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Damnatio Memoriae, mostra sul brigantaggio e le brigantesse da sabato 7 all’ex Chiesa dell’Addolorata

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Damnatio Memoriae

del collettivo internazionale Hvallo

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a cura di Emanuela Marmo

dal 7 al 15 ottobre 2023 – Ex Chiesa dell’Addolorata

Largo Abate Conforti, 21 – Salerno

con il patrocinio morale del

Comune di Salerno

in collaborazione con

Dipartimento di Studi Politici e Sociali Università degli Studi di Salerno

Laboratorio di Arti sceniche Duodanza

Nuova Officina Onlus

ingresso libero: sabato e domenica: 10:00-22:00. Dal lunedì al venerdì: 10:00-13:00; 16:00-20:00.

La mostra internazionale Damnatio Memoriae del collettivo internazionale Hvalloè pronta e inaugura questo sabato alle 19:00 presso l’ex Chiesa dell’Addolorata a Salerno, in largo Abate Conforti.

14 artisti portano a Salerno temi difficili e al contempo di grandissima intensità. In occasione dell’inaugurazione il pubblico avrà la possibilità di sentirsi protagonista, avvolto da esperienze visive e sonore di impatto.

L’opera sonora di Jan_Peter Sonntag, alla quale i visitatori potranno accedere dai propri cellulari, risuonerà nella navata dell’ex chiesa dell’Addolorata trasportandoci nei fatti drammatici della battaglia di Orgreave, ovvero nel 1984 in uno degli scontri più violenti della storia industriale britannica: il peggior esempio di montatura di massa avvenuta in questo paese in questo secolo” (Michael Mansfield).

Infatti nel 2015 la Commissione indipendente per i reclami della polizia ha riferito che c’erano prove di una falsa narrativa da parte della polizia. In quegli anni la rivolta era punibile con l’ergastolo: 71 manifestanti furono accusati di sommossa, rischiando il carcere a vita per il loro diritti.

Che cosa c’entra tutto questo con la Damnatio memoriae e con i briganti?

C’entra con le false narrazioni, c’entra con le volute e strumentali cancellazioni della verità dei fatti, c’entra con le ricostruzioni di potere… del potere. C’entra con verità che, a distanza di un secolo, fatichiamo da dirci: l’unificazione dell’Italia, la cancellazione arbitraria delle richieste del popolo contadino del Mezzogiorno e la guerra civile che per dieci anni ha impegnato la nostra penisola allo scopo di reprimere il brigantaggio sono racconti per specialisti, fuori dai libri di storia in adozione dalle scuole.

Giuliana Pugliese, lucana, ha avuto modo di interrogarsi sull’attendibilità della tradizione, sul ruolo delle donne nelle dinamiche di ribellione della società rurale del sud. Al progetto si sono poi uniti svariati artisti interessati a esplorare la figura del brigante e della brigantessa quali archetipi o prototipi di forme di resistenza e di dissidenza. La memoria storica della cultura meridionale ha quindi incontrato la lotta operaia dei minatori inglesi, il dramma dei desaparecidos, la genialità delle compositrici liriche fagocitate dal monopolio maschile, le economie cancellate dagli interessi neo-coloniali fino a tornare in Italia con i giovani allievi del Laboratorio di arti sceniche Duodanza che, con le coreografie di Carmela Fiore e la regia di Carlo Roselli, nella serata inaugurale (e in replica nella domenica conclusiva, il 15 ottobre) vorranno parlare, e urlare, dei fatti non adeguatamente analizzati della scuola Diaz, avvenuti durante il G8 a Genova.

Il professore Giuseppe Foscari è intervenuto sulla ricerca degli artisti offrendo un punto di vista in gradi di dare delucidazioni sulle ragioni sociologiche e politiche della violenza come scelta di organizzazione da parte delle minoranze, nonché della violenza come scelta di repressione da parte del potere. Damnatio memoriae è, però, anzitutto una mostra di arti figurative, dunque riflette sui temi della modernità e della contemporaneità attraverso pitture, sculture, fotografie, installazioni.

Antonio Conte, Giuliana Pugliese, Giordano Quaresima, Veronica Rastelli, Gerardo Rosato si sono confrontati con il tema della mostra, radicandosi in modo più esplicito alla storia italiana:

Antonio Conte con la “falsa” ritrattistica (chi è Giuseppe Garibaldi? In linea generale, cosa c’è dietro i volti dei “leader”?); Giuliana Pugliese, con i volti delle brigantesse, compagne di lotta, ma soprattutto donne indomite, decise a non sottomettersi al destino loro imposto in quanto donne; Giordano Quaresima, con una indagine fotografica, poetica più che storiografica, dei luoghi attraversati dai briganti, luoghi che, nel medesimo tratto di storia, collegano con un filo invisibile ma spaziale comunità diverse; Veronica Rastelli, con una imponente e leggera installazione tessile in grado di riportare il sangue dei fucili al ciclo naturale della vita e della morte; Gerardo Rosato con le sue sculture in fil di ferro, in grado di propagare attraverso gli effetti di ombra il movimento, il respiro delle folle.

Jonata Desogus, Katharina Forster, Sebastian Klug, Andrea Linß, Marco Loddo, Madvision, il già citato Jan-Peter E.R. Sonntag e Franco Zalazar: ci portando altrove. Desogus illustra e pone domande più o meno implicite sulla comunicazione di massa servita da slogan: dov’è quella storica? Forster trasforma materiali di uso comune in elementi di denuncia visiva, in simboli di disparità e disuguaglianza, Klug e Linß affidano alla rappresentazione fotografica il difficile compito di veicolare il dubbio sull’attendibilità della raffigurazione e sull’univocità dei significati.

Loddo, MadVision e Zalazar portano nella questione il contributo della “gente”, della massa, del popolo: Loddo tramutando in reperti i volti calcati dei visitatori, MadVision attraverso istallazione e luce, Zalazar attraverso la pittura.

La mostra – esposta a Berlino nel 2022 presso la Vulkanfiberfabrik die Werder/Havel e la prigione di Köpenick, la scorsa primavera è stata presentata in anteprima al Museo archeologico di Sarno in collaborazione di Nuova Officina Onlus – abbraccia dunque tutte le tecniche e le discipline dell’arte contemporanea.

A cura di Emanuela Marmo, il progetto indaga i rapporti di forza nelle dinamiche di trasformazione sociale e di contrapposizione. Il brigante è diventato un archetipo e un prototipo. Le sue possibili varianti (il dissidente, il ribelle, il partigiano, l’attivista) provengono da luoghi ed epoche differenti eppure simili: sono i nativi scacciati dai loro confini, sono i guerriglieri, sono i fuggiaschi, gli ammutinati, sono i manifestanti. Sono uomini e donne che incarnano lo scarto esistente tra individuo e potere (politico, militare o economico che sia). I briganti sono la “storia difficile da raccontare” perché le biografie confondono la ricostruzione dei fatti o sono volutamente condannate all’oblio.

programma

per info: emanuelamarmo@gmail.com

sabato 7 ottobre:

ore 19:00: inaugurazione

a seguire: presentazione interattiva dell’opera di Jan-Peter E.R. Sonntag [il pubblico potrà interagire attraverso telefono cellulare]; performance teatro-danza degli allievi del Laboratorio di arti sceniche Duodanza, coreografie di Carmela Fiore, regia di Carlo Roselli.

domenica 8 ottobre:

ore 18:00: reading a cura di Emanuela Marmo.

venerdì 13 ottobre:

ore 19:00 Incontro con la storia insieme al prof. Giuseppe Foscari: chi era e chi è il brigante? L’incontro è animato da letture critiche. Il pubblico può proporre propri brani purché a tema: memoria e dissidenza; oblio e resistenza; conflitto potere-popolo; marginalità e potere; attivismo e contrapposizione. Per accreditarsi come lettori, scrivere a emanuelamarmo@gmail.com

domenica 15 ottobre:

ore 18:00: performance teatro-danza degli allievi del Laboratorio di corsi di arti sceniche Duodanza, coreografie di Carmela Fiore, regia di Carlo Roselli.

Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100081126265682

Instagram: https://www.instagram.com/artisti_in_movimento/

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