La guerra di Nataliia: dall’Ucraina a Salerno

Natalia e Ruslan
Natalia ed il piccolo Ruslan |
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Poco più di vent’anni e un trascorso difficile: la storia di Nataliia, ragazza-madre fuggita dal conflitto in Ucraina per un futuro migliore.

In collegio a soli sei anni. L’Italia? Una salvezza

Un’infanzia difficile, genitori assenti con problemi legati all’alcool, tre fratelli a cui badare. Quella che a molti sembrerà la trama di un film, è invece la cruda realtà di Nataliia, classe ’95 di origini ucraine figlia adottiva del bel paese. «A soli sei anni ero già in collegio, ad otto la prima volta in Italia. A Salerno ho trovato la madre di cui l’alcool mi ha privata(la signora T.), così dal 2003 ho iniziato a venirci ogni anno, tre mesi l’anno: due in estate e uno a Natale». Così Nataliia racconta la sua prima volta in Italia e l’incontro con quella che lei definisce ‘una madre vera che mi vuole bene’ . Poi l’adolescenza, il ritorno definitivo in Ucraina, l’amore e la gioia più grande: il fiocco azzurro per il piccolo Ruslan nel 2020.

Solo due anni più tardi l’inizio del conflitto e un nuovo esodo

«Da quando la guerra è cominciata-racconta Nataliia- ho letteralmente perso il sonno: il suono delle sirene mi tormenterà per sempre. Mio figlio è tutta la mia vita, avevo costantemente paura che gli potesse succedere qualcosa. Dopo pochi giorni T., con cui sono sempre rimasta in contatto, ha fatto sì che potessimo partire per l’Italia e per questo le sarò riconoscente a vita. Dopo tre giorni di viaggio, il 18 marzo, finalmente mi sono sentita al sicuro nella mia casa adottiva… chi non ha vissuto determinate situazioni non potrà mai comprenderle, sapere che a pochi chilometri da te delle persone innocenti stanno morendo è straziante. Non fai altro che chiederti ‘e se domani toccasse a me?’. Il panico prende il sopravvento: non riesci più a ragionare, a mangiare, a dormire, pensi soltanto a scappare lontano, a salvarti, a sopravvivere».

Un’altra guerra: ‘ogni giorno mi chiedo cos’ho fatto di sbagliato’

«Pensavo che il peggio fosse passato ma mi sbagliavo. A distanza di due mesi la convivenza, complice la presenza di mio figlio, è diventata difficile. C’è poco spazio, stiamo stretti. Il bambino non può girare liberamente per casa. Devo tenerlo in braccio o nel passeggino se voglio evitare litigi. Cerco casa da un po’ ma il fatto che io abbia un bambino e sia ucraina fa storcere il naso a tanti. Spero di riuscire a trovare una sistemazione quanto prima, la situazione sta diventando ingestibile. Fortunatamente ho trovato lavoro velocemente ma non reggerò ancora a lungo, ho bisogno di tranquillità. Ogni giorno mi sveglio e non so cosa succederà, mi sembra di essere arrivata in un’altra guerra. La sera mi chiedo in lacrime cos’abbia fatto di male per meritare tutto questo». Un appello, quello di Nataliia, rivolto a tutta la comunità salernitana che già in passato ha dato prova di grande generosità accogliendola nel migliore dei modi. «Nonostante tutto vorrò sempre bene a T., che sarà sempre la mia ‘vera’ mamma. Adesso vorrei solo un po’ di tranquillità». Queste le parole conclusive della ragazza.