Medeae… da Euripide in poi venerdì 6 al Tempio di Nettuno di Paestum.

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Medeae_al_tempioLo spettacolo nello spettacolo. Un’occasione per i cittadini di scoprire il luogo che custodisce i resti dell’antica città greca. Con lo spettacolo “Medeae… da Euripide in poi” di e con Sarah Falanga, il teatro fa il suo ingresso nel Parco archeologico di Paestum per il Piano di valorizzazione nazionale del MIBACT  che prevede l’orario di apertura fino alle ore 22,30 ogni sabato dal 7 maggio al primo ottobre. in programma giovedì 27 agosto.

Nel titolo dello spettacolo il genitivo latino del nome (Medea, ae), ossia “di Medea” : un intenso e delicato susseguirsi, legato da un filo di sangue, di quanto la letteratura di ogni tempo abbia dedicato a Medea. Euripide, Seneca, Grillparzer, Anouilh, Alvaro, Pasolini, fino a Christa Wolf, sono compagni di questo viaggio teatrale verso Medea, per portare tutto quello che “di Medea” abbiamo imparato nei secoli.

È il viaggio di Medea, la visione “globale” del ruolo che questo personaggio ha avuto nel corso dei secoli. Euripide ha giocato sicuramente un ruolo decisivo. Infatti, fa da spartiacque tra due modi diversi di interpretare questa figura. Tutti gli autori di Medea sono stati di supporto al riadattamento del testo che va in scena leggero, lineare, moderno nell’essenza e nella messa in scena.

Parte del prologo, scritto di getto, in un sol fiato, pensando a quanto di Medea vi sia in ogni donna attrice e spettatrice:« io, Medea. E’ l’ultimo sguardo. Attraverso l’ultima stanza di questo palazzo che mi vide padrona, madre, tradita. Ora, la libertà! La libertà è l’esilio e la condanna a una missione suprema… Condanna di luce per l’eternità, per chi mi incontrerà. La luce di una scoperta. Scoperta e valore di una dignità. Esilio. Esilio. Esilio, si! Per ogni donna il racconto, la storia, il viaggio… Il meraviglioso sacrificio di un viaggio… Il mio castello, da ora in poi, è il mondo! Ed è affanno, è verità… E’ sofferenza di libertà… Ricomincia il gioco del dolore…”.(Sarah Falanga)

 

Sinossi

In scena sette Medee, che rivivono il tormento dell’uccisione come estrema ratio, fino a giungere all’epilogo che chiude il cerchio, che presagisce un nuovo inizio…il ritmo ininterrotto di un’esperienza che da secoli il personaggio è votato a donare al pubblico e dal quale non può esimersi (destino dal quale non può prescindere ed in questo ciclo v’è l’eterno tormento ,dal quale per sua stessa natura non può liberarsi nonostante l’estrema sofferenza di ogni spettacolo) .