Marino (Unindustria): “Nuovo tariffario mette a rischio servizi sanitari”

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(Adnkronos) – "È doveroso richiamare i tre princìpi fondamentali su cui si fonda il nostro Servizio sanitario nazionale: universalità, uguaglianza e solidarietà". Sono "principi che hanno reso possibile la costruzione di un sistema sanitario tra i più inclusivi al mondo, con l’obiettivo di garantire livelli uniformi di assistenza su tutto il territorio nazionale, un accesso equo ai servizi per tutti i cittadini e una solidarietà fiscale a supporto del finanziamento del sistema”. Così Luca Marino, vicepresidente della sezione Sanità di Unindustria alla vigilia della pronuncia del Tar che si esprimerà domani sottolinea, in una nota, che il nuovo nomenclatore tariffario mette a rischio i Servizi sanitari". Come è noto "il nostro sistema sanitario si avvale, per evadere tutte le necessità assistenziali dei cittadini – continua Marino – delle strutture pubbliche e delle strutture private accreditate che, operando in convenzione con il Ssn, garantiscono le prestazioni alle stesse condizioni delle strutture pubbliche. Queste aziende, però, pur essendo parte integrante del sistema sanitario, restano realtà private con obblighi organizzativi e gestionali significativi: costi del personale medico e amministrativo, aggiornamento costante delle apparecchiature, spese di gestione degli immobili, utenze, imposte e il naturale rischio d’impresa. L’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario, il 30 dicembre 2024 – aggiunge – rappresenta un importante passo avanti per il cittadino, ampliando il numero di esami e prestazioni erogabili in convenzione. Tuttavia, questa riforma porta con sé un grave paradosso: le tariffe di rimborso, anziché essere adeguate al contesto attuale, sono state drasticamente ridotte, con tagli medi del 30% e in alcuni casi fino all’80%". Un paio di esempi su tutti – dettaglia la nota – una risonanza magnetica alla colonna che prima veniva rimborsata 231,60 euro, ora verrà rimborsata 133,20. Il comunissimo test delle Beta Hcg per la diagnosi di gravidanza prima rimborsato 9,98 euro ora 3,55. "L’impatto di questa riduzione delle tariffe è evidente – rimarca Marino – Le strutture private accreditate, di ogni dimensione, si troveranno presto nell’impossibilità di erogare numerose prestazioni – si stima che almeno 58 tipologie di esami saranno a rischio – perché rimborsate con tariffe inferiori ai costi medi di produzione".  Certo, "è vero che, in teoria, le Regioni potrebbero intervenire per colmare questo gap con fondi propri – osserva Marino – ma tale soluzione è concettualmente inaccettabile e strutturalmente insostenibile. Le Regioni in piano di rientro o in difficoltà finanziaria non saranno in grado di far fronte a questo onere, generando così inevitabilmente una sanità di serie A e una di serie B. Il rischio concreto è che vaste aree del Paese si ritrovino prive di presidi di cura di prossimità, veri e propri baluardi di assistenza primaria per i cittadini". Al vicepresidente di Unindustria Sanità "preme precisare che non si tratta di una mera rivendicazione economica. Come operatori della sanità, siamo consapevoli degli oneri e delle responsabilità che derivano dal convenzionamento con il Ssn. Tuttavia, ogni contratto deve rispondere a criteri di possibilità, liceità e sostenibilità economica. Le nuove tariffe, in molti casi – rimarca – rendono impossibile la prosecuzione delle attività, minando alla base l’equilibrio del sistema e il diritto dei cittadini a un’assistenza sanitaria uniforme". —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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