. Ha fatto irruzione all’improvviso nella mia vita e, come tutte le cose non previste, è stato bellissimo” ha raccontato spiazzando i giffoner e strappando loro più di un sorriso di condivisione. “Inizialmente mi sono dedicato alla documentaristica. Poi ho lavorato per una serie di società di produzione assumendo onori e oneri di questa professione. A quel punto mi sono interrogato su cosa volessi fare da grande: continuare a rischiare per gli altri oppure giocare in prima persona. Ho scelto la seconda opzione”. Ed ecco che prende forma Tempesta, “con coraggio e entusiasmo” mutuando il nome dalla celebre opera teatrale di Shakespeare. “Al centro di ogni film c’è sempre una scommessa” ha spiegato Cresto-Dina a una attentissima platea di giurati in maglietta arancione.

“Un produttore rimane colpito da qualcosa che è credibile in riferimento al suo autore. Che gli appartiene profondamente perché può farla solo lui. Deve essere qualcosa di unico, di autenticamente vicino a chi lo propone“. Il titolare di Tempesta scaletta il suo lavoro. Al primo posto la scelta e la ricerca dell’opera sulla quale investire: “Riceviamo mediamente centocinquanta proposte all’anno e ne accettiamo solo tre. I no sono tanti. Scegliere è complicato. Molto spesso lo facciamo andando direttamente alla ricerca delle proposte migliori”. È questa la genesi dell’impegno economico sul film Gloria. “Ho visto una clip e me sono innamorato subito. È un musical in costume ambientato in un collegio venezuelano del settecento. Non proprio una passeggiata per la produzione” ha ammesso con orgogliosa ironia aggiungendo: “Subito dopo aver scelto l’opera si passa al suo sviluppo. È una fase cruciale e lunga. Da una sceneggiatura tiriamo fuori non meno di quindici versioni prima di quella definitiva. Il produttore deve guidare gli autori come un buon padre di famiglia”. Dai film alle sale cinema il passaggio viene da sé ma non è indolore. “La sala vive oggettivamente una crisi. Guardare la televisione sul divano di casa non ha la stessa magia. Sarebbe come affermare che la musica può vivere senza concerti. L’esperienza collettiva” – ha tuonato Cresto-Dina – “produce un’emozione potente, condivisa, che abbiamo il dovere di difendere”.

Quella stessa emozione copre come un mantello la sala Verde della Cittadella durante l’incontro con il produttore italiano. Che proprio alla fantastica “creatura” di Gubitosi e ai suoi “meravigliosi ragazzi” dedica le ultime battute: “In cinquantadue anni di storia Giffoni non è mai venuto meno all’impegno della qualità. Il merito è di Claudio e dello straordinario team che lo affianca” ha concluso il produttore italiano. “Da questo posto unico al mondo porto con me la convinzione che le cose fatte bene funzionano alla grande. Non sarà sempre stato facile ma la loro tenacia ha superato qualsiasi difficoltà. I ragazzi devono fare altrettanto nella vita: mai smettere di credere ai propri sogni e di sognare. Quando ci credi veramente i sogni diventano realtà”.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico, conferma la sua presenza a Giffoni e non si sottrae alle domande, nemmeno così accomodanti, che arrivano dalla sala, dai ragazzi di Giffoni Impact!, spunti e sollecitazioni che affrontano alcune delle questioni di maggiore attualità nell’infuocato dibattito politico di questi giorni. A coordinare l’incontro il direttore di SkyTg24, Giuseppe De Bellis, per lui un ritorno a Giffoni dopo l’esperienza dello scorso anno: “E’ stato un anno di catastrofe ovunque – ha detto – tranne che e a Giffoni. Qui c’è un clima fantastico”. Poi il saluto al Ministro Giorgetti: “Confermare la sua presenza – ha aggiunto – testimonia la rilevanza che ha Giffoni e la sua voglia di dialogare con questi ragazzi che sono molto interessanti. Direi che sono il meglio di noi”. Il ministro concorda: “Quello che mi ha lasciato Giffoni – dice – è una generazione curiosa e briosa, che ha voglia di capire un mondo che sta cambiando rapidamente e che con i vecchi schemi non si riesce ad interpretare”.

Il confronto a tutto campo, dalla crisi di governo alle prossime elezioni, dall’inflazione al superbonus in edilizia, dalla competitività del sistema Paese alla necessità di una maggiore formazione in ambito finanziario, in particolare per i giovani. Giorgetti risponde con grande disponibilità e non manca un appello rivolto ai ragazzi che tra poco meno di due mesi dovranno recarsi alle urne in occasione delle Politiche 2022. “In questo Parlamento – ha detto – c’erano molti giovani ma è nelle amministrazioni locali che serve il loro contributo e poi è da lì che si cresce e si va avanti. Un altro problema serio è il sistema elettorale e noi siamo in un sistema in cui in pochi decidono i vertici. Sento di dirvi di cimentarvi nelle vostre realtà senza avere paura”. Poi i ragazzi gli ricambiano l’appello. Dalla platea gli chiedono di non dimenticare questa sala, di fare in modo che i giovani siano tenuti in maggiore considerazione nei processi decisionali, nelle scelte che riguardano il loro presente oltre che il loro futuro: “Voi ora potere votare – dice Giorgetti – Nei prossimi due mesi avrete la possibilità di valutare e di pesare. L’astensione non è un fenomeno naturale, ma rappresenta una conseguenza di quello che viviamo. Ma quando nella pubblica opinione i parlamentari vengono considerati ladri o dei nullafacenti, allora la risposta è quella di non andare a votare e questa è la crisi della democrazia rappresentativa. E’ un grave problema. Allora vi dico: difendete il Parlamento se volete la libertà”.

In autunno ci sarà un nuovo Governo. Cosa della sua esperienza Giorgetti vorrebbe che venisse portato avanti e non cancellato con un colpo di spugna: “Io – ha detto – sono un fautore della continuità amministrativa. In questo periodo al Governo abbiamo creato una struttura che servisse per attirare investimenti in Italia. E’ un’iniziativa che mi auguro verrà portata avanti e, anzi, verrà potenziata. Così come l’attenzione per l’imprenditorialtà giovanile e femminile. Sono due degli obiettivi a cui abbiamo lavorato con maggiore impegno e che vorrei venissero portati avanti”. Siamo in tempi di crisi di governo. Draghi si è dimesso e molto probabilmente la sua esperienza in politica si fermerà qui, che ne pensa Giorgetti: “Innanzitutto – ha detto – non farei previsioni di alcun tipo. Quello che dico a tutti: non preoccupatevi molto di quello che succede in politica perché la forza dell’Italia non sta nella politica ma nel sistema imprenditoriale. Questo è un Paese che va avanti nonostante la politica e tutto questo per la nostra inventiva, la nostra intelligenza, il nostro genio”.

È un Diego Bianchi “scanzonato ma mai banale” – per citare le parole che il presidente Sergio Mattarella dedicò al suo Propaganda live qualche anno fa – quello che incontra i giffoner della Impact! “È la mia terza volta a Giffoni”, dice l’autore e conduttore di Propaganda live. La prima volta risale a qualche anno fa, per un film. La seconda al 2020, in piena pandemia. “Sono molto contento di vedere un Giffoni normale”, sorride. E il direttore e fondatore del Giffoni, Claudio Gubitosi, lo accoglie con affetto: “Bentornato Diego. Per te Giffoni è casa”.

Tante e varie le domande dei giffoner. A iniziare dal linguaggio scelto per Propaganda live. “Tutti i programmi – spiega Bianchi – hanno l’ambizione di coinvolgere più pubblico possibile e individuano un loro target. Noi che facciamo questo programma, però, siamo nati nel mondo di internet, dei blog, dei social. Quindi veniamo da quel mondo”. E aggiunge: “Cerchiamo di stare attenti a tutti i linguaggi che si muovono. Ogni riferimento a TikTok è voluto”. Rispondendo alle curiosità dei ragazzi sull’eventuale influenza dell’editore sui contenuti del programma, Bianchi precisa: “Ho carta bianca totale, da sempre. Cairo di solito lo vedo due volte l’anno, a luglio e a Natale. Durante la pandemia sono saltati pure questi due appuntamenti. Decidiamo noi. Ovviamente bisogna portare dei risultati”. E aggiunge: “Anche in Rai era così, anche se la cosa era apprezzata di meno. Qualcuno a cui non eravamo simpatici c’era”. Quanto ai contenuti, spiega: “Noi produciamo una quantità di contenuti mostruosa. Ogni settimana pensiamo di non arrivare mai a mezzanotte e poi sforiamo fino all’una. È una cosa invidiabile per un team di autori produrre tanta roba”. Dietro c’è tanto lavoro: “Quante ore al giorno lavoro? A un certo punto vado a dormire”, sorride.

Non manca un riferimento allo Spiegone: che ne sarà ora che Marco Damilano non fa più parte della squadra? Bianchi non dà una risposta precisa, ma lascia intuire che rinunciarci probabilmente non è nei piani: “Damilano è bravissimo, un amico. Lo Spiegone è stata, è una parte fondamentale. In un programma come il nostro serve avere un momento serio, che risolve due esigenze: fare un mini editoriale e parlare delle cose serie accadute in settimana”. La curiosità della Impact! riguarda anche gli ospiti musicali e la loro scelta: “C’è un criterio qualitativo: musicalmente l’ospite mi deve piacere. Poi negli anni mi sono un po’ lasciato andare”. Ma la vera questione è la difficoltà per certi ospiti di partecipare a Propaganda live: “Noi siamo una trasmissione con una sua identità forte, il palchetto mette un po’ di soggezione anche a persone che fanno concerti per centinaia di migliaia di persone. Pelù è venuto contento di comunicare politicamente qualcosa, così anche Elodie. Altri, che non ti aspetteresti, non vengono. Perché il cantante, come l’attore, l’uomo di spettacolo, il calciatore, in teoria è di tutti. Ma quando prendono posizione io li apprezzo”. A proposito di ospiti e quote rosa, non manca un riferimento alla polemica suscitata dall’invito, poi rifiutato, a Rula Jebreal: “Se n’è parto molto, troppo, perché era tutto assolutamente pretestuoso. Rula era l’ospite principale chiamata a parlare della Palestina. Noi sbagliammo la comunicazione della puntata. Ma poi, in maniera pretestuosa, lei e quelli che le andarono dietro fecero passare il messaggio che ci fossero sette persone a parlare di Palestina. Il risultato fu che non si parlò di Palestina, che era la cosa che mi stava più a cuore”. E pensare che un mese prima a Propaganda live era andato il “Diversity Media Awards, un premio di inclusività. Non riconoscere il nostro cammino l’ho trovato ingiusto”.

Torna, nel discorso, anche l’esperienza della trasmissione nel periodo del lockdown, dalla scelta delle sagome in studio al rinunciare ai reportage: “Io potevo farli i reportage esterni, ma sono anche il conduttore della trasmissione e, andando in giro, avrei rischiato più di altri. Allora ho ritirato fuori il vecchio Tolleranza Zoro. Poi il mio stare a casa faceva immedesimare molto anche chi stava a casa. Al tempo stesso – dice – non abbiamo abdicato al racconto di fuori” attraverso i contributi inviati. Non nasconde orgoglio per il fatto che“ancora oggi in tanti ci ringraziano per la stagione di Propaganda fatta in quel periodo”. Le ultime due riflessioni riguardano la satira e le nuove generazioni. “Cos’è satira e cosa no? Non lo so. Penso – afferma – che sia una cosa soggettiva. L’autore di satira, ma l’artista in generale, penso che debba dare fastidio, essere urticante, non può essere accomodante”. Insomma, “un po’ di fastidio bisogna darlo, sennò diventi organico”.Infine, l’ammissione: “Le fasce generazionali che mi piace più intervistare sono quelle che arrivano fino ai 22-23 anni e poi quelle dagli 80 in su. Perché sono quelle che mi stupiscono e divertono di più, che hanno più cose da raccontare. Soprattutto, mi diverte tantissimo stare appresso ai giovani, è la cosa che mi piace di più in assoluto”.
Prima di consegnare a Diego Bianchi il Premio Partenope, dalla Impact! arriva una richiesta: dare risonanza alla storia di Mario Paciolla. “Richesta accolta”, promette lui.