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La vera storia di Patricia Deegan, affetta da schizofrenia, raccontata al “Rotary Club Salerno”

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“Io sono una persona, non una malattia!” Ad affermarlo con determinazione, quasi con rabbia, è stata Giada Zuccarino di Lancusi che ha interpretato, con grande bravura e professionalità, la dottoressa Patricia Deegan, una famosa Psicologa Clinica e ricercatrice statunitense che all’età di diciassette anni scopre di essere affetta da schizofrenia. La dottoressa Zuccarino è stata la protagonista del cortometraggio “Patricia, una storia vera” realizzato con amore e passione dalla regista salernitana Maria Giustina Laurenzi, la cui introduzione è stata affidata alla famosa scrittrice Dacia Maraini:” I ragazzi disturbati che hanno partecipato alla realizzazione del cortometraggio hanno dimostrato di avere una grande creatività: sono veramente straordinari “. Il video è stato realizzato al termine del progetto “Gea presenta Recovery in scena” dalla “Cooperativa Sociale Gea” con il sostegno della “Fondazione Alta Mane Italia” presso il Centro per gli Esordi psicopatologici dell’Asl Salerno “Guazzabugli” di Mariconda.

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Nel cortometraggio la giovane Giada Zuccarino racconta di  Patricia Deegan, figlia di una numerosa famiglia di operai,  che un giorno, quando frequentava il liceo e sognava di diventare un’insegnante di ginnastica, mentre era in palestra  a giocare a basket, si accorge  di non riuscire più a coordinare i movimenti, di non riuscire più a prendere la palla che le cadeva dalle mani:” Da quel giorno tutto intorno a me sembrò minaccioso e io avevo paura” – dice nel filmato Patricia, interpretata da  Giada Zuccarino – “Gli adulti del mio paese cominciarono a pensare che fossi impazzita e mi ritrovai così nell’ascensore di un ospedale psichiatrico accompagnata da due infermieri in camice bianco. Dopo dieci giorni in reparto lo psichiatra mi diagnosticò di avere la schizofrenia e che avrei dovuto curarmi per tutta la vita, così come fa un malato di diabete, e quindi avrei dovuto adattarmi a vivere una nuova vita. Adattarmi? Questa è una cosa che una diciassettenne non vorrebbe mai fare. Prima ero una persona in tutta la sua interezza e ora ero una persona malata, lesionata, pur essendo ancora io: ero una schizofrenica, ma la mia rabbia, la mia voglia di affermare la mia dignità, erano il segno che ero viva, attiva, resiliente e che avrei dovuto combattere per una vita che avesse significato e speranza. Nonostante l’aiuto di mia madre che cercava di scuotermi, solo mia nonna riuscì a farmi uscire dallo stato in cui ero caduta; a fare il primo passo verso la guarigione. Mi iscrissi a un corso di letteratura: fu una sfida dura gestire l’ansia e vincere le voci che mi disturbavano durante le ore di lezione. Ero sola e ho dovuto attivarmi per crearmi un obiettivo e fronteggiare i problemi. Ho dovuto sviluppare una nuova relazione con il tempo: mi dicevo:” posso farcela” e ogni giorno era per me una piccola conquista. Ho cercato per anni di tenere la mia storia nascosta, di superare la vergogna che era diventata parte di me, di sembrare una persona normale. Tenere tutto nascosto era come vivere in una bugia ed io mi stancai di avere vergogna.  Mi iscrissi alla Facoltà di Psicologia e cominciai a frequentare i gruppi di attivisti del Recovery dove altri come me si raccontavano, descrivevano cosa era stato utile o inutile per vivere la loro vita con un disturbo mentale e riprendersi la vita: capii che non ero più sola; gli operatori mi aiutarono a superare le mie difficoltà e a sviluppare le mie capacità. Presto mi laureai. Ora io sono una persona, non una malattia! Recovery significa guarire: non significa tornare quello che eravamo, ma è un percorso verso il diventare nuovi, verso lo scoprire i nostri limiti che ci possono aprire a nuove possibilità”.

Il toccante cortometraggio è stato proiettato nel corso dell’incontro organizzato al “Circolo Canottieri Irno” di Salerno dal “Rotary Club Salerno “, presieduto dall’architetto Umberto Maria Cioffi, in interclub con il “Rotary Club Cava De’ Tirreni” presieduto dall’avvocato Ugo Sorrentino, intitolato “Recovery, nuova frontiera per il concetto di salute mentale” durante il quale, moderati dalla regista salernitana Maria Giustina Laurenzi Di Filippo, sono intervenuti importanti relatori: il dottor Giulio Corrivetti , Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Salerno  ha ricordato la  legge Basaglia  che sancì la chiusura dei manicomi:” Ha dato un diritto agli ultimi della società”. Il dottor Corrivetti ha spiegato che è importante concentrare l’attenzione sui giovani in particolare:” Bisogna lavorare bene e presto. Ogni malato può essere curato: Recovery significa che ogni malato può avere l’opportunità di vivere bene, anche se ogni tanto compare qualche sintomo. L’esperienza di comunità è altamente terapeutica: è fondamentale funzionare bene, insieme agli altri, nel mondo”.  Il dottor Claudio Malangone, medico psichiatra del “Centro Esordi” dell’Asl di Salerno, ha curato le coreografie dei quattro danzatori professionisti della scuola di danza “Borderline Danza” che hanno partecipato alla realizzazione del cortometraggio: Antonio Formisano, Giada Ruoppo, Adriana Cristiano, Pietro Autiero e l’assistente di scena Luigi Aruta. Il dottor Malangone ha spiegato che bisogna combattere i pregiudizi:” Si può vivere una vita dignitosa recuperando le proprie abilità con percorsi individualizzati nei quali è inserita anche la famiglia del paziente la cui collaborazione è fondamentale”. Il dottor Claudio Romano, presidente della Cooperativa Sociale GEA che da circa trent’anni opera nelle aree interne delle province di Salerno, Avellino e Benevento, ha spiegato che a Salerno sta lavorando insieme all’ASL:” Stiamo cercando di coinvolgere la Cooperativa nei servizi dedicati a coloro che hanno disturbi psicotici e della condotta alimentare: noi oltre alla cura ci interessiamo delle persone nella loro unicità”.  Le conclusioni sono state affidate al Governatore del “Distretto Rotary 2101”, il dottor Ugo Oliviero che ha raccontato di aver fondato il primo Osservatorio Nazionale per la Salute Mentale e Comportamentale:” Il Presidente del Rotary International Gordon R. McInally, è molto attento al tema della salute mentale: ha sottolineato l’importanza di avere il coraggio di parlarne, soprattutto quando in famiglia vi sono casi di persone care che vivono questa problematica. Ho pensato di fondare  insieme ad altre associazioni di servizio, un Osservatorio Nazionale sulla Salute Mentale e Comportamentale e  di creare una commissione per verificare l’incidenza e la prevalenza del disagio psichico anche attraverso la diffusione nelle scuole di questionari Abbiamo la necessità di conoscere la dimensione del fenomeno: l’Osservatorio serve soprattutto a questo e anche a parlare del problema, a condividerlo nell’ambito delle nuove generazioni perché il disagio mentale è l’ultima condizione oggetto di stigma. La funzione del Rotary è anche quella di far superare questo stigma”.  La commissione dell’Osservatorio, è presieduta dal dottor Vincenzo Barretta, che è stato rappresentato dal dottor Vincenzo Caliendo, componente dell’Osservatorio Nazionale, che ha sottolineato la gravità del fenomeno: “Su dieci italiani sei soffrono di disagio psicologico. Noi rotariani vogliamo stigmatizzare alcuni comportamenti evidenti nei confronti della psichiatria e dei centri di ascolto. In collaborazione con l’ASL, con associazioni di psicologi e psichiatri abbiamo distribuito dei questionari nelle scuole a circa 400 ragazzi aventi un’età compresa tra i 15 e i 22 anni per cercare di approfondire la conoscenza e la diffusione di questo fenomeno”.  Presentate dal Prefetto del Club, il professor Alessandro Ruggiero, le autorità rotariane tra le quali vi era il Prefetto Distrettuale Fernand Piccolboni. Hanno partecipato alla serata i giovani soci dell’Interact Club Salerno, presieduto da Benedetta Lombardi, che attraverso l’intervento del Segretario Distrettuale Interact Luigi Maria Cioffi, e un video realizzato dai soci Alicia Lurgi e Angelo Cucchiara, hanno presentato il loro progetto “Luci sulla Memoria” dedicato all’Alzheimer.

Aniello Palumbo

 

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