Padre Enzo Fortunato porta a Verde Giffoni il Manifesto di Assisi.

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Ricco e stimolante il dibattito che ha caratterizzato la prima giornata di Verde Giffoni, l’iniziativa rivolta alla salvaguardia del pianeta e alla generazione Z in programma fino al 30 aprile. Tra i primi ospiti ci sono stati i promotori del Manifesto di Assisi, padre Enzo Fortunato ed Ermete Realacci.

“Il Manifesto di Assisi adotta Giffoni e Giffoni adotta il Manifesto di Assisi”: in una sala Galileo gremita di giovani provenienti da tutta Italia, i promotori dell’ormai celebre documento, si sono confrontati con i ragazzi sui temi dell’ecosostenibilità, delle risorse energetiche, della guerra in Ucraina e delle sue inevitabili ripercussioni sull’economia globale. “Il Papa ha scelto il nome di Francesco perché è l’uomo della pace e della solidarietà, colui che ama e custodisce il creato – ha raccontato padre Enzo Fortunato – e ne ha tradotto i valori attraverso tre grandi encicliche, tra cui Laudato sì, un grandioso affresco sul mondo nel quale la scienza, l’economia, la politica non sono compartimenti stagni, ma componenti di uno stesso ingranaggio che si chiama ambiente”.

Due le parole chiave che il francescano ha voluto che i giffoner tenessero sempre bene a mente: “La prima è insieme, perché da soli non si va da nessuna parte. La seconda è gentilezza”. E di rivoluzione gentile ha parlato anche il fondatore di Giffoni Claudio Gubitosi: “Dopo questa reciproca adozione dobbiamo andare avanti insieme senza paura. Chiedo che ognuno di voi, seduto in questa sala, sia fautore del cambiamento della propria vita. Finora hanno deciso per voi altri, ora tocca a voi riappropriarvi di questo ruolo, perché non siete il futuro, ma il presente. Sarete i veri protagonisti di una nuova rivoluzione gentile”.

Un appello sottoscritto da Ermete Realacci che ha voluto ricordare come l’economia del futuro non potrà prescindere dalla sfida ambientale: “L’anno scorso un terzo di nuovi posti di lavoro che si sono creati in Italia sono nati proprio in questo ambito – ha detto – E con oltre 46mila imprese la Campania è al secondo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno in tecnologie green”. Ed è Salerno la capofila, con 14.987 aziende, rientrando così tra le prime venti province in Italia. Come vincere la sfida? Innanzitutto realizzando che tutto è interconnesso, perché, ha spiegato Realacci, come sosteneva Galileo Galilei, le cose sono unite da legami invisibili, non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella. Inevitabile un riferimento alla guerra in Ucraina, sollevato anche dalle domande dei ragazzi: “Il discorso sull’approvvigionamento energetico che si è aperto subito dopo il conflitto deve farci riflettere sull’importanza dell’uso di fonti di energia alternativa e rinnovabili e sulla necessità di riscoprire i nostri territori. Giffoni in questo è un esempio perché affondando le radici nella cultura ha saputo rendere l’economia e la società a misura d’uomo”. E il modello Giffoni è tornato anche nelle parole di padre Enzo Fortunato: “Stare qui è avvertire la primavera perché i giovani hanno forte il desiderio di vivere in un mondo pulito e di respirare aria pulita. Saranno loro a migliorare la società – ha raccontato – Sono reduce da un viaggio in Ucraina, ho trascorso la Pasqua con migliaia di profughi in un paesino in provincia di Kiev ed è stato atroce vedere il dolore di mamme i cui figli erano al fronte, costretti alla guerra. Qui invece abbiamo la fortuna di essere circondati da ragazzi che possono godere della pace e anche se siamo al tempo stesso forti e impotenti, seguiamo la lezione d’amore di Francesco”.

Poi è stata la volta di Edoardo Vigna, al Corriere della Sera da 27 anni, responsabile di Pianeta 2030: “Dobbiamo essere grati ai giovani. Il movimento del Friday for future, ad esempio, ha contribuito moltissimo ad accendere la sensibilità che spesso gli adulti non hanno nei confronti dell’ambiente”.

“Proprio per questo provo con i miei colleghi ad alfabetizzare chi è ancora lontano dalle tematiche green e ad offrire un approfondimento per chi è interessato a saperne di più, raccogliendo continuamente spunti e sollecitazioni che ci arrivano dai lettori”. Vigna ha poi citato il fondatore di Giffoni Claudio Gubitosi: “Oggi vi ha lanciato un messaggio molto importante, suggerendovi di chiedere: non aspettate che siano gli altri a fare automaticamente quello che desiderate, chiedete per ottenere, anche perché, come ci ricorda lo scrittore norvegese Jostein Gaarder, non possiamo lasciare ai nostri nipoti un mondo peggiore di questo, è decisamente immorale. E non pensate che gli adulti, solo perché sono adulti, lo faranno per voi. Pensiamo alla guerra: era inimmaginabile pensare che si arrivasse a tanto”. Di conflitto in Ucraina si è parlato anche in relazione ai risvolti economici che la guerra sta provocando e causerà ancora: “Bisogna capire fino a che punto siamo dipendenti da fonti fossili e dunque fino a che punto siamo ricattabili – ha continuato Vigna – La situazione è tale che è urgente trovare una soluzione alternativa, perché è evidente che siamo già in ritardo. Se non acceleri, i tempi non si accorciano”.

Colorare di verde le idee, farle grandi, che da Giffoni parte il presente, vive il futuro. EcoMuvi è così, un’idea naturale di cinema, piena di alberi e pratiche sostenibili. Ripensare i set cinematografici, ridurre il loro impatto sull’ambiente, creare un cinema capace di pensare al pianeta: nasce per questo, per fare green e dare green. Dal 2013, Carlo Cresto Dina ha dato forma ad un pensiero che oggi trova sempre più spazio. “EcoMuvi aiuta ad inquinare meno – ha spiegato Dina, presidente e CEO Tempesta -. Se vi piace il cinema e avete a cuore il pianeta, fermatevi a studiare. A pensare. Quando abbiamo cominciato, non ci considerava nessuno. Adesso non abbiamo vinto, ma stiamo camminando a passo svelto”.

Formare nuove professioni per un cambio di paradigma della cultura lavorativa, sensibilizzare gli spettatori e costruire un set capace di valorizzare il pianeta. Si può. “Verde Giffoni è un’ottima idea, ma al tempo stesso una estensione naturale. Un atto dovuto. Se non lo fa Giffoni che parla ai giovani, chi deve farlo? – ha sottolineato Ludovica Chiarini, project manager EcoMuvi -. Siete voi adesso a dover agire, a dover mettere insieme quello che vi esalta. Senza tralasciare mai nulla. Anche il cinema può rispettare l’ambiente, basta partire da idee concrete di sostenibilità. Cosa c’entra il pianeta con il cinema? Cosa può fare? Rispondere con azioni verdi, efficaci. Mutare”. Un cinema verde, e un pensiero sempre più sostenibile. “Il cinema non è l’industria più inquinante, ma ha un compito – ha continuato la Chiarini -. Parla a tante persone, influenza. Può diventare divulgatore di questioni così importanti, può essere leader indiscusso culturale. Basti pensare all’impatto della serie La regina degli scacchi, dopo il grande successo tutti a giocare a scacchi. Se ce l’abbiamo fatta con un gioco da tavola, possiamo farlo anche con il nostro pianeta”. E così, Verde Giffoni diventa esigenza: cinema, ambiente e possibilità. “C’è una sola e grande certezza, dobbiamo fare qualcosa – ha esortato i giffoner prima di salutarli Ludovica Chiarini -. Si può fare qualcosa”.

Infine, ad animare il primo showcase di Verde Giffoni sono stati Capone & BungtBangt, al secolo Maurizio Capone (voce, scopa elettrica, percussaglie), Francesco “Frankie” Capriello (tastiere-giocattolo), Salvatore “Maestro” Zannella (buatteria); Alessandro “Mr Paradais” Paradiso (basso da ponte); Diego “Zelo” Leone mazzarra (guit). Pionieristica la loro attività, quella di utilizzare strumenti musicali realizzati con materiali riciclati, Capone & BungtBangt rappresentano in pieno lo spirito e la filosofia di un festival green: “Abbiamo iniziato molto presto – ha detto il frontman della band, Maurizio Capone – ad occuparci di temi relativi all’ambiente, quando queste questioni erano meno diffuse e meno sentite. Poi il discorso di utilizzare materiali riciclati è diventato un po’ un simbolo di ecologia, di sostenibilità, di economia circolare. In qualche modo si tratta di un discorso che abbiamo precorso e questo è un po’ anche il ruolo che spetta agli artisti, quello di anticipare il futuro. Oggi ci sono tante realtà che lavorano per questo e che si occupano di tutela ambientale. Devo dire che su questo terreno i ragazzi ci sono, sono sempre avanti. Il problema è con gli adulti, non certo con le nuove generazioni”.