Titina la magnifica, venerdì 16 al Diana in Sala Pasolini.

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Trianon Viviani

presenta

Titina la magnifica

con Antonella Stefanucci ed Edoardo Sorgente

drammaturgia Domenico Ingenito e Francesco Saponaro

regia e spazio scenico Francesco Saponaro

scene Carmine De Mizio

costumi Anna Verde

luci Gianluca Sacco

aiuto regia Serena Marziale

assistente ai costumi Daria Bonavita

direttore di scena Costantino Petrone

fonico Daniele Chessa

attrezzista Susi Schiappapietra

realizzazione scene Vincenzo Fiorillo e Paolo Immarrone

“Arrivare alla semplicità, all’umanità drammatica e bruciante, senza artificio ma con dignitosa aristocratica linea d’artista è cosa estremamente difficile, che esige enormi fatiche e grandi rinunce: ed io non so se ci sono riuscita”.                   

Titina De Filippo

Titina De Filippo è stata “artista dei superamenti”, ben oltre la condizione di compagna e sorella d’arte di Eduardo e Peppino.

“Talvolta mi piacerbbe essere soltanto una semplice donna” ha confessato in più di un’occassione.

L’arte e la famiglia sono stati gli ideali inscindibili della sua esistenza. Era un’artista autentica. Quest’innata vocazione, che la spinse a cimentarsi in molti campi, non l’abbandonò neanche negli ultimi anni della sua vita, quando il peso della malattia avrebbe dovuto obbligarla al riposo.

Personalità affascinante, ricca di interessi ma anche di private fratture esistenziali, ha saputo coniugare il suo sguardo indipendente a una poliedrica vivacità creativa. Si è confrontata con la nuova fisionomia assunta dalla donna contemporanea in un’intesa profonda con tutte le sue “personagge”.

Sin dagli esordi ha sentito la necessità di una “stanza tutta per sé” in cui sperimentare il suo particolare percorso di interprete tra teatro e cinema, di autrice di gustosi atti unici, soggetti cinematografici e sceneggiature, poesie, collage e olii.

Maestra d’arte al fianco di grandi compagni di scena, Titina è stata Filumena ma non solo Filumena, come cercò di rammentare in quello straordinario numero di varietà in coppia con Mario Riva per Il Musichiere della Rai nel 1959.

Per raccontarla – al riparo dall’orizzonte filologico e imitativo – è stata scelta la tecnica compositiva dei collage a lei tanto cara, lavorando per frammenti, sketch, poesie e squarci autobiografici, in una rapsodia che tratteggia la figura di una donna-artista che ha illuminato il panorama culturale italiano del Novecento.