“Avete mai provato ad entrare in un tempio dorico e sentire che il silenzio non è solo assenza di suono, ma una presenza quasi tangibile? Oppure a sedervi in un antico teatro greco e scoprire che la voce, anche un semplice sussurro, arriva limpida e precisa fino a voi, come se lo spazio stesso fosse complice dell’attore? Gli antichi Greci non avevano microfoni né altoparlanti, ma possedevano la téchne: un sapere pratico e creativo che nasceva dall’osservazione e dall’esperienza. Con questa sapienza creavano spazi e interazioni tra architettura e paesaggio acustico. Entrare nel naos, la parte più interna di un tempio greco, dove era posta la statua del dio, significava oltrepassare una soglia sonora: fuori il caos del mondo, dentro un silenzio sacro e avvolgente. Silenzio e parola. Intimità e condivisione. Due facce della stessa arte. Per i Greci, costruire non significava soltanto erigere muri e colonne, ma plasmare esperienze sensoriali. Ed è forse questo il loro segreto: averci lasciato spazi che, dopo millenni, continuano a parlarci, con il silenzio dei templi e con la voce dei teatri”. Ad accompagnarci nell’affascinante viaggio tra i templi dorici di Paestum è il professore salernitano Fabrizio Barone, Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria dell’Università di Salerno, che dal 2020, con il professor Marco Casazza, sta portando avanti un’ interessante e innovativa attività di ricerca: “Stiamo esplorando le conseguenze funzionali delle geometrie dei templi dorici, considerandole come il prodotto di una conoscenza implicita basata sull’esperienza (téchne) espressa con un linguaggio geometrico, dove le proporzioni dei templi sono viste in relazione alle condizioni ambientali e, in particolare, ai venti e al suono, entrambi identificati nell’antica Grecia come pneuma. Partendo da un set di dati pubblicamente disponibile, che riporta la caratterizzazione dimensionale di 41 templi dorici distribuiti in diversi paesi del Mediterraneo, abbiamo innanzitutto evidenziato una regolarità geometrica delle proporzioni dei templi dorici attraverso un’analisi statistica e, successivamente, introdotto un modello vibroacustico geometrico, dimostrando che esistono direzioni di osservazione dei colonnati, pressocché identiche per tutti i templi, lungo le quali la spaziatura tra le colonne si annulla: il colonnato diventa per queste direzioni un muro, producendo un effetto schermante per il vento. Questo effetto, probabilmente voluto dagli architetti, si rivela in ogni caso pienamente coerente con l’antica téchne, conoscenza pratica basata sulla fusione di competenze intellettuali e manuali finalizzata al raggiungimento di specifici obiettivi funzionali in contesti diversi. Questi risultati, pienamente coerenti con la raccomandazione di Vitruvio di orientare le mura e di posizionare gli edifici in modo da proteggere le città dai venti dominanti e preservare la salute e il comfort urbano, sono molto evidenti nel caso dei templi dorici di Paestum, il cui allineamento è distinto dalla griglia urbana. Tutti e tre i templi principali – Atena, Hera I ed Hera II – sono paralleli tra loro, nonostante le differenze nella data di costruzione e nella posizione all’interno delle mura cittadine. È interessante notare che anche due templi dorici recentemente scoperti sul margine occidentale del sito, sebbene spazialmente separati dagli altri, condividono lo stesso orientamento, avvalorando l’ipotesi che tale orientamento in sé non è una coincidenza, ma una precisa scelta progettuale, che evidenzia la rilevanza dell’acustica geometrica nella costruzione dei templi dorici. Questa impostazione progettuale, di fatto classificabile nel contesto del patrimonio culturale immateriale, è avvalorata da un’analisi statistica relativa alle direzioni dei venti dominanti nell’area di Paestum, che giustifica un orientamento dei templi finalizzato a minimizzarne l’effetto forzante sul naos. I nostri risultati non indicano che gli antichi costruttori abbiano progettato esplicitamente queste strutture sulla base di principi acustici moderni, ma evidenziano effetti funzionali probabilmente radicati nella conoscenza esperienziale, la téchne. In sintesi, i risultati dello studio suggeriscono che il disaccoppiamento acustico e la schermatura ambientale dai venti dominanti fossero strutturalmente integrati nella progettazione attraverso una pianificazione geometrica. Piuttosto che interpretare le deviazioni dell’orientamento dei templi rispetto alla direzione est-ovest come anomalie, questo studio propone un nuovo esempio di progettazione adattiva alle condizioni specifiche del sito. Questo consente di vedere i templi dorici non solo come monumenti religiosi, ma anche come espressione di principi di progettazione funzionale plasmati da competenze sensibili al contesto”. Il professor Barone, noto per la sua attività di ricerca scientifica orientata nei settori della Fisica della Gravitazione e della Sensoristica, ha spiegato che la ricerca futura sui templi dovrebbe includere anche “specifiche misurazioni vibroacustiche sul campo e simulazioni numeriche avanzate per valutare la generalizzabilità di queste ipotesi e comprendere i legami culturali che hanno portato diversi architetti ad operare applicando analoghi concetti progettuali. Tali studi possono contribuire sia all’interpretazione che alla conservazione del patrimonio, rivelando come gli architetti antichi abbiano raggiunto la sofisticatezza funzionale attraverso la sola geometria che per i greci era un sapere quasi divino, capace di riflettere l’ordine del cosmo”.
Aniello Palumbo


Scopri di più da Gazzetta di Salerno, il quotidiano on line di Salerno
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.










































