Il procuratore della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli al “Rotary Club Salerno”.

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“Non ci si può accorgere della presenza delle mafie solo quando se ne diventa vittime, perché a quel punto è troppo tardi: significa che le mafie hanno già avuto la possibilità di insediarsi e radicarsi sul territorio”. Ad affermarlo è stato il Procuratore Capo della Repubblica di Salerno, il dottor Giuseppe Borrelli, che è stato protagonista dell’incontro organizzato al “Circolo Canottieri Irno” dal “Rotary Club Salerno”, presieduto dal Cavalier Tony Ardito che ha voluto che si parlasse di un argomento di grande interesse come quello delle mafie  che pervadono i territori, in alcune aree in particolare . Il Procuratore napoletano ha approfondito il tema delle mafie incentrandolo  sul territorio salernitano:” A Salerno ci  stiamo sforzando di controllare la criminalità organizzata cercando di riportare, dopo gli anni 90, un po’ di know-how delle indagini sulla criminalità organizzata. Nell’Agro Nocerino Sarnese c’è una criminalità organizzata tradizionale: forte, autoctona, con insediamenti autonomi. Non è vero che l’Agro Nocerino Sarnese è territorio di scorrerie di organizzazioni criminali napoletane. Nella città di Salerno ci sono gruppi criminali prevalentemente dediti al commercio di sostanze stupefacenti che operano in contrasto tra di loro, anche con atti violenti: sparatorie, attentati. Nel porto di Salerno, nel corso degli ultimi dodici mesi sono stati sequestrati 400 chili di cocaina attraverso attività d’indagine di carattere assolutamente tradizionale in quanto nel porto di Salerno  non si riesce ad avere  uno  scanner di ultima generazione che consente l’ispezione dei container  e di rilevare la presenza di droga. Sono convinto che le modalità attraverso  cui stiamo lavorando porteranno,  in tempi ragionevoli, alla comprensione,  in particolare, dell’esistenza in questa provincia  di fenomeni criminali  che sono del tutto sovrapponibili a quelli napoletani, a volte anche  più sofisticati”. Procuratore Borrelli la drammatica situazione che sta vivendo la popolazione di Ischia ci porta inevitabilmente a parlare di abusivismo edilizio: c’è un rapporto tra abusivismo edilizio e criminalità organizzata? “ A Ischia, dove  accorsi  cinque anni fa, quando ci fu il terremoto,  come Procuratore Aggiunto,   c’è una situazione differente: lì  non c’è un abusivismo imprenditoriale , ma un  fenomeno di piccolo abusivismo, di seconde case,  consolidatosi negli anni , a cui le amministrazioni locali,  per i soliti motivi , presenti anche in Provincia di Salerno: sulla Costiera Amalfitana e nel Cilento,  non hanno fatto seguire degli abbattimenti ,procedendo invece alla regolarizzazione di questi immobili,  facendo così proliferare l’abusivismo edilizio  che  di fatto distrugge il territorio”. Il  rapporto tra abusivismo edilizio e criminalità organizzata, invece, è un rapporto di antica tradizione a Napoli: il quartiere di Pianura è stato quasi interamente costruito, negli anni 70 e 80,  da imprese che erano riferibili a una organizzazione camorristica del territorio”.  Dottor Borrelli, come si sono trasformate nel tempo le organizzazioni criminali, soprattutto quelle meridionali? “ Le più importanti  organizzazioni criminali meridionali hanno progressivamente  abbandonato le forme di attività che  richiedano  l’uso della violenza e delle armi;  i settori delle estorsioni , del traffico di droga, e operano  esclusivamente in settori economici, che non sono solo  quelli degli appalti, ma anche quelli del turismo, della vendita di abbigliamento, dei supermercati, della ristorazione,  anche di eccellenza, godendo di una posizione di  supremazia sul mercato che deriva innanzitutto dalla disponibilità originaria di capitali che si sono formati illecitamente  e alla possibilità di ricorrere,  per l’intimidazione, a gruppi criminali insediati sul territorio che sono stati legittimati a fornire  la loro forza militare. Dopo le stragi di mafia del 92 la criminalità organizzata ha compreso che la condizione necessaria al suo proliferare fosse costituita dal diventare silenziosa . Il punto è comprendere se questo silenzio si accompagni a un venir meno della loro pericolosità: le mafie non sono più diventate un fenomeno di turbamento dell’ordine pubblico.   Anche quando agiscono in forme imprenditoriali,  le organizzazioni criminali operano in un regime di alterazione della concorrenza  e del libero mercato per cui sono un fattore di sottosviluppo e non di sviluppo del territorio”. Com’è cambiato, invece, il modo di indagare sulle mafie?  Attualmente stiamo cambiando l’oggetto  dell’intervento giudiziario: dalla persona al patrimonio: si persegue non più  e non soltanto la persona che commette reati, ma si persegue il patrimonio che a quella persona fa capo e che viene immesso sul mercato per alterare le ordinarie   condizioni in cui il  mercato si svolge. E’ compito delle classi dirigenti di mantenere viva l’attenzione tra la criminalità organizzata, in particolare di quello che è l’intervento di questa criminalità nell’economia, e le condizioni di sviluppo di larga parte del Paese”. Procuratore, grazie ai fondi Pnrr, stanno arrivando molti soldi al Sud. Quali strategie state adottando per evitare che le mafie s’inseriscano nei progetti per i quali saranno utilizzati questi fondi? “ Si stanno monitorando costantemente i fenomeni di criminalità organizzata: questi fenomeni  sono permanenti e quindi legittimano questo monitoraggio costante attraverso il quale  i reati vengono scoperti mentre vengono compiuti, anche prima che vengano compiuti, o subito dopo, prima che vengano elevate  le barriere. Lo stesso atteggiamento lo stiamo avendo per quanto riguarda i rilevanti flussi di denaro  che stanno per arrivare in Campania e nella provincia di Salerno in particolare”.

Aniello Palumbo