Qualcuno ha suonato, l’eco della guerra, Il Novecento.

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La copertina di Blustudio dell’edizione Mutimedia di Baronissi reca il volto della memoria in bianco e nero. Poche immagini nel documentario proiettato nella Biblioteca Sena ieri sera. Sergio Jagulli, Giancarlo Cavallo, Raffaella Marzano sono i nomi degli artisti creatori dell’evento per la Casa della Poesia, svoltasi pressi la Biblioteca Sena del liceo F. Desanctis.

Izet. Nato a Doboj, 1930, Bosnia ed Erzegovina Repubblica Serba, Sarajevo 2 maggio 2002. Doboj. Comune e capoluogo di regione fervente di poesia per il Gruppo del ’54 fondato da Izet: l’eco della nuova poesia moderna nella Bosnia Erzegovina; altri gruppi nati negli anni ’60- ’70 riecheggiano nei ricordi della Bosnia con il nome di Izet. 1949 il primo libro di poesie di Izet, poi, la pietra miliare della poesia jugoslava: “Grigio Week end” , 30 raccolte di poesie, un’autobiografia. La lingua serba-croata si è arricchita di poesia e cultura, riunioni culturali grazie ad Izet, il poeta del Novecento, il migliore del paese; presidente onorario della Casa di Poesia e cittadino onorario della Città di Salerno. I sonoro del libro è la storia, l’eco delle voci e dei canti d’epoca, il racconto della casa della Poesia di Salerno, è il ricordo delle poesie lette dagli studenti e le immagini storiche, con il grigio dei ricordi che sbiadisce la memoria delle bombe, la guerra, i morti, le preghiere, il funerale. Tristi ricordi di guerra. Alfonso Gatto lo ricorda come poeta salernitano nel 1973 coe un “ uomo angelico, duro, ostinato, ottimista, d’umor nero. Erri De Luca dedica la prefazione del libro nella memoria: “Per Izet”, i ricordi del Novecento e le date delle poesie del ventennio passato. La gelosia del tempo trascorso, della poesia, incontri tra poeti è lecita per Enri. Il sincretismo di Russia, Germania, Francia, Spagna Italia, è il retaggio culturale. Nazim Hicìkmet, come Gatto, Esenin piangevano al sentire i ricordi di guerra, condividendo la parola comunismo tra bicchieri  colmi di ricordi. “Una specie di sorriso”, la voce del passato e di una donna. Magò ripresa da Claudio Magris. In Bosnia si costruiscono ponti beli come collane d’argento. Vincent è abbandonato dalla comunità.  Per rendere omaggio ad Alfonso Gatto l’evento del Desanctis con la Casa della Poesia e gli studenti: “ Non abbiate fretta di essere poeti” . “Scrivere prosa è invece un lavoro faticoso.” Fumavo”, “Se avessi scritto Guerra e pace sarei morti prima degli addii” Nel documentario proiettato scoppiano le granate, e l’eco risuona nell’aria tersa e grigia come la memoria culturale. Sarajevo è una conca bombardata, è l’eco della tragedia die morti. I tonfi di guerra rintoccano negli orologi del Tempo e imprimono la morte nei volti. Lo sguardo di Pietra delle statue come quello della donna dietro di lei, che era presente al funerale degli astanti. “ Ave Maria” piena di Grazia, “ Madre di Dio”, “ Padre Nostro”, l’evocazione di protezione nei santi per illuminare l’orrore della morte e commemorare il passato per un trapasso cristiano. L’eco delle poesie di Shakespeare risuona con le bombe nell’aria, un’ossimorico evento tra poesia e tragedia è nell’aria del documentario.

Ambra De Clemente