La CISAL riparte da Salerno: stanchi delle finte tutele sui lavoratori, è il lavoro il vero capitale.

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È l’affermazione delle “libertà responsabili” la nuova sfida della CISAL che, da Salerno, suona la carica ai lavoratori stanchi delle finte tutele perché, più che mai, bisognosi di difensori dei diritti e degli interessi di chi crede fermamente nell’insostituibile ricchezza del “capitale” lavoro.

A illustrare linea e strategie della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori è il segretario generale Francesco Cavallaro che scuote il Consiglio Nazionale, riunito al Grand Hotel Salerno, dicendosi convinto che «quel preziosissimo patrimonio di libertà del quale il sindacalismo autonomo della CISAL è sempre stato difensore strenuo, anche se finora negletto, diventerà patrimonio di ogni singolo lavoratore».

La CISAL è, infatti, «pronta ad intercettare ed interpretare il profondo senso di ribellione che anima i lavoratori italiani alla ricerca di una rappresentanza “nuova” a cui affidare il proprio legittimo desiderio di riscatto proponendosi come sindacato moderno, proprio perché autonomo e indipendente da sempre».

Un impegno, quello della CISAL, in linea con il documento programmatico del Congresso di Rimini del maggio 2015, sul tema “Il lavoro che non c’è”, incentrato sulla necessità di «individuare le più opportune strategie per promuovere il lavoro uscendo, però, dal coro, dando un senso al modo di essere autonomi, propiziando una autentica svolta strategica, tanto attesa dai lavoratori quanto disattesa dalla politica».

«Non a caso – sottolinea Cavallaro – il lavoro che non c’è è la ragione primaria che nega alla nostra società quegli spazi essenziali di crescita e democrazia economica, oltre che di vera democrazia sindacale». Punto, questo, che il segretario generale della CISAL sostiene con forza evocando i «devastanti effetti del Jobs Act, che la CISAL ha contestato ancor prima che il provvedimento vedesse la luce, perché ignora gli articoli 39 e 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa. Sarebbe, infatti, bastato tenere conto del nesso che lega democrazia economica e democrazia sindacale, per intuire quale enorme contributo una vera “alleanza tra pari” avrebbe finalmente potuto dare al Paese per sconfiggere, tra l’altro, le sue tante, gravi ed odiose patologie, quali il lavoro sommerso, l’evasione fiscale e contributiva, la malavita organizzata, la corruzione».

Nella sua analisi sullo stato dell’arte del mondo del lavoro, il segretario generale della CISAL evidenzia che «purtroppo, dopo oltre un anno e mezzo, la situazione occupazionale non è migliorata. Il lavoro resta un

tema tanto ricorrente quanto strumentalizzato, ideologizzato, enfatizzato e, comunque, affrontato con colpevole superficialità. Tanto da restare, appunto, un tema irrisolto nelle mani di un Governo Gentiloni, peraltro identico a quello Renzi, ancora una volta non legittimato dal voto popolare».

«Il disastro, del resto, – incalza Francesco Cavallaro – è sotto gli occhi di tutti: lavoratori e pensionati sempre più poveri e bistrattati e forze politiche di governo caratterizzate da contrapposizioni e lotte intestine che fungono spesso da alibi per nascondere meri interessi di parte e/o di potere. Per non parlare delle forze di opposizione, sempre più frammentate e innocue. Il tutto condito da un linguaggio da gossip».

Tra i temi caldi che hanno visto la CISAL sempre in prima linea: mancata riforma costituzionale, riforma del mercato del lavoro, rappresentanza, modello contrattuale, riforme della pubblica amministrazione, previdenza, “Buona Scuola”, giustizia, “Non Riforma Fiscale”. «Ma anche – conclude Cavallaro – tanta assistenza agli iscritti e alle famiglie, grazie alle opportunità offerte da Cisal Servizi e Consulenze, e solidarietà, come la raccolta fondi, tuttora in corso, a favore delle popolazioni colpite dal terremoto del Centro Italia».