Caritas e non solo, tutta Salerno si mobilita per l’Ucraina.

Si sono mobilitati tutti per soccorrere la popolazione ucraina in fuga dalla propria terra unitamente  a tanti italiani, europei e non,  che in questo momento hanno bisogno di tutto. Dai generi alimentari, agli abiti,  alla biancheria, alle medicine e  tutto ciò  che può servire a chi è “ profugo”.

Salerno e la Campania si mobilitano con numerose iniziative. Eccone alcune  come  quella  della Fondazione Ambrosini presieduta da Tommaso Ferri . La Fondazione Rachelina Ambrosini ha inteso fornire assistenza igienico-sanitaria alle migliaia di profughi Ucraini arrivati al confine di Paesi amici e a un primo gruppo di bambini e ragazzi orfani (età 5 -18 anni) che stanno arrivando in Italia ospitati nel Seminario minore di Rubano della Diocesi di Padova, altri a Piacenza, Roma e Salerno.

I beni che occorrono sono: spazzolini da denti e dentifrici ,  bagnoschiuma e shampoo,  asciugamani piccoli e grandi (per doccia) ,  phone per capelli,  assorbenti , intimo maschile e femminile (canottiere e slip) ,  calzini.

La raccolta potrà essere consegnata presso la sede della Fondazione Ambrosini, alla via Luigi Cadorna n.6 di Venticano, giovedì 10 marzo dalle ore 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 17,30.  Per tutte le informazioni si può contattare la segreteria scrivendo a fondazioneambrosini@gmail.com.

La Caritas di Salerno a Via Bastioni raccoglie antibiotici, antinfiammatori, garze , siringhe .Nel quartiere  Pastena , sempre in città, è iniziata una raccolta di aiuto anche  per i soldati ucraini  presso un negozio ucraino,  sito all’angolo di Via  Giovanni Martina 4 (di fronte a supermercato Carrefour). Chiedono  medicamenti, bende, ovatta,  disinfettanti, cibo di lunga conservazione, vestiti e coperte.

E’ una guerra senza  confini, dove ognuno può fare la sua parte con la solidarietà, l’aiuto personale e collettivo. Perché farlo? Per sentirci vivi e utili, per evitare l’indifferenza, la passiva visione di  talk  con opinionisti, storici che  commentano senza  fare, senza intervenire  con  iniziative reali, concrete. Ognuno senza nessun obbligo militare o  d’altro tipo può invece partecipare  coinvolgendo amici,  scuole,  associazioni, enti pubblici e non per  sostenete un popolo in fuga come  tanti altri che  scappano per non morire, che  lasciano i propri figli andare  restando a difendere la propria terra.

Straordinario Marco Gallipoli che  simulando un gioco, quello di una maratona  chilometrica da vincere è tronato in Italia con i suoi due bambini lasciando la moglie in Ucraina,  impegnata nel volontariato lì nella propria terra . Si è inventato una gara per convincere i suoi figli a camminare per ore e ore nella neve,  pur di  superare  confini e barriere mentali e fisiche e salvarli qui in Italia. Eccoli i “ supereroi” del 2022, bambini,  che piangono e si disperano per paura di morire senza  capirne il perché e bambini che  corrono, camminano, giocano  perché sperano che tutto ciò finisca presto. Sono migliaia e migliaia  ancora lì nei bunker, nelle metropolitane ad aspettare che  tutto finisca, che i grandi facciano la pace, che si stringano la mano, che si abbraccino, che  piangano insieme  per chiedersi scusa  a vicenda in un gioco per nulla divertente,  senza né  vinti né  vincitori. Un  gioco troppo serio e  pericoloso che purtroppo non è un videogame ma una tragedia mondiale.

A Salerno hanno manifestato in tanti in una domenica fredda e glaciale colorata di giallo solare e di blu come il mare. C’erano tutti, bambini , uomini, donne, anziani, donne, tante donne che assistono i nostri anziani, tanti ragazzi che lavorano nelle nostre fabbriche e nei nostri campi, c’erano i politici di ogni partito e ogni colore, uniti stranamente e finalmente con un obiettivo comune senza guerre interne . Finalmente stanno forse ripensando alla futilità dei loro schieramenti, quelli di piccole appartenenze che difronte  al pianeta e alle guerre nucleari, atomiche  non hanno senso , né finalità. Le guerre aprono gli occhi  e il cuore a che  ai più integralisti e radicali, ma non vorremmo mai che  questo accadesse per  farci riflettere sulla nostra limitatezza umana e personale. Basterebbe guardare negli occhi questi bambini  disperati  che ancora  ci chiedono perché.

Inizia tutto giocando , da piccoli  la  lotta con l’altro per vincere in una competizione malata del nostro terzo millennio,  che rivive il medioevo  di un tempo  che ritorna, se il gioco diventa  solo la gioia della distruzione altrui. Si comincia da piccoli ad amare o ad odiare, a sopraffare o a collaborare , a  vincere o saper perdere per fare poi la pace. I bambini lo sanno e chiedono solo di  vivere  serenamente l’età più  gioiosa e difficile della  vita per poi  decidere d a grandi se abbracciare un fucile o un violino, se  partire o restare a difendere la propria casa, la propria terra  da chi invade e distrugge. Loro decideranno,  ma dipenderà da noi dove e cosa fare da grandi, dal nostro esempio di vita prima che sia troppo tardi prima di sentirci amici e nemici per scrivere un’altra pagina di storia  dolorosa o meno,  che loro pagheranno amaramente. Speriamo di no e iniziamo dai quartieri, dalle città, dalle province a dare una mano a  chi non  chiede nemmeno ma marcia, cammina, in questa maratona senza  premi nè traguardi.

Gilda Ricci