Giffoni, il racconto della prima giornata.

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Tra di noi c’è una talpa, un alieno che si è infiltrato in giuria”: il divertente “allarme” è stato lanciato dal comedian Davide Marini, ambassador italiano di MEN IN BLACK: INTERNATIONAL. Ecco, allora, che il blu carpet si tinge di di nero e annuncia il film di apertura del Giffoni 2019, girato in parte in Campania e con protagonisti Chris Hemsworth e Tessa Thompson.

Per l’occasione anche un agente in super incognita d’eccezione, il cagnolino Frank, protagonista di un simpatico corto social per il reclutamento di un nuovo elemento della squadra intergalattica più tosta in circolazione. Lo spin-off, in sala il 25 luglio, è stato accolto al Festival da un vero e proprio comitato di benvenuto con sei agenti in tenuta d’ordinanza (completo, occhiali scuri e sguardo super concentrato). Marini, Frank e la loro speciale scorta sono stati accolti da centinaia di palloncini neri che hanno poi rimbalzato per tutta la sala dove le coloratissime t-shirt dei giurati si sono trasformate in giacche e cravatte scure.

Sulle note della colonna sonora del film anche Frank si è messo in posa sull’attenti, pronto a scattare per scovare l’infiltrato. Ma le sorprese non sono finite: dopo le due proiezioni, alle 22.30 in Piazza Lumiere avrà luogo uno spettacolo di colori e luci – con sorprese al seguito – per omaggiare il tema dell’Aria con presenze “non identificate” in alto nel cielo notturno.

Spingere i ragazzi al cambiamento, a pensare, a studiare e a informarsi su quanto riguarda i diritti umani. Si è parlato di questo e di tanto altro durante la Masterclass Connect che si è svolta nella Sala Blu – Grimaldi Lines tenuta da Amnesty International Italia nella giornata di apertura della 49esima edizione di Giffoni Film Festival.

All’incontro, dal titolo “Start the Change: il cambiamento inizia dai ragazzi”, sono intervenuti Francesca Cesarotti, Head of HRE Unit di Amnesty International, e Claudio Nicosia, ufficio Educazione e formazione. Un incontro molto partecipato, ricco di momenti emozionanti ma anche di risate e di tantissime domande che i giffoners presenti hanno posto ai due ospiti dell’organizzazione. Gli obiettivi della masterclass sono stati molteplici, a partire dall’educazione verso i diritti umani ed il lavoro che l’organizzazione umanitaria si impegna a portare avanti da 61 anni, tra cui il progetto Start the Change, i cambiamenti climatici e la situazione sui diritti umani nel contesto italiano.

Il mondo sta andando in una direzione diversa, Stati Uniti, Ungheria, Polonia e anche l’Italia va contro i diritti umani. Migranti, parole d’odio, crimini d’odio sono nel nostro Paese cosi come in tutta l’Europa – ha affermato Cesarotti – e se il cambiamento non parte da voi, come dice il nostro progetto, Amensty può fare ben poco. Noi lavoriamo con i giovani che sono perfettamente in grado di generare cambiamento. Sono convinta che parte dalle vostre idee, voi siete il presente e dovete aiutarci a scrivere il futuro”.

Start the change” infatti è il progetto che Amnesty si sta impegnando a portare avanti, co-finanziato dall’Unione Europea, ha come obiettivo quello di accrescere la consapevolezza dei giovani europei sull’agenda 2030 delle Nazioni Unite, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. In particolare il progetto si concentra sugli obiettivi di sviluppo sostenibile in relazione con i fenomeni migratori e le violazioni dei diritti umani attraverso lo sviluppo di percorsi educativi innovativi.

Uno sguardo anche sui cambiamenti climatici: “Il cambiamento climatico ha un effetto molto importante sul mondo e sulle persone – ha sottolineato Nicosia – Greta Thunberg ha avuto il coraggio di iniziare e dare seguito ad una battaglia importante e che non tutti prendevano in considerazione”. La Masterclass si è conclusa con un appello rivolto ai ragazzi chiedendo di scrivere messaggi al governo del Messico per chiedere la ratifica dell’accordo internazionale di Escazù per tutelare maggiormente i difensori del diritto all’ambiente e mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni.

Certo, timido, ma anche tanto disponibile, alla mano. Marco Anastasio ha subito detto che “la canzone è uno sfogo mascherato. Io mi sono sempre sentito debole, ma nella canzone mi sento forte” e forte è apparso ai ragazzi della Masterclass Music & Radio, sicuro del fatto suo, sin da quando ha fatto ascoltare alla mamma la sua prima canzone, a soli 15 anni, e lei continuava a chiedergli chi l’avesse scritta (“Da allora non le ho fatto sentire più niente!”, ha chiosato). Ha sempre saputo d’avere qualcosa di interessante in mano, di essere credibile, ma arrivare al successo non gli interessava, voleva fare una cosa bella. “Il rap è musica degli oppressi, sempre” e questo vale per tutti, per chi vive in mezzo alla camorra e per chi – come lui – viene da un’isola felice, da un bel paese di villeggiatura nel quale però si è sempre sentito chiuso, costretto. “Non puoi fare il rapper, devi essere un rapper, cioè devi usare il rap per esprimerti”. È un fiume in piena, alle domande di Roberto Pavanello – il giornalista de La Stampa che lo intervista – risponde senza reticenze: a fare free style non devi temere di fare figuracce, perché il free style è senza rete, non lo prepari. Max Pezzali è un caposaldo per chi fa rap in Italia, perché è il primo che sposta gli accenti e rende le parole da sdruciole, tronche (e qui c’è un piccolo ripasso di metrica e grammatica da fare). Sicuramente il fratello maggiore di tutti i rapper italiani è Fibra, perché è il primo che ha fatto il salto di mercato e quindi di pubblico; ma lui stima tanto anche Neffa, perché è stato il primo ad avere il coraggio di mandare al diavolo il rap e non voltarsi mai indietro, senza rifare le cose che lo avevano reso famoso. Non si tira indietro neanche davanti alla domanda: “è possibile che una canzone sia bellissima anche se non dice niente?”, e lui sicuro: “sì! Vengo anch’io no tu no di Jannacci. Che canzone è?! Si potrebbe andare tutti allo zoo comunale…, ma è pazzesca, perché lui era un genio e la canzone è anche leggerezza, non ci deve essere per forza un messaggio”. Il dubbio che anche lui, Anastasio, sia davvero un genio si conferma quando dice che ha scritto la sua versione di Generale di De Gregori in un’ora e mezza, in bagno, mentre preparava gli esami di patologia vegetale (e a questo punto sarebbe interessante chiedergli come non far ammalare i limoni sul balcone di casa, ma quella è un’altra storia. Anzi, un’altra masterclass).

Set e studio: è questa la combinazione perfetta di Beatrice Vendramin, giovanissima attrice che ha aperto oggi, venerdì 19 luglio, la lunga serie di incontri dedicati ai 6200 jurors di Giffoni 2019. Fresca di maturità, pronta a frequentare Linguaggio dei Media all’Università, Beatrice è sempre riuscita a dividersi tra i libri e i set cinematografici e televisivi che li hanno vista protagonista da quando era poco più di una bambina.

Prima Alex&Co su Disney Channel, poi Non dirlo al mio capo 2, quindi l’avventura su Canale 5 con L’Isola di Pietro 2, accanto a Gianni Morandi. Il debutto al cinema è avvenuto in Come diventare grandi nonostante i genitori. Ma nella storia di Beatrice i genitori hanno avuto un ruolo centrale: “È grazie a loro se sono entrata in questo mondo. Ho iniziato a 6 anni nella moda, ma l’ho sempre vissuta come un gioco e sono diventata grande proprio grazie al lavoro e all’esperienza sui set e sulle passerelle” dice ai ragazzi sfoderando un sorriso coinvolgente ed emozionato.

Nonostante il mestiere ormai acquisito, l’emozione è tangibile: “Sono felice e onorata di essere la prima a incontrare i giurati di quest’anno! È la prima volta che vengo al Giffoni Film Festival ed è un luogo speciale: mi dà l’opportunità di avere un contatto diretto con i ragazzi, di guardarli negli occhi“. Un’occasione unica per chi come lei ha un gran seguito social e anche per i suoi followers che possono così confrontarsi con lei sul mondo del cinema e della tv. Determinata a raggiungere i suoi obiettivi, sprona i jurors. “Non arrendetevi mai, anche di fronte ai no. Così sono riuscita a realizzare molti dei miei sogni” dice Beatrice, che ha già negli occhi la prossima meta: “L’intenzione è quella di andare a Los Angeles per studiare“. Perché l’importante è non smettere mai di impegnarsi.

Scarpe e per camminare nei sogni. Questo il cuore del brand Generated, nato dall’idea di Gaia Di Donato, 22enne manager sviluppatrice di una linea di prodotti, riciclati e riciclabili, completamente sostenibile. L’idea che sta alla base del progetto – concepito nel 2016 e protagonista di una Masterclass Eco a Giffoni 2019 – è quella di generare attraverso l’ideazione e rappresentazione di semplici linee, un prodotto unico che racchiude l’essenza dello stesso brand.

Il brand è costituito da materiali ecologici a basso prezzo, con trasparenza totale nei confronti dei clienti, rivolto alle nuove generazioni e dalla massima accessibilità. Gli accessori, con un sistema di taglia con numeri identici, per le scarpe, e misure uniche per le t-shirt, guardano al futuro. Ad esempio, “Il progetto Re-box prevede la realizzazione di scatole riutilizzabili, ampliando la prospettiva del riciclo dei materiali, riutilizzando il cartone per comporre una scarpiera”, ha spiegato Di Donato. Le modalità di realizzazione delle scarpe prevedono il riciclo di pneumatici impiegati nelle suole, seguendo le linee guida di un progetto completamente ecosostenibile.

Damiano La Salvia, responsabile marketing del brand, spiega l’idea innovativa che anima il progetto: “Generated permettere di esprimere a ciascuno la sua personalità con abiti che possono essere indossati indipendentemente dal genere”. Il progetto industriale, è un’altra sfida, motivo di orgoglio e vanto nella città di Salerno: “Creare qui, lavorare qui è per noi fondamentale. Tengo a sviluppare questo progetto con i giovani – spiega Di Donato – per il design, la progettazione, la realizzazione e la comunicazione. Da soli non si va da nessuna parte”.

“Un luogo come questo, così straordinariamente vivace, crea meraviglie incredibili”. Mario Turetta è incantato, eppure il direttore generale del Cinema per il Ministero dei Beni Culturali, di Festival del cinema ne ha visti tanti. “Sono stato a Cannes, a Locarno, tra qualche giorno sarò a Gerusalemme, ma qui è tutta un’altra storia. Qui ci si commuove. Di Giffoni avevo sempre sentito parlare, ma viverla, questa esperienza, è straordinario”.

Sorride il direttore Claudio Gubitosi. Applaudono i giffoners riuniti in sala Truffaut, ultimo step del lungo tour di Turetta per i luoghi della Multimedia Valley. L’entusiasmo dei ragazzi, ai quali il direttore del Giffoni Experience ha appena raccomandato di “vivere con felicità ogni momento non solo del festival, ma della vita”, è tangibile. “Siate giffoners al massimo – incita Gubitosi – perché è uno stile di vita”. E questo stile non sfugge a Turetta. “Di questo Festival avevo tanto sentito parlare – ripete – ma non avevo mai avuto la possibilità di parteciparvi. Devo dire che colpisce per il clima che si sente, per l’aria che si respira, per la partecipazione e l’intensa emozione che si vive. Questo è un evento particolare, straordinario, ha una specificità unica”.

Concetto espresso anche all’Antica Ramiera, altra tappa nella sua full immersion alla scoperta della realtà di Giffoni. “Qui i ragazzi sono protagonisti. E sono così appassionati! Li ho visti girare per la struttura, muoversi in quella dimostrazione di estetica che è il loro vestire, dalla maglietta al cappellino. Si percepisce una identificazione in un qualcosa che sentono come importante, grande e che probabilmente sarà anche un ricordo che li segnerà in tutta l’esperienza della loro vita”. Elogi, da parte del direttore generale del Cinema, anche alle “strutture avveniristiche della Multimedia Valley, frutto delle intelligenze del territorio”. Del resto, nessuna meraviglia: “Il Sud è terra di grandi tradizioni. È una terra di grande cultura, di grandi scienziati, filosofi, scrittori, come i due grandi personaggi appena scomparsi, Camilleri e De Crescenzo”. Prima di ricevere l’omaggio in ceramica da Giffoni – “il primo consegnato quest’anno”, sottolinea Gubitosi – Turetta non manca di fare un passaggio sulla situazione del cinema nella Penisola: “Abbiamo il compito di promuovere e sostenere il cinema. Il nostro obiettivo è quello di far nascere i talenti, attori, registi, sceneggiatori. Il settore del cinema non solo è identitario e rappresenta la nostra tradizione nel mondo, ma in questo momento gode di buona salute e dà la massima occupazione”.

Una mummia che custodisce nel cuore il segreto dell’immortalità, il mistero che si infittisce e un’antica profezia per l’avventura contro il tempo che ha imbalsamato #Giffoni2019 di risate e effetti speciali. Non c’è spazio per la noia nel nuovo original movie di Disney Italia BERNI E IL GIOVANE FARAONE, il film di Marco Chiarini in anteprima esclusiva alla 49esima edizione del Festival per un viaggio tra storia e fantasia. Atmosfera surreale e travolgente ad accogliere il regista e il cast dell’opera che sarà distribuito nelle sale da domani, energia e brio per un incontro contraddistinto dalla condivisione e dalla meraviglia. “Se ci fossero più Festival come questo, i casi di violenza e criminalità andrebbero a scomparire”, ha sottolineato emozionato e entusiasta Chiarini.

Questo Festival – ha aggiunto – ti apre la mente e il cuore, chi viene qui si innamora della vita”. Ed è amore a prima vista anche tra il regista abruzzese e il Festival di Giffoni, in uno scambio di emozioni e esperienze pronte ad abbracciare i jurors e le loro famiglie: “Vedervi così belli insieme mi regala l’immagine più bella di questa nuova esperienza in mezzo a voi, mi avete riempito il cuore”. Come se fosse una magia, in una realtà che parla con la libertà della fantasia. “Questo Festival è importante per combattere la modernità senza denigrarla, perché i film vanno visti su uno schermo grande e soprattutto devono essere condivisi perché devono essere più forti di qualsiasi cosa”, si è raccomandato ai giffoners Chiarini.

Un po’ come la Cappella Sistina o il Cristo Velato, la bellezza non può essere colta dall’iPad e dalla superficialità di certi dispositivi. Lasciate la play in cameretta e correte fuori a giocare a pallone”. La storia, ambientata nel Museo Egizio di Torino, racconta l’avventura della mummia Ram e di Berenice alle prese con misteri e profezie. Nel cast Jacopo Barzaghi, Emily De Meyer, Angelo Pisani, Silvia Giulia Mendola, Alessandra Faiella, Pierluigi Madaro e Riccardo Forte, con la partecipazione di Gigio Alberti.

L’original movie prodotto da prodotto da Piero Crispino per 3zero2 è un inno alla fantasia, alla scoperta e alla cultura. E, soprattutto, un inno alla condivisione: “La forza e il potere della condivisione sono fondamentali – ha aggiunto il regista – e deve essere reale, non social. Provate sempre a moltiplicare quello che avete e scoprite, fate in modo che il confronto generi qualcosa di importante e unico”. Una lezione semplice di vita, in un messaggio di speranza posto tra le mani dei giurati tutto da custodire e preservare. “Ognuno di noi ha tanto da raccontare, ognuno di noi può fare tanto”, ha concluso Chiarini. “Io ad esempio mi esalto sempre a raccontare del mio mestiere, è un qualcosa che mi inorgoglisce ogni giorno di più: riuscire ad interpretare una storia e fare in modo che gli altri colgano il segreto di tutto quello che hai raccontato. È il mestiere più bello del mondo, scegliete anche voi di sentirvi felici sempre”. Perché a Giffoni, è proprio vero, è più facile innamorarsi della vita.

Tutelare i valori che sono alla base dell’Unione Europea, rivendicare con forza l’appartenenza all’Europa, cogliere le opportunità che il processo di integrazione europea indiscutibilmente presenta. Tocca ai giovani farlo. È questo il pensiero di Piero De Luca, deputato, capogruppo del Pd presso la Commissione per le Politiche Europee di Montecitorio, protagonista, ieri, della Masterclass Connect all’Antica Ramiera di Giffoni.

“Sono un ragazzo di Salerno – ha esordito presentandosi alla Masterclass – e ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza a Bruxelles durante l’ultimo anno del dottorato. Poi ho lavorato per dieci anni in Lussemburgo presso la Corte di Giustizia Europea. Sono stati anni di grande formazione, importantissimi per me. Devo dire che oggi mi sento europeo almeno quanto mi sento italiano. È in questi casi che ci si rende conto che esiste un idem sentire, un’identità di visione legata proprio al processo di integrazione europea. È grazie all’esistenza dell’Unione Europea che oggi condividiamo valori democratici tutt’altro che scontati, valori che a poche migliaia di chilometri da noi vengono calpestati. Faccio riferimento allo Stato sociale, alla libertà di insegnamento, alla possibilità di libera circolazione e a tanti altri valori per i quali l’Europa rappresenta un baluardo in termini di tutela. Sono 70 anni che l’Europa non conosce un conflitto al suo interno. Questo è il primo, vero grande successo dell’Europa unita. Dobbiamo difendere questo patrimonio. E tocca ai giovani farlo, non dando per scontato ciò che è stato frutto di conquiste faticose. Come Italia dobbiamo, perciò, rafforzare la nostra presenta all’interno dell’Unione Europea, rilanciarla e renderla una grande opportunità soprattutto per il Mezzogiorno”.

Da europeista convinto, Piero De Luca è contrario a tutti quei fenomeni di arretramento rispetto alle conquiste registrate sul terreno dell’integrazione: “Credo che anche in Gran Bretagna – ha commentato – si siano pentiti il giorno dopo il risultato del referendum per la Brexit. In Italia, poi, dovremmo indignarci un po’ in più quando ascoltiamo posizioni anti europeiste superate, posizione che puntano a portarci indietro di anni. Al contrario, sono certo che l’Italia per rilanciarsi debba consolidare ancora di più il progetto europeo. Dobbiamo impegnarci per valorizzare la presenza italiana nelle dinamiche dell’Unione, promuovendo la nostra capacità di leadership ultimamente un po’ appannata. È così che si difendono realmente gli interessi degli italiani”.

Europa sì, ovviamente. Ma con qualche correttivo. “Dobbiamo riuscire a conciliare – ha continuato l’onorevole De Luca – il principio di umanità con il principio di sicurezza e di solidarietà tra gli Stati. Umanità significa che se qualcuno sta morendo in mare noi non possiamo girare la faccia. È chiaro che gli Stati costieri non possono farsi carico dell’intero fenomeno. Dobbiamo immaginare meccanismi automatici di solidarietà tra gli Stati. Oltre che investire sullo sviluppo dell’Africa come altre potenze mondiali stanno facendo”.

Europa come opportunità per i giovani. Di questo Piero De Luca è fortemente convinto. Un’esperienza europea è un pezzo importante nella costruzione del proprio avvenire per ciascun ragazzo che ne abbia possibilità. E ancora attenzione puntata sui valori come vero antidoto all’arretramento culturale di questi anni: “Rispettate il lavoro che fate – ha detto rivolto ai ragazzi della Masterclass Connect – Il lavoro è libertà ed è dignità, è necessaria determinazione. Bisogna volerlo e farlo con serietà”.

Europa come opportunità di investimento. Nelle infrastrutture – ed il riferimento è all’aeroporto di Pontecagnano –, nel turismo e, in genere, nel sostegno alle imprese. Su questi fronti l’Europa, grazie alle programmazioni comunitarie, svolge un ruolo centrale, oggi insostituibile. Di questo l’onorevole De Luca è più che convinto: “Voglio vivere in Paese che sa guardare al futuro. Che è dinamico, che sa indignarsi per le cose che non funzionano”.

All’antica Ramiera a salutare il deputato salernitano, il sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano, il presidente di Giffoni ExperiencePietro Rinaldi, ed il direttore di Giffoni, Claudio Gubitosi: “Qui – ha commentato Gubitosi – abbiamo osato ed abbiamo investito. Quale ritorno c’è stato rispetto all’investimento pubblico avvenuto in questi anni? Un ritorno in termini di felicità. Ma anche in termini di indotto. Per ogni milione di euro che riceviamo, ne restituiamo 2,8 al territorio”.

Una analisi, quella del direttore, apprezzata da De Luca che ha rilanciato: “Gubitosi – ha dichiarato – è un visionario vero. Se abbiamo questo evento di valore mondiale lo dobbiamo a lui e alla sua genialità. Qui si registra un utilizzo sano e sensato dei fondi europei”.

La raccomandazione finale De Luca la riserva ovviamente ai ragazzi: “Non dobbiamo sottovalutare il rischio di un’implosione del progetto europeo – ha concluso –. Dobbiamo lavorare tutti per rafforzare l’Europa dei 27, per creare quel sentimento comune di appartenenza che forse si sta perdendo”.

Entrano accompagnati da sorrisi e urla: le mani dei circa 1000 jurors presenti in sala Truffaut nella prima giornata della 49ma edizione del Giffoni Film Festival sono impegnate a tener fermi cellulari e tablet per immortalare l’arrivo di Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo, ovvero I Pantellas, di Alessandro Tenace di The Show e di Guglielmo Scilla, per tutti Willwoosh. Sono loro ad animare un’interessante panel su cinema e creatività digitale con Stefano Caridi, Partnership Manager di YouTube, per riflettere con i ragazzi sui rapporti tra grande schermo e nuove forme del racconto web. Tutti concordi sugli scambi possibili tra le due diverse forme d’arte: se il cinema può imparare dal web quel coraggio di sperimentare che sembra aver perso, Internet ha molto da mutuare sul tipo di organizzazione produttiva propria del grande schermo, oltre che sull’importanza della ‘firma’, di quella marca unica che rende ogni autore riconoscibile e che invece sul web finisce per appiattirsi in una continua copia di cose già fatte da altri.

All’inizio YouTube era una piattaforma per condividersi, non per mostrarsi. Se sognate di aprire un vostro canale, capite bene quali sono i vostri obiettivi: se lo fate per fama e per soldi state costruendo il vostro futuro su fondamenta molto pericolose” sottolinea Scilla. Un monito che si intreccia perfettamente con i valori e la missione dell’iniziativa Vivi Internet, al meglio, presentata oggi al Festival da Google, Altroconsumo e Telefono Azzurro e che ha visto il Giffoni 2019 luogo privilegiato per presentare ai ragazzi i nuovi contenuti sviluppati per giovani e adulti nell’ambito delle attività promosse per un uso consapevole e responsabile di Internet. A Scilla fanno eco i Pantellas: “Bisogna sempre riflettere molto bene su quel che si fa sul web perché può avere conseguenze sugli altri e può ritorcersi contro noi stessi“. Sulla stessa linea Alessandro dei The Show che ricorda a tutti che “Internet va usato sempre con cautela, responsabilmente“, mentre Willwoosh chiude con una metafora semplice ed efficace: “Internet è un mezzo, come l’auto: in sé non è ne buono né cattivo. Se guidi con cautela arrivi sano a destinazione, se ti comporti male metti a rischio te e gli altri. Dietro il volante ci sono persone, ci siamo noi. Non dimentichiamolo mai“.

La forza del coraggio, lo sport e l’unione al centro della prima proiezione, YOU’LL NEVER WALK ALONE (Cina, 2018), riservata agli Elements +10. Una storia avvincente, avvolta da una malinconia che non si lascia sopraffare dal destino ed è pronta a combattere e insistere per riuscire a vedere ancora la luce: un pallone, un insegnante con tanta passione, un vecchio preside che odia il calcio, un gruppo di ragazzini pieni di vitalità e un terremoto che scuote il mondo. Il racconto diretto da Geng Xu è una risposta alla paura, è il sorriso per riuscire ad andare incontro al futuro, è un viaggio tra i sentimenti e le incertezze di un gruppo di ragazzini che non cammineranno mai soli.

Siete favolosi, ho rivisto dopo un anno insieme a voi il film ed è stata un’emozione indescrivibile”, il saluto della sceneggiatrice Bo Xu. Accolta da applausi e domande, ha raccontato tutti i restroscena del lungometraggio in concorso alla 49esima edizione del Festival. “Con questa storia abbiamo provato ad aiutare i ragazzi che credono poco nei loro sogni, volevamo un film che riuscisse a coinvolgere e unire ed è per questo che abbiamo scelto il calcio come tema principale”, ha continuato. “Le vostre domande così precise e pertinenti mi inorgogliscono, vuol dire che il messaggio del film è arrivato forte e chiaro”.

In Sala Sordi, anche il produttore Nayi Liu, che ha donato ai giurati la locandina originale del film. “Che bella l’Italia, che bello il calcio e che bello questo Festival – ha commentato -. Vi porto i saluti dei calciatori cinesi e un po’ della nostra tradizione con le locandine in lingua cinese del nostro film”. Uno scambio di emozioni, energia e storie: “Non lasciatevi spaventare mai dalla paura. Ci sarà sempre un giorno dove il sole splenderà”, “ha concluso Bo Xu.

“Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Era il 20 luglio del 1969, l’Apollo 11 raggiungeva la Luna. A cinquant’anni da un avvenimento che ha modificato la storia dell’umanità, sabato 20 luglio alle 20, l’Osservatorio Astronomico Gian Camillo Gloriosi ospiterà l’evento il Giffoni Film Festival incontra la luna, un appuntamento da osservare con lo sguardo rivolto al cielo.

In collaborazione con il Comune di Montecorvino Rovella, l’iniziativa celebra il 50° anniversario dell’allunaggio, prevede i saluti del primo cittadino Martino D’Onofrio, del presidente di Giffoni Experience, Pietro Rinaldi, e del direttore dell’Osservatorio Astronomico Gian Camillo Gloriosi, Bruno Sgarbini.

L’evento continua con le acrobazie aeree di ValeSullaLuna, impegnata nello spettacolo Eteree fughe dalla realtà e Comicità in Volo. L’artista interpreta, senza parole, una donna che gioca a fare la sposa, ma non trova la sua anima gemella e decide di partire, con la Luna. Poetiche acrobazie aeree per raggiungere la libertà e quella magia che solo il volo può dare in una ‘culla di luna, luna di mare, luna blu che fa volare’.

Chiude la serata una lezione – performance dal titolo Benvenuti sulla Luna di e con Andrea Iovino.