Dispositivi nascosti per bypassare gli esami di guida

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La moda di presentarsi agli esami senza aver studiato, ma con dei dispositivi nascosti, sembra non voler passare. Ecco un altro 24 enne beccato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Milano che hanno fatto scattare la denuncia nei confronti di un giovane nigeriano speranzoso di superare l’esame teorico della patente senza aver studiato.

Il giovane, sospettato di probabile truffa, era stato segnalato ai carabinieri che si sono presentati nella sede della Motorizzazione civile del comune di Milano e che, a seguito di un controllo, hanno trovato il giovane in possesso di un telefono nascosto nelle mutande e di un auricolare ben nascosto nell’orecchio. Quest’ultimo dispositivo era così piccolo da aver richiesto l’intervento del 118 per la sua estrazione.

L’evoluzione di questi dispositivi bluetooth, infatti, sta evolvendo molto velocemente verso gadget sempre più piccoli e sempre più difficili da identificare.

Simile a quanto accaduto, è la storia della donna di 40 anni di origine indiana e residente nel comune di Istrana nella provincia di Treviso (VE) che, in seguito alla avvenuta segnalazione da parte dei funzionari della Motorizzazione Civile, alla vista dei carabinieri si è rimossa un auricolare bluetooth dall’orecchio e lo ha ingoiato. Trasferita al Pronto Soccorso è stata subito scartata l’ipotesi di pericolo di vita, permettendo così agli agenti di rinvenire anche un piccolo telefono, ben nascosto, al termine dell’indagine.

E come possibile non pensare anche al caso del 34enne di origine marocchine trovato in possesso di un vero e proprio “smart kit” dell’inganno durante l’esame della patente presso la Motorizzazione Civile di Pesaro e Urbino. La differenza, in questa situazione, consiste nel fatto che l’uomo è stato trovato munito di uno smartwatch con telecamera che permetteva di visualizzare il foglio con le relative domande. Sono così dovuti intervenire gli agenti della Questura che, al termine delle indagini, hanno scoperto un accordo tra un 59enne di Brindisi e l’esaminato per la modica cifra di 3.500 euro. Per i due soggetti è scattata ora la denuncia per tentata truffa aggravata, reato che prevede la pena della reclusione fino a 5 anni.

Sebbene questi casi possano sembrare casi eccezionali, sono invece ormai all’ordine del giorno le persone che si presentano ad una prova d’esame muniti di “trucchetti” tecnologici. Complice di questa moda è il numero di funzioni sempre maggiore presente nei dispositivi presenti sul mercato. È sufficiente pensare che un dispositivo come lo smartwatch Huawei GT 2 Pro è in grado di sostituire un telefono sia in termini di notifiche, che in termini di connettività, permettendo di avere sempre con sé una finestra sul mondo di internet e una biblioteca di informazioni impossibile da immaginare fino a un decennio fa.

Se da un lato la tecnologia e i suoi sviluppi permettono di essere più creativi nel proprio settore lavorativo, dall’altra permettono di essere creativi anche nei modi di bypassare gli esami richiesti durante i percorsi di studio. Questo richiederà una sempre maggiore attenzione nei confronti della “copiatura facile” da parte degli organi di controllo, per evitare di trovare un giorno le strade brulicanti di persone incapaci di leggere le giuste indicazioni stradali.