Legambiente, capitozzatura pratica sbagliata.

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In questi giorni stiamo assistendo a Salerno alla rituale pratica della “Capitozzatura”, una tipologia di taglio indiscriminato che interessa indistintamente porzioni di fusto, branche primarie e grossi rami e che da anni è in uso nella maggior parte delle amministrazioni comunali

L’impatto sulla cittadinanza degli alberi urbani privati di rami e della quasi totalità del fogliame è sempre molto forte e ogni autunno il nostro circolo si trova a dover rispondere relativamente all’opportunità o ineluttabilità di questa pratica.

Vogliamo fare chiarezza con il contributo del nostro tecnico di riferimento Giuseppe Cardiello Dottore in Scienze Forestali e Ambientali – ETT  European Tree Technician: “ è necessario precisare in via preliminare che gli interventi che si stanno eseguendo in questi giorni sul patrimonio arboreo cittadino sono azioni inutili e dannose che non hanno nulla a che fare con le buone pratiche di gestione del verde previste dalla moderna arboricoltura.

Infatti, la capitozzatura – taglio dei rami sopra il punto di intersezione con il tronco o altro ramo

principale, in modo che rimanga solo quest’ultimo o una parte della chioma, dopo una rimozione più o meno drastica – rappresenta la principale minaccia per gli alberi in città riducendone

drasticamente le aspettative di vita e trasformandoli in fonti di rischio per la pubblica incolumità in

aree ad elevata fruizione.

È  bene precisare che le giustificazioni/motivazioni che vengono solitamente avanzate da chi autorizza ed esegue questo tipo di interventi sono totalmente prive di fondamento tecnico –

scientifico, infatti la capitozzatura:

  • non contiene le dimensioni dell’albero: la pianta reagisce al trauma subito aumentando il

tasso di crescita per riacquisire la superficie fogliare perduta ed investe in questa crescita le

proprie riserve energetiche indebolendosi.

  • non riduce la frequenza di interventi nel tempo: ogni volta che un albero viene capitozzato

emette numerosi ricacci con rapporti ipsodiametrici tali da costringere i proprietari a

frequenti e costosi interventi di gestione.

  • non rispetta le piante: i soggetti arborei capitozzati perdono irreversibilmente il naturale

portamento costringendo la piante ad acquisire una forma innaturale ed irrispettosa della

dignità del soggetto arboreo.

  • non rende più sicura la pianta: sezioni di taglio ampie non riescono ad essere

compartimentate dai soggetti arborei per cui divengono via d’ingresso preferenziale dei

patogeni, prevalentemente agenti degradatori del legno, che aumentano le condizioni di

pericolosità dell’albero.

La costanza annuale con cui vengono eseguiti questi errati interventi, a spese dei contribuenti, fa

temere che questi possano essere interpretati, da parte dell’opinione pubblica, come interventi

corretti, vanificando il tenace e capillare sforzo di associazioni ed arboricoltori per la promozione

delle buone pratiche arboricolturali presso pubbliche amministrazioni, cittadini e mezzi di

informazione.

Gli alberi, siano essi monumentali o di ordinario corredo urbano, sono protagonisti fondamentali

delle nostre città in quanto in grado di apportare benefici ecosistemici, sociali e culturali senza pari.