Toni Capuozzo a Maiori: io, antimilitarista, sto con i marò, è una pessima pagina italiana.

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“Io sono antimilitarista, mio padre era un maresciallo della Polizia e quando ero giovane io bisognava essere e fare il contrario di quello che erano i propri genitori, ma con gli anni ho imparato che c’è un’unica religione a cui credere, quella dei fatti. Ed i fatti mi dicono che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non hanno ucciso i due pescatori indiani.” Esordisce così Toni Capuozzo, inviato del TG5, direttore del settimanale Terra! e con un passato da cronista di guerra su Epoca, ha raccontato quotidianamente sulle neonate testate di informazione dell’allora Fininvest la guerra civile nella ex Yugoslavia, la rasa al suolo di Sarajevo, e poi l’Afghanistan, l’Iraq, e tutti i principali fronti di conflitto degli ultimi anni, a Un Libro Sotto le stelle, la rassegna letteraria promossa ed organizzata dall’Associazione Meridiani insieme al Comune di Maiori, dove ha presentato il suo libro-denuncia Il segreto dei marò, edito da Mursia.

Proprio l’esser stato a contatto con uno dei due marò che lo scortava in Afghanistan nel 2006, ha fatto prendere a Toni Capuozzo la decisione di mettere il suo sdegno per questa vicenda nero su bianco: “Potete chiedere a tutti gli inviati di guerra delle testate di tutto il mondo, nessuno vi parlerà di militari italiani dal grilletto facile, eppure il 15 febbraio 2012 2 pescatori indiani vengono uccisi. L’imbarcazione su cui erano a bordo viaggiava in rotta di collisione con la Enrica Lexie, petroliera italiana sulla quale erano imbarcati anche 6 fucilieri del Battaglione San Marco in ossequio alla Legge La Russa. I fucilieri di turno in quel momento, erano circa le 16:30 del pomeriggio in India, erano Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. I due rispettano alla lettera le regole di ingaggio, dapprima mostrano le armi, poi sparano in acqua come avvertimento, infine colpiscono l’imbarcazione S.Anthony. La Enrica Lexie viene richiamata nel porto di Kochi, nello stato indiano del Kerala. Di qui inizia la vicenda. Credo sia stata una delle pagine più brutte della storia del nostro paese, in cui la nostra classe politica, nessuno escluso, fa una pessima figura. Queste cose tendiamo a dimenticarle, ma per questa vicenda all’Ambasciatore italiano in India fu imposto il divieto di espatrio, cose che credo non siano successe neanche nei peggiori regimi centrafricani o sudamericani. Ricordiamo che ad una prima analisi balistica i fori causati dai proiettili sparati furono ritenuti non compatibili con quelli delle armi in dotazione al nostro esercito, successivamente questa analisi fu ribaltata. Inoltre i nostri marò si trovavano ad un’altezza di 23 metri, sempre i fori dei proiettili risultano essere stati sparati alla stessa altezza del S.Anthony, quindi non dall’alto verso il basso. Ed infine, i proiettili hanno colpito lo scafo sul fianco opposto a quello che avrebbe impattato la Enrica Lexie. Sono cose agli atti e confermate anche dalle autorità indiane. Cosa è successo allora? Qui è venuta fuori tutta la faciloneria tipicamente italiana, la volontà di chiudere il caso in fretta, c’erano anche affari in ballo con l’India, come ad esempio una importante commessa con Finmeccanica. Ed anche le autorità indiane hanno strumentalizzato la cosa a fini politici. Ora il caso è al Tribunale del Mare di Amburgo, ci vorranno almeno un paio d’anni perchè si decida quale tribunale è competente, ma credo che un processo, e meno che mai un giusto processo, i nostri marò non lo avranno mai. La cosa che fa più rabbia è che questi due servitori dello Stato, non per convenienza ma per passione, non avranno mai giustizia, ed anzi continueranno a pagarne le conseguenze. L’ictus che ha colpito Massimiliano Latorre non può non essere considerato una malattia professionale. Eppure quando è tornato in servizio era felice, anche se finirà a timbrare carte in un ufficio. E’ responsabile tutta la classe politica, tutti tirano in ballo la legge La Russa, che effettivamente è una legge fatta con i piedi, e che ha generato un’enorme confusione sovrapponendo catene di comando diverse e non prevedendo neanche un minimo di coordinamento. Ma quella è una legge che è stata votata da tutte le forze politiche presenti in quel Parlamento. Ed anche i governi che si sono succeduti hanno dimostrato di essere dei dilettanti allo sbaraglio. I marò, come chi porta la divisa, sono personaggi scomodi, meglio mettere tutto a tacere. Meglio non mettersi contro l’India. Ed anche gli ultimi arrivi in Parlamento, dopo un iniziale interesse per la vicenda, hanno deciso di allinearsi al silenzio delle altre forze politiche. Vedete, oggi si parla di terrorismo, di guerra, di terremoto, sono giorni in cui vengono sconvolte le vite di persone qualunque, come due persone qualunque erano i marò. Ma in ogni paese, quando ci sono uomini che vestono la divisa, quella divisa rappresenta il loro paese, tutti i cittadini si schierano a loro difesa, in Italia questo non succede. Sono personaggi scomodi, come è scomodo questo libro, per paura di querele non ha voluto pubblicarlo Mondadori (io che sono giornalista Mediaset e normalmente i miei libri escono per Mondadori), idem Rizzoli e Chiarelettere (la casa editrice vicina al Fatto Quotidiano), ma finora niente di quanto ho scritto è stato smentito ed anzi è stato anche confermato dalle autorità indiane.”

Al dibattito hanno preso parte anche il Generale Sergio Cuofano, già comandante della Brigata Garibaldi dei Bersaglieri, che ha confermato come nelle missioni di guerra le forze armate italiane abbiano sempre interpretato gli ordini ricevuti alla luce del proprio ordinamento giuridico e che mai i militari italiani sono stati facili a premere il grilletto, e che il rientro della Enrica Lexie nel porto di Kochi è la più forte prova della buona fede italiana, così come l’inviato del Tg3 a Nairobi Enzo Nucci, che ha tracciato un parallelo con la vicenda del Cermis, quando nel 1998 un aereo militare statunitense, del corpo dei Marines, decollato dalla base di Aviano, volando a bassa quota praticamente per gioco, scommettendo una cassa di birra, tranciò di netto il cavo della funivia facendola precipitare e causando la morte di 20 persone. In quel caso gli USA richiamarono immediatamente i tre militari coinvolti, li sottoposero ad uno pseudo-processo e la pena si risolse di fatto nel congedo con disonore.

Il dibattito è stato moderato dal giornalista Rai Gianfranco Coppola. A rappresentare l’Associazione Meridiani Giuseppe Cortese, già comandante dell’Unità Opeerativa Vomero-Arenella della Polizia Municipale di Napoli. Ha salutato i partecipanti alla serata il Sindaco di Maiori Antonio Capone.

Un Libro sotto le stelle prosegue questa sera con Tre di una coppia perfetta di Micaela Palmieri e si conclude domenica con La via della penna e dell’ago – Matilde Serao tra giornalismo e letteratura di Donatella Trotta.