Un’importante reliquia: la mano destra di San Tommaso d’Aquino, conservata nella chiesa di San Domenico, a Salerno, viene rubata. Poco dopo, la mattina del 4 giugno del 1785, Padre Gregorio Longo, il Priore del convento di San Giovanni in Palco di Mercato San Severino viene trovato morto in uno dei confessionali della chiesa annessa al convento, con il viso completamente ricoperto di sangue e una vasta lacerazione sulla testa. Il furto della sacra reliquia e l’omicidio sono legati tra loro? A svelare questo mistero sarà il giudice, magistrato del supremo tribunale di Napoli, Gennaro Corelli, capo della prima ruota criminale della Gran Corte della Vicaria, protagonista del nuovo romanzo storico scritto dall’ingegnere Giuseppe Esposito, intitolato “La morte in convento” edito da “Stamperia del Valentino ”che sarà presentato, il 27 maggio, alle ore 17.30, presso la libreria “Imagine’s Book” di Luca Morra e Rosario Casolaro, dalla presidente dell’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita”, la professoressa Clotilde Baccari Cioffi, e dall’Onorevole Tino Iannuzzi. Alcuni brani del libro saranno letti dalla professoressa Clara Mattia Cuoco. “La musica ha il potere di placare gli animi in tumulto e di rasserenare”, è scritto nelle pagine del romanzo, e sicuramente sarà capace di diffondere armonia e serenità il tenore Marco Di Fiandra che interpreterà alcuni brani classici della Canzone Napoletana e romanze famose. L’avvincente romanzo di Giuseppe Esposito è ambientato, nel 1785, nel palazzo sede attuale del Comune di Mercato San Severino in Piazza Ettore Imperio, alle pendici della collina del castello longobardo, e a Salerno, nella chiesa di San Domenico, già antico monastero, dove ancora oggi è conservata la reliquia di San Tommaso d’Aquino : la mano destra del Santo donata alla famiglia dei Principi di San Severino. ” Dopo esser stata custodita dal 1288 nella Capella di Santa Maria del Castello dei Sanseverino nel 1317 alla morte di Teodora d’Aquino sorella del Santo il figlio Tommaso II donò la reliquia al Convento Domenicano di Salerno, oggi chiesa di S. Maria della Porta e San Domenico” – ha raccontato lo scrittore salernitano di origini napoletane – “Molti erano ancora convinti, sebbene si fosse in epoca assai lontana dal Medioevo, che il contatto con i resti dei santi o di Cristo stesso avessero proprietà curative o spirituali”. Esposito ha anche raccontato che il Convento di Mercato San Severino, attuale sede del Comune, in origine costituiva con l’attigua chiesa, un unico complesso monastico sede dell’ordine dei Domenicani con il titolo di San Giovanni in Palco:” A causa dei danni arrecati dal terremoto del 1694, dell’alluvione del 1725 e delle piogge torrenziali del 1746, che causarono l’inondazione delle campagne e delle abitazioni per lo straripamento del torrente Solofrana, il convento era ormai cadente. I frati avviarono nella seconda metà del XVIII secolo un grandioso programma di rinnovamento del complesso conventuale che assunse una nuova immagine, più aderente allo stile dell’epoca, e corrispondente all’attuale configurazione architettonica. Nel romanzo racconto che I religiosi forse non avevano preventivato opere così onerose per l’abbellimento della loro fabbrica e non disponevano di una solida situazione economica per portare avanti i costosi lavori. Mancavano quattro anni alla Rivoluzione Francese. Il clima anticlericale era piuttosto acceso ed era difficile ottenere finanziamenti. I Principi di San Severino non c’erano più e i frati chiesero alla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari presso la chiesa di San Domenico Maggiore l’assenso per ricevere in censo la somma di duemila ducati da ipotecare sulla rendita della masseria “la Starza” vicino Nocera. Ma proprio quando bisognava inviare un’ambasceria a Napoli per parlare di questo prestito il Priore del Convento dominicano viene trovato morto”. Il romanzo dell’ingegnere Esposito naviga tra realtà storica e fantasia. Corelli è uno dei tanti personaggi protagonisti dei romanzi di Esposito, raffigurati nelle bellissime copertine disegnate da Enzo Troiano, che vivono le loro storie in epoche passate, ma anche nella contemporaneità: “ C’è il commissario Giuseppe Esposito che vive le sue storie nell’attualità, negli anni 2000; poi abbiamo il Commissario Gennaro Acquaviva, agli inizi del 900 a Salerno ; il Commissario Ruffo, nei primi del 900 a Napoli; e Gennaro Corelli, alla fine del 700 a Napoli, Capo del Tribunale Supremo al tempo del regno di Ferdinando IV di Borbone nel Regno delle Due Sicilie”. Aniello Palumbo.
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