Aulòn Choròs Clarinet Ensembre in concerto domenica 7 a Sant'Apollonia.

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ensemble clarinettiNon c’è festa senza musica! L’attesa della prima festività del Natale, dedicata alla Madonna Immacolata, è stata affidata dalla Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella, promotrice della rassegna Natale in fiera unitamente allo Studio Apollonia, ai clarinettisti dell’ “Aulòn Choròs” un giovanissimo Clarinet ensemble che si esibirà domenica 7 dicembre, alle ore 20, nella Chiesa di Santa Apollonia.

La formazione che schiera Luca Papalino, Simone Sorvillo, Gessica Viviani, Salvatore Dell’Isola, Marco Frasca, Andrea Caputo, Simone Vuolo, Michela De Santis, Angelo D’Elia e Francesco Di Domenico, presenterà un programma arrangiato per un ensemble, in cui i clarinetti soprano in Si Bemolle incontreranno il suono del clarinetto basso, del piccolo in Mi bemolle e del clarinetto contralto.

Il programma, ideato e preparato dal maestro degli strumentisti, Giovanni De Falco, creatore di una vera e propria scuola, sulle tracce dei principi del magistero napoletano, volto alla ricerca del bel suono, della liricità e di un virtuosismo brillante, principierà con il I tempo della suite n°1 Peer Gynt di Edvard Grieg Il Mattino.

Nel 1876 Grieg scrive su richiesta di Ibsen, le musiche di scena per il Peer Gynt, l’opera teatrale più famosa del commediografo norvegese. In quest’opera viene narrata la storia di un giovane scapestrato, Peer Gynt, il quale, alla continua ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni, trascura i valori fondamentali dimenticando famiglia, amici e la donna che tanto lo amava. In questo scellerato percorso Peer si macchia di colpe che lo porteranno continuamente a fuggire dagli altri e, soprattutto, da sé stesso. In un monologo della rappresentazione teatrale, Peer paragona la vita ad una cipolla: come la cipolla è fatta di tanti strati che non racchiudono nulla e proprio per questo rappresentano l’essenza della cipolla stessa, così la vita altro non è che l’insieme di quei momenti, mai veramente vissuti e subito dimenticati, che in realtà danno senso all’esistenza intera. In uno dei brani musicali inseriti nell’opera teatrale, Grieg descrive uno dei tanti viaggi di Peer Gynt: una mattina, in Marocco, Peer assiste stupefatto al risveglio della natura in una magnifica alba africana. Il crescendo delicato e nel contempo deciso della musica rappresenta magnificamente la natura e il moto di rotazione del sole nascente, una serie di passaggi affidati ai legni, anche nell’originale, descrive ancor più fedelmente i suoni e i colori dell’ambiente naturale africano.

Seguirà il Concertino in do min/Mi b magg. Op.26 di Carl Maria von Weber, che saluterà quale solista Gessica Viviani. La produzione strumentale di Weber distribuita su di un arco parallelo a quello operistico, costituisce quasi, di quest’ultimo, la punteggiatura. L’animazione specifica dei colori, lo sbalzo fisiognomico di personaggi che si chiamano fagotto o viola e su tutti il clarinetto, attraggono il meglio delle energie weberiane. In questa pagina il virtuosismo si fa sinonimo di progressiva esplorazione al limite, preparando il concetto di sfida trascendentale ai mezzi fisici, di cui si approprierà la fase più matura del romanticismo musicale. Ben tre gli omaggi ad Astor Piazzolla, a cominciare dalla Melodia en La menor, conosciuta come Canto de Octubre, intensa e scorrevole, triste e pensierosa, una vera e propria elegia, che sembra sia stata scritta dal genio argentino per il suo matrimonio spezzatosi dopo 25 anni. Seguiranno, Adios Nonino e Libertango. Le versioni di Adios Nonino sono pressoché infinite; ogni formazione ha inserito questo brano nel suo repertorio cercando di personalizzarlo con il proprio stile oppure suonandolo seguendo rispettosamente la sublime versione originale. Astor lo dedicò al padre Vicente “.. ha un tono intimo, – dice lo stesso autore – sembra quasi funebre e senza dubbio questo tango nel genere ruppe tutto. Il giorno che lo suonammo per la prima volta i musicisti ed io dicemmo: con questo facciamo un vero casino, non piacerà a nessuno, però suoniamolo lo stesso, è bello. Era un periodo in cui quasi tutti i temi avevano un ritmo molto incalzante, e invece Adios Nonino terminava al contrario, come la vita, se ne andava uscendo, si spegneva. Direi che questo brano ha un mistero speciale, la melodia, e in contrasto con essa la parte ritmica, il cambio di tonalità e poi il finale glorioso con uno scioglimento triste. Forse piacque per questo, perché era diverso da tutto”.

Il tributo a Piazzolla sarà chiuso da Libertango, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter, con il suo moto tutto barocco di tensione e distensione esteso sia alla minima frase che all’intera composizione, per sottolineare quei momenti regolarmente ed emozionalmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa. L’ensemble “Aulòn Choròs” presenterà, poi, il più giovane dei suoi solisti Marco Frasca, il quale proporrà l’Introduzione, tema e variazioni in Mib magg./Sib magg., composto da Gioacchino Rossini secondo il Radiciotti nel 1809, originariamente per clarinetto in Do. Elemento dominante di questa musica è il melos, e ne riconosciamo il chiaro stilema operistico; ciò avviene, in particolare, nei passaggi virtuosistici. Tali frasi in Rossini assumono non di rado il tipico carattere dello “stretto”, non solo permettendo all’esecutore di dare prova delle proprie capacità, ma anche imponendosi come elemento in grado di rappresentare una forma di energia sonora che potremmo definire, al tempo stesso, “condensata” e “imbrigliata”, da considerarsi come espressione di una concezione della vita e dell’arte che, sfruttando il paradosso della leggerezza, cerca, ogni tanto, di sfuggire ad ogni gravità e alle dure lezioni che la vita dispensa.

L’ultima performance solistica, scelta per il pubblico di Studio Apollonia, è “Il Convegno”, un divertimento per due clarinetti e orchestra di fiati, scritto da Amilcare Ponchielli nel 1856 e dedicato ai suoi amici clarinettisti Achille Peri e Massimiliano Sacchi, in segno del vero affetto che li legava, e gli stessi ne diedero la prima esecuzione sotto la sua direzione. La natura virtuosistica delle parti di questa composizione dimostra che a suonarla devono essere due clarinettisti completi, quali sono i due nostri solisti Salvatore Dell’Isola e Francesco Di Domenico, veri e propri “messi” del segno operistico del maestro lombardo.

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