Il messaggio pasquale del Vescovo di Vallo: il volto di Gesù risorto è la certezza della salvezza.

Mons. Ciro Miniero Vescovo di Vallo della LucaniaIl mistero pasquale consiste nel passaggio da questo mondo, attraverso una comunione nell’obbedienza del Figlio, verso un mondo nuovo, dominato dallo Spirito, nella gloria della risurrezione presso il Padre (cf Gv 13,1; Fil 2,6-11).

Questo passaggio già è avvenuto in Cristo e in Maria: è quel passaggio che interessa ancora tutte le altre membra del suo corpo mistico.

Il suo compimento avverrà alla fine della storia, quando il Figlio di Dio, Cristo, ritornerà nella gloria “per giudicare i vivi e i morti”.

L’azione liturgica per il cristiano non ricorda un avvenimento passato,  ma attualizza l’atto salvifico; quell’atto di salvezza che prosegue e influisce sulle membra del corpo di Cristo. La liturgia, dunque, fa presenza e anticipa il ritorno del Signore.

La partecipazione alla Pasqua è attesa e contributo alla venuta del Figlio di Dio.
Con la Pasqua l’umanità viene associata alla nascita divina di Cristo.

L’adesione del cuore al “passaggio” del Signore non è un fatto individuale, ma coinvolge la Chiesa nella sua universalità per mezzo dei gesti sacramentali.

Il Vescovo di Vallo della Lucania, Mons. Ciro Miniero, in prossimità della Santa Pasqua di Nostro Signore, invia il su messaggio augurale ai sacerdoti, ai religiosi e alla comunità cristiana della Chiesa del Cilento.

Nel farlo, con amorevole paterno cuore, parte dal richiamo del Pontefice: “Esortati, quest’anno, dal Messaggio del Santo Padre, Papa Francesco, a vivere la Quaresima come  “un tempo di grazia” (2 Cor.6,2) per vincere con la conversione all’amore di Dio “l’indifferenza verso le sofferenze e le ingiustizie che subiscono tanti nostri fratelli”, nello stesso spirito, ci prepariamo a celebrare la Pasqua del Signore, morto e risorto per “aprirci definitivamente la porta tra Dio e l’uomo, tra la terra e il cielo.”

Sono tre i punti fondamentali che Mons. Miniero mette in rilievo nella sua nota augurale: la funzione di collegamento dell Chiesa fra Dio e l’uomo; la Pasqua come momento di conversione e di coraggio nell’azione comunionale e della condivisione; l’opera dell’uomo e il suo esito
salvifico s’identifica nella figura della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo.

“La Chiesa, sostiene Mons. Miniero,  come popolo di Dio, è la mano che tiene aperta questa porta. La Chiesa asserisce, è depositaria dei doni dell’immenso amore che il Padre ci ha rivelato nel suo Figlio Gesù. La Chiesa è, infatti, la dispensatrice delle cose sante da partecipare ai lontani, ai poveri, ai deboli ai piccoli, ai…Lazzari seduti davanti alle porte di casa chiuse. (Lc. 16,19-31) ; è la mano che apre la porta per far entrare Dio nella vita di tanti che devono fare i conti con i dubbi, i fallimenti, le incertezze, e far scoprire  loro che ci si può fidare di Lui! Di fronte ad una società che sembra aver smarrito il riferimento a Dio, il S. Padre ricorda ad ogni cristiano che il Vangelo, vissuto e testimoniato in prima persona, può essere sorgente di vita  nuova, come ci dimostra la risurrezione di Cristo, evento centrale della nostra fede. La Chiesa, prosegue il presule sottolineando poi le parole del Santo Padre, deve seguire Cristo sulla strada che conduce ad ogni uomo…Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto. Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro”.

Miniero nel suo messaggio invita a scoprire nella Pasqua un invito al coraggio della comunione e della condivisione: “Rendere migliore la vita degli altri: è il segno distintivo di ogni cristiano. E’ la misura ideale della fede nella risurrezione. Tutti i problemi che oggi ci agitano: la povertà, la crisi, l’accoglienza, sono i banchi di prova della nostra fede nel Risorto, perché ci obbligano a metterci in discussione ogni giorno. La vita risorta si nasconde nella vita quotidiana e si manifesta orientandosi verso l’alto, lasciandosi affascinare dal pensiero della risurrezione piuttosto che dalla rassegnazione – come capita spesso – alla morte”.

La sollecitazione conclusiva del Vescovo, prima della chiosa augurale a tutta la cara Comunità diocesana per la S. Pasqua, è il richiamo alla Salvezza.  E la certezza del dato salvifico cristiano si identifica nel volto del Cristo che partecipa la Passione e la Risurrezione. “La salvezza ha il volto del Crocifisso Risorto, afferma Miniero. La salvezza che Gesù annuncia, non possiamo ridurla al sol annuncio della…tomba vuota!. Gesù è soprattutto Colui che è venuto a vincere il peccato e la morte e a fare di tutti gli uomini una umanità filiale nei riguardi del Padre, e fraterna nei confronti dei propri simili. A Gesù interessa che tutto quanto l’uomo sia salvo: per questo risuscita dai morti, guarisce gli ammalati, sfama la folla, accoglie e predilige i poveri e gli oppressi, le persone che non contano, condanna l’ingiustizia e l’oppressione,
incentra la vita etica sull’amore, insegna a perdonare rompendo la logica dell ”occhio per occhio, dente per dente”: “Avete inteso che fu detto…Ma io vi dico…” ( Mt. 5,38). Davvero la Risurrezione inaugura una “umanità nuova”, non solo nella sua dimensione escatologica, ma garantisce “un avvenire possibile” agli uomini e alla loro storia. Illuminati dalla luce della Pasqua, portiamo, soprattutto noi Sacerdoti, il profumo di Cristo Risorto nella solitudine, nella miseria, nel dolore di tanti nostri fratelli, ribaltando la pietra dell’indifferenza”.

Sant’Agostino, il grande Vescovo, in linea col dettato di Mons. Miniero, cancellava la disperazione dal cuore dei suoi fedeli: “La risurrezione del Signore è la nostra speranza”. Cristo, dunque, è risorto per offrirci la speranza. Ci piace ricordare che la Risurrezione non è una teoria, ma è un evento unico e irripetibile. Ci piace umilmente rafforzare le parole del Vescovo additando San Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19).

Il crepuscolo del mattino della Santa Pasqua mette la primavera al cuore del mondo, apre l’uomo alla dimensione dell’eternità e questo è l’annuncio del Vangelo. La Pasqua, dunque, non è solo storia, ma l’inizio di una nuova condizione.

Emilio La Greca Romano