Desiderio infinito! Capitolo 16 (Parte quarta)

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«Poveraccio!» – esclamò Emily, chiaramente all’indirizzo di Adrianoo – «Neanche egli ha avuto una buona sorte. Ma il vero guaio è di quella sventurata ch’è morta…».
«E’ morta felice comunque; sapeva che Adriano l’avrebbe sposata».
«Dio mio, che peccato! E tu non hai più visto Adriano?». «No affatto. Gli spedimmo un cartoncino di condoglianze, firmando insieme io e Marco. Non so altro. Ma parliamo di te adesso. Come va con John?».
Emily sospirò profondamente, po disse come parlando tra sé: «È proprio vero che la felicità non esiste… Con John va bene. Non ho problemi finanziari, vivo in una villa stupenda, sono circondata da camerieri zelanti e premurosi. Ho anche due bambini. John mi ha fatto adottare due bambini di pochi mesi; quindi in casa ci sono due nurses, poi vi saranno due istitutrici, poi molti precettori e via di seguito…».
«Ti dà fastidio tutto questo?».
«Cara Valeria, il fatto è che John non vede dentro; non sa vedere dentro… Mi dà tutto quello che l’occhio materialmente può abbracciare, ma non mi sente veramente» – Poi guardando il viso sbalordito di Valeria, aggiunse: «Come dire? Non si accorge, peggio non ammette ch’io possa sentirmi sola, prigioniera del suo modo di vivere, della sua stessa ricchezza».
«Rimpiangi ancora Alfred» – rispose Valeria pensierosamente.
«Non so come spiegarti. Con Alfred mi sentivo completa, realizzata. Ci fossimo trovati alla presenza di un imperatore, per lui l’imperatrice ero io; io il centro del suo interesse e lo imponeva agli altri, come una cosa naturale. Con John, invece, mi sento sempre in minoranza. Quando mi introduce nel suo ambiente di alta classe, mi dimentica. Almeno io provo questa impressione. Non mi diverto mai, perché se accetto di seguirlo, mi sento ben presto umiliata ed anche infastidita di ascoltare per ore le scemenze che dicono tutte quelle dame impennacchiate. Inoltre gli uomini sembra che non abbiano altra preoccupazione che di sedurre le più belle signore della loro società. Se poi decido di non seguire John, egli diventa molto nervoso e si ritira tardissimo, quasi sempre ubriaco.
Un po’ di gioia me la danno i bimbi adottati, che già mi riconoscono e sorridono quando mi vedono. Ma che pensi che posso disporne come se fossero miei? Neanche per sogno! Sono le nurses a stabilire quando li posso vedere, toccare… Sono esse le vere padrone. Se mi lamento con John, si mette a ridere. Dice che va bene così, perché “così la mia Emily non si stanca”».
(Continua…)