Fenomeno Fake News: come le bufale sconvolgono la collettività

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Il fenomeno delle Fake News è oggi uno dei più preoccupanti perché è risultato evidente il loro potere a fronte anche di numerose notizie di cronaca. Queste bufale, infatti, pare che possano traviare le opinioni della gente, portandola a insorgere, indignarsi e ad agire nel combattere una “battaglia” per una causa, di fatto, senza fondamento. Gli elementi vincenti del fenomeno fake news sono essenzialmente tre: la rapidità incredibile e capillare di diffusione, la scelta sempre azzeccata di temi d’effetto, la presenza di un pubblico che non ha un atteggiamento scientifico (che verifichi quindi prima di condividere le notizie). La ricetta è quindi perfetta per creare il caos.

Un caso esempio: italiani e investimenti nel gioco d’azzardo

Un esempio lampante, fra i tanti, è quello della fake news che ha riportato i dati della spesa degli italiani per il gioco d’azzardo lo scorso anno. Secondo questa bufala la spesa è stata pari a circa 95miliardi di euro, come una manovra di governo, quindi. In molti hanno di conseguenza iniziato una guerra digitale, e non solo, contro i tabaccai che rivendono Gratta e Vinci, contro le sale da gioco, contro i locali con le macchinette delle slot.

Orrore, allarme e polemica, ma che non ha tenuto conto che il 71,6% delle giocate è tornato a chi ha giocato e ha vinto. Su quei 95miliardi, quindi, 77 sarebbero tornati da dove sono venuti e la spesa per il gioco d’azzardo sarebbe quindi di 19miliardi. Tanto quanto costano agli italiani altri tipi di divertimento, hobby o sport.

Sebbene la ludopatia sia un problema, non è eliminando il gioco che si risolve, anche perché, se non ossessivo, è una forma di intrattenimento piacevole e divertente che non ha nulla di male. Sale da gioco, macchinette, giochi su siti riconosciuti dall’aams, come quelli su sphinxslot.it, sono controllati e monitorati per giocare e divertirsi in tutta sicurezza, avendo anche, talvolta, un tetto massimo di puntata.

La diffusione delle bufale

La struttura dei social network e una popolazione che per oltre il 40% è classificata come analfabeta funzionale sono le cause principali della diffusione di queste menzogne giornalistiche. Lo sforzo di condivisione è minimo, infatti, in pochi click è possibile condividere la notizia. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che non hanno alcuno spirito scientifico, quello che le spingerebbe a verificare prima di condividere, e che non sono capaci (per il 40%) di comprendere quello che leggono, predisponendosi a capire quello che vogliono capire, sulla base del titolo dell’articolo.

Alcuni studi dimostrano, infatti, che le persone di solito, nel verificare e cercare informazioni, cercano di trovare conferma alle loro ipotesi. In sostanza quindi la ricerca non è oggettiva, ma distorta sin dall’inizio dalla realtà. Si tenderà quindi a trovare conferma nelle proprie tesi e nell’era digitale, dove le informazioni sul web sono innumerevoli, trovare qualcosa che confermi una certa ipotesi non è poi così difficile, anzi. Dal momento poi che oggi le ricerche sono monitorate dai software, le proposte tematiche saranno sempre su quella linea di pensiero e si apre così un circolo vizioso. Ecco, quindi, come le fake news proliferano.