Fondrie Pisano, Comitato Salute e Vita scrive ai vertici CGIL e FIOM.

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logo Associazione Salute e Vitapubblichiamo la lettera che il Comitato Salute e Vita ha scritto ai massimi vertici CGIL e FIOM in merito alla questione delle Fonderie Pisano denunciando gravi mancanze da parte della CGIL locale sulla mancata osservanza delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

Dott. Susanna Camusso
Segretario Generale CGIL
Segreteria Nazionale
Dott .Landini Maurizio Segretario nazionale Fiom -CGIL
Segreteria Nazionale Fiom
e p.c.
Segretario regionale CGIL
Segretario Regionale Fiom – CGIL
Segretario Generale CGIL Salerno – dott. Di Serio Maria
Segretario Provinciale Salerno FIOM -CGIL

Oggetto: Gravi mancanze CGIL locale in merito alla mancata osservanza delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro presso le Fonderie Pisano (Salerno)

Egr. Dott.ssa Camusso, Egr. Segretari

ci permettiamo di contattarvi direttamente in merito alla vicenda in oggetto in quanto riteniamo che la sezione della CGIL Salerno abbia avuto un comportamento non conforme ai principi che muovono il vostro sindacato nella tutela della salute e delle condizioni di lavoro degli operai della Fonderia Pisano. L’atteggiamento di alcuni vostri rappresentanti sul territorio è diventato ancora di più intollerabile alla luce delle ultime vicende che hanno interessato la Proprietà Pisano. Al fine di chiarire meglio la situazione qui di seguito sono riportati alcuni recenti fatti salienti. Il Comitato Salute e Vita e l’Associazione Salute e Vita da anni si battono per garantire la tutela della salute dei cittadini di Salerno e della Valle dell’Irno, nonché dei lavoratori che prestano la propria opera all’interno della Fonderia Pisano, sita in Via dei Greci a Salerno, così come testimoniato anche dagli incontri avvenuti con la CGIL nel 2014. Tali finalità ben si sposano con quanto riportato nello statuto della CGIL: “La CGIL afferma il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute, alla tutela sociale…”

Premesso che

fonderie_pisano_salerno– La Fonderia Pisano è ospitata in un vetusto fabbricato risalente al 1961 che insiste su un’area densamente abitata che dal 2006 è stata convertita dal Comune di Salerno ad area residenziale Cr1 PUC 2006 . L’impresa è stata oggetto di diversi procedimenti giudiziari. Si ricorda ad1 esempio la sentenza N. 415/2007 del Tribunale di Salerno, in cui la proprietà ha patteggiato la pena per i seguenti reati: abbandono di rifiuti speciali pericolosi; scarico di acque industriali nel fiume Irno e senza essere in possesso dell’autorizzazione; superamento dei limiti soglia per piombo, rame e zinco; scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta; realizzazione d’impianti produttori di fumi in atmosfera senza essere in possesso dell’autorizzazione prevista, emissioni di gas e polveri atti a molestare le persone presenti in zona.

– La sentenza N. 314/2015 del Tribunale di Salerno sancisce il patteggiamento per la mancata osservanza di norme per la sicurezza dei lavoratori ed, “anche per via di un vetusto ed inadeguato sistema di captazione dei fumi di produzione” l’emissione di fumi contenenti polveri di natura cancerogena (“materiale particellare a base di piombo e cadmio, composti organici volatili (COV) contenenti, tra l’altro, monossido di carbonio, anidride carbonica, solventi aromatici, anidride solforosa”) provenienti dall’impianto dichiarato “assolutamente incompatibile con il contesto urbano nel quale è inserito”.

– Nell’area interessata dalle emissioni della Fonderia si riscontra un’incidenza anomala di tumori (alcuni definiti rari), malattie respiratorie, linfomi e leucemie nei lavoratori (che però sono molto restii a denunciare) e nella popolazione, anche in soggetti dalla giovane età. A tale proposito si fa presente infatti che su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno il Comitato ha provveduto recentemente a raccogliere e a consegnare alla stessa i dati riguardanti i decessi e le patologie tumorali che in qualche modo possono essere riconducibili all’attività della Fonderia Pisano.

Ad oggi sono in corso due indagini che hanno come oggetto le Fonderie Pisano. La prima riguarda la questione ambientale, la seconda la questione sanitaria. Da qui, il susseguirsi di notizie di gravi inadempienze da parte della Proprietà Pisano ha disegnato un quadro allarmante dell’inquinamento prodotto dalle Fonderie, nonché delle condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento. Ricordiamo infatti che nel corso delle ultime settimane sono emerse le seguenti gravi criticità:

1. la mancanza del “Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)” in violazione di quanto riportato nel TU 139/2006 integrato dal DPR 156/2011 come da pratica VV.F.N. 21587 (Registro Ufficiale Prot. N. 5695 del 22/03/2016). Pertanto è palese come all’interno della Fonderia non vengano osservate le norme poste a tutela dell’incolumità fisica di tutti i dipendenti dell’azienda. Inoltre si sottolinea come la mancanza del CPI metta seriamente a repentaglio non soltanto la sicurezza dei lavoratori che prestano la loro opera all’interno della Fonderia, considerato che tale luogo di lavoro è intrinsecamente ad elevato rischio di incendio, ma anche la popolazione circostante considerato che tale luogo di lavoro è intrinsecamente ad elevato rischio di incendio e il contesto urbano in cui lo stabilimento è inserito. Tale mancanza porta alla mente la triste vicenda degli operai della Thyssenkrupp: anche in quel caso mancava il CPI.

2. decreto di diffida e conseguente sospensione delle attività della Fonderia da parte della Regione Campania (Prot. 2016 119396 del 19/02/2016) a seguito di una ispezione dell’ARPAC di Caserta così come richiesto dall’autorità giudiziaria. Come si evince da tale documento l’impresa ha lavorato anche negli ultimi anni, seppur in possesso dell’AIA, senza rispettare tra le altre le norme in tema di smaltimento di rifiuti, produzione di fumi, sversamenti nel fiume Irno in totale dispregio delle regole del rispetto delle BAT. Destaenorme preoccupazione e sdegno il dover riscontrare come alcune delle violazioni riscontrate durante i sopralluoghi dell’ARPAC sono esattamente le stesse per cui i Pisano hanno patteggiato con una sorte di ammissione di colpa nei precedenti processi.

3. a seguito della diffida di cui al punto precedente, “alla luce delle gravi e numerose criticità emerse nella relazione ispettiva del Dipartimento ARPAC di Caserta”, è stata avviata la procedura di riesame dell’AIA da parte della Regione Campania (Prot. 2016 0209146 del 24/03/2016). In tale documento si legge come sia necessario apportare “modifiche sostanziali all’istallazione, con la rivalutazione dell’impatto globale del progetto sull’ambiente, nel contesto urbano determinatosi con la forte urbanizzazione dell’aerea dove è ubicato, con risvolti anche di tipo socio-sanitario”. E’ di queste ore la notizia del ricorso al T.A.R. in merito al suddetto decreto, circostanza che appare una tacita conferma dell’impossibilità e/o della non volontà di effettuare “un revamping complessivo dell’istallazione, al fine di raggiungere la massima funzionalità, superando i limiti tecnologici riscontrati e integrando il progetto originario con soluzioni attuali e all’avanguardia”, così come prescritto dalla Regione Campania.

4. successivo decreto di diffida e conseguente sospensione delle attività della Fonderia da parte della Regione Campania (Prot. 2016 0288004 del 27/04/2016) in quanto perdurano a tutt’oggi le gravi violazioni concernenti lo smaltimento dei rifiuti prodotti, dei fumi emessi in atmosfera, degli scarichi nel fiume Irno, nonché la veridicità degli autocontrolli prodotti dalla ditta.

Tutto questo non fa che confermare ancora una volta che la proprietà Pisano ha lavorato e intende ancora lavorare in totale spregio della legge sia per quanto riguarda le norme ambientali che della sicurezza dei lavoratori e che, come dimostra il decennale ritardo nel trasferimento della Fonderia, e il recente ricorso al TAR non ha alcuna intenzione né di delocalizzare lo stabilimento, né tantomeno di investire importanti somme di denaro per modernizzare l’impianto oggettivamente obsoleto. Come riportato dai verbali redatti dall’ARPAC pertanto perdurano “situazioni connotate di immediato pericolo e danno per l’ambiente e la salute pubblica”.

In questo inquietante contesto riteniamo emergano enormi responsabilità della CGIL locale. In particolare ci chiediamo cosa abbia fatto concretamente la CGIL per monitorare che all’interno della fabbrica venissero rispettate le norme per la sicurezza dei lavoratori. Dall’accertamento dei reati che hanno portato al processo conclusosi nel 2015 (in cui ricordiamo la CGIL non si è costituita parte civile) non ci risulta ci siano stati interventi per la messa in sicurezza del luogo di lavoro.

Basti pensare che nessun operaio avesse mai seguito un corso prevenzione incendi e nessun dipendente era stato designato quale addetto alla lotta antincendio come previsto dall’attuale normativa sulla sicurezza dei lavoratori cfr DL GF 8108, DM 10-3-1998 o che, come si evince da alcuni servizi giornalistici mandati in onda dalla emittente locale Telecolore, gli operai lavorano tutt’ora all’interno della fonderia senza i necessari ed idonei dispositivi di protezione individuale. Questo solo a titolo di esempio, perché si potrebbe ancora sollevare la questione della mancata captazione delle polveri all’interno dello stabilimento, della movimentazione di muletti non idonei alla circolazione stradale su strade a scorrimento veloce con attraversamento di doppia striscia continua, dell’accertamento dell’incidenza delle malattie professionali all’interno dell’azienda.

Il segretario Anselmo Botte si difenderà dicendo che da anni il sindacato si batte per la delocalizzazione dell’azienda. Ebbene, noi riteniamo che nessun atto concreto della CGIL sia stato compiuto anche in questo senso e che non si sia andati oltre allo slogan. Inoltre denunciamo conforza che le maestranze non sono state messe a conoscenza delle patologie che posso scaturire da un’attività lavorativa che si svolge in violazione delle norme poste a presidio della salute, né di quelle che nel tempo hanno colpito diversi lavoratori dell’azienda. Ebbene, soltanto la conoscenza può aiutare ad operare in modo consapevole. Per troppo tempo si è nascosta la verità, si è cercato di celare quelle che sono le responsabilità trincerandosi dietro false promesse o silenzi imbarazzanti.

Denunciamo inoltre che in nella delicata situazione attuale si registrano delle dichiarazioni imbarazzanti da parte dello stesso Anselmo Botte, che fanno eco alle stesse espresse dalla Proprietà Pisano e cioè la necessità di una riapertura entro 10 giorni.

Tali proclami appaiono fuori luogo, in quanto come emerge dalle ultime relazioni della TASK FORCE ARPAC perdurano le stesse violazioni riscontrate durante i sopralluoghi che hanno portato alla prima diffida e conseguente chiusura, e che noi riteniamo sono state perpetrate negli anni. Questo perché, nonostante i proclami della Proprietà Pisano e della CGIL, lo stabilimento in questione è oggettivamente inadeguabile al rispetto delle attuali norme ambientali, come tacitamente ammesso con l’ultima richiesta di ricorso al TAR. Riteniamo che tale atteggiamento sia di nocumento anche per il lavoratori, che di nuovo non vengono correttamente informati circa la reale gravità della situazione all’interno dell’opificio.

Le perplessità espressa in questo nostro documento trova riscontro nel recente editoriale pubblicato nella data altamente simbolica del 1 Maggio dal quotidiano locale “La Città” a firma delsuo direttore Stefano Tamburini che alleghiamo alla presente, invitandola a leggerlo con attenzione.

Si richiede pertanto urgentemente

– una vostra visita presso la Fonderia Pisano insieme alla rappresentanza sindacale CGIL all’interno della fabbrica del responsabile sicurezza Sig. Angelo Clemente (che troppo spesso fa dichiarazioni che lo fanno identificare con la proprietà invece di difendere l’incolumità dei lavoratori, nascondendo anche agli stessi componenti del comitato la mancava del CPI ) allo scopo di verificare personalmente le cose che abbiamo elencato e per vedere con i propri occhi quanto sia obsoleta la fabbrica, nonostante le modifiche imposte recentemente che non risolvono le gravi criticità riscontrate così da poter verificare quale sia il livello di sicurezza all’interno dell’azienda.

– un incontro congiunto con il Comitato la CGIL Salerno e i vertici nazionali a garanzia di un percorso trasparente, in modo da chiarire in un confronto aperto le responsabilità del vostro sindacato.

Confidando in un vostro interessamento, si porgono cordiali saluti.

Salerno, 28 5 2016 il “Comitato Salute e Vita”, e comitatosaluteevita@hotmail.it

Il presidente Lorenzo Forte