Crisi, imprese al collasso “Anche Salerno e provincia sono a un passo dal baratro”. L'allarme del Presidente di Casa Artigiani

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SAMSUNGDa trentacinque anni è il presidente di Casartigiani Salerno, Federazione Provinciale che rappresenta imprese artigiane e Pmi nella provincia. “Ma un periodo così buio non s’era mai visto”, dice Mario Andresano presidente dell’associazione con sede principale a Salerno in via Gian Vincenzo Quaranta e che conta circa 1500 iscritti. Il sodalizio fornisce servizi quali consulenze per favorire il posizionamento sul mercato delle aziende e incentivi per la filiera fieristica, accompagnando le imprese all’internazionalizzazione attraverso ‘Intertrade’ della Camera di Commercio. Il programma  di Internazionalizzazione permette di allargare gli orizzonti delle piccole e medie imprese, basandosi soprattutto sul confronto con la realtà imprenditoriale e artigiana di tutto il mondo.

E la crisi?

“Esiste da otto anni, è dal 2005 che non si muove foglia per colpa della recessione e nessuno fa nulla per farci rialzare dal baratro. Le previsioni erano rosee sulla ripresa ma c’è stato qualcosa che ha inceppato il meccanismo. Purtroppo la situazione, a livello globale, è quella che è e se non si prendono urgenti provvedimenti siamo costretti alla resa”.

Un grido d’allarme quello di Mario Andresano, che va oltre il confine della realtà salernitana. Snocciola numeri da brividi. “Viviamo una situazione particolarissima, con aziende che chiudono a cadenza di oltre cinquanta al giorno. Il Sole 24 ORE (quotidiano economico di Confindustria) parla di 56 imprese uccise dal fallimento ogni 24 ore, fino a giovedì erano 4386 da gennaio. Con questo trend si batterà il record dello scorso anno quando solo nel 2012 le imprese che hanno chiuso per crac sono state 12mila 443. Se si fa una proporzione si capisce molto bene che non è difficile superare questo numero. Di fronte a dati impressionanti nessuno ancora ha preso posizione sulla gravità che vive il settore economico. Manca un programma serio nazionale sugli investimenti strutturali, le imprese accusano- inoltre- un prelievo fiscale compreso di costi gestionali che arriva a superare anche il 70%”.

Ma non solo, perché al dato catastrofico dei fallimenti, c’è da aggiungere quello delle chiusure effettuate da imprenditori che non ce la fanno a sostenere i costi.

“Che sono finora 4218, anche se per me chiusura volontaria o fallimento sempre chiusura è… Dati alla mano, sono calati i prestiti alle aziende (meno 4,6% a febbraio), il quasi meno 5% sul potere d’acquisto, le sofferenze bancarie delle imprese che sfiorano il 18,6%. Leggermente meglio va alle famiglie, i cui prestiti sono diminuiti- rispetto al 2012- dello 0,07%. Poca roba”.

Una boccata d’ossigeno, però, potrebbe arrivare dallo sblocco governativo dei famosi 40 miliardi di euro.

“Che già sono diventati 38 ed i tempi che trascorreranno prima di vedere questo denaro materialmente nelle mani delle imprese sicuramente non sarano certamente brevi. Burocrazia, passaggio tra Enti e compagnia bella non credo che giovi alle imprese. Tuttavia, al di là di tutto, la liquidità in arrivo è solo una goccia d’acqua nell’oceano. Ne vedremo ancora delle belle!”.

Dalla crisi nazionale a quella locale, c’è chi afferma che Salerno e provincia vivono sì un momento di recessione ma sarebbe una bazzecola rispetto ad altre aree del Paese.

“Il nostro territorio non si sottrae alla recessione: basti pensare che agennaio c’è stata una cancellazione delle aziende pari quasi al 25% in meno rispetto allo scorso anno. Hanno pagato dazio soprattutto negozi di abbigliamento e locali pubblici come i bar. Naturalmente, il discorso è allargato a tutta la provincia. Anche se a me ha colpito la vicenda di alcuni negozi storici di Salerno che hanno preferito chiudere baracca e burattini affi dandosi alla vendita sul web. Chiaramente è una cosa che fa riflettere: se stai in piazza hai costi eccessivi tra fitto del locale, personale e tasse varie che in Italia sono salatissime, se invece stai su internet e hai una clientela che ti sei conquistato con anni di mestiere, allora vendi lo stesso ed i costi sono ridotti al lumicino. Immaginiamo un po’ cosa sarebbe il commercio se un domani la stragrande maggioranza degli esercenti si affidasse al web. Il primo settore a risentirne sarebbe quello occupazionale e con i chiari di luna che ci sono questo aggraverebbe ulteriormente la criticità del lavoro. Che dire: ripeto, cambiamo registro. Perchè accade ciò? Semplice: le famiglie non hanno più soldi da spendere e se si pensa che il costo del lavoro supera quello del salario allora il quadro della situazione si fa più che critico. Una volta c’erano due mesi l’anno di incasso e-quindi- guadagno assicurato: giugno e dicembre. Quattordicesima e tredicesima permettevano di avere liquidità e contestualmente di spendere. Oggi, purtroppo, questo denaro viene divorato dalle sofferenze che i nuclei familiari hanno nel restante periodo dell’anno. Una famiglia italiana su sei è ridotta alla povertà. E ad essere agevolate sono le nuove ricchezze….”.

Andresano, però, riesce ancora a salvare le imprese artigiane.

“Ma solo perché molte sono a conduzione conduzione familiare, quindi con meno costi”.

Però?

“Per aggredire i mercati esteri c’è bisogno della creazione di una base che faccia da unione alle nostre imprese, perché agendo da soli nell’internazionalizzazione non si va molto lontano. Io penso che sia un problema di cultura. Bisogna smettere di pensare che uno sia migliore dell’altro. Una sinergia tra imprese, guidate dalle istituzioni che dovrebbero gestire le commesse, non può che far bene al settore imprenditoriale. Soprattutto all’estero. Il ritornello è sempre lo stesso: uscire dall’isolamento”.

Casartgiani gode del partenariato Artigiancassa Gruppo Bnp Paribas.

“Abbiamo una piattaforma per la quale riceviamo moltissime richieste di finanziamenti al giorno ma non tutte le imprese possono essere prese in considerazione a causa della non ‘bancabilità’ del cliente”.

Quindi le banche hanno le loro colpe?

“Gli istituti di credito fanno il loro mestiere, ci mancherebbe, però a mio giudizio devono investire sulle aziende. Favorendo gli investimenti danno l’input alla crescita. Anche sul nostro territorio”

Ma c’è dell’altro: la Regione Campania è l’unica in Italia a non aver attivato il fondo della 949 (legge Artigiancassa) e la 240 del 1981 (Leasing), questo naturalmente va ad aggravare il problema.

“Lo dice lei… Ci stiamo muovendo nelle sedi opportune per far valere le nostre ragioni che poi sono quelle per dare ossigeno alle aziende del territorio. Qua c’è qualcuno che non ha capito che stiamo andando verso la rovina”.

Intanto, c’è il settore rosa delle aziende che cresce.

“Ed è vero, registriamo una maggiorazione del 25% nel comparto agroalimentare e dell’esportazione per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, realtà che va creare indotti nella Piccola e Media Impresa”.