Bufera sul Governo, si dimette il ministro dello sviluppo economico Guidi. Intercettata una sua telefonata al compagno su un emendamento che riguardava Tempa Rossa. Tirata in ballo anche la Boschi.

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ITALIA RECUPERO LENTO IN UE, MA CRESCE CLIMA FIDUCIALa ministra Federica Guidi si è dimessa.  “Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese”. E’ quanto scrive la Guidi nella lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi con la quale si dimette dal governo.

“E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche ‘Mariaelena’, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte”: così la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi disse al telefono al compagno, Gianluca Gemelli, a proposito dell’emendamento che il governo stava per inserire nella Legge di Stabilità relativo ai lavori per il centro oli della Total in contrada ‘Tempa rossa’, a Corleto Perticara (Potenza), nei quali Gemelli stesso aveva interesse essendo alla guida di due società del settore petrolifero. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta della magistratura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.

Guidi, che non è indagata nell’inchiesta, alla domanda del compagno – per il quale il gip di Potenza ha rifiutato l’arresto – “se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total”, clienti di Tecnimont, “quindi anche i miei amici”, replicò – dopo aver fatto riferimento al benestare della ministra Maria Elena Boschi – secondo quanto annotato nell’ordinanza del giudice: “Certo, capito?. Certo, Te l’ho detto per quello”. Subito dopo il colloquio con la Guidi, Gemelli telefonò al dirigente di una società petrolifera e lo informò dell’emendamento “che avrebbe sbloccato Tempa rossa: La chiamo per darle una buona notizia”, disse al suo interlocutore.

Il gip del Tribunale di Potenza, Michela Tiziana Petrocelli, ha rigettato la richiesta di arresto di Gianluca Gemelli – compagno del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi – nell’ambito dell’inchiesta (nella quale il Ministro non è indagata) che stamani ha portato ai domiciliari cinque dipendenti dell’Eni con l’accusa di traffico illecito di rifiuti al centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni.

Gemelli, alla guida di due società che lavorano nel settore petrolifero, è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito. La prima accusa si riferisce all’affitto di alcune case a Corleto Perticara (Potenza), dove si sta realizzando il centro oli della Total, per i dipendenti delle società di Gemelli che avrebbero lavorato nella zona. La seconda accusa è relativa alla promessa di “vantaggi patrimoniali” che Gemelli si sarebbe fatto promettere per garantire, grazie al suo rapporto col Ministro, lavori nella costruzione del centro oli.

I cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”.

I Carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari – emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta.

Due decreti di sequestro sono stati eseguiti dai Carabinieri stamani nel centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Lo si è appreso da fonti investigative e sindacali. Interpellata, Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione: quando il quadro sarà completo verranno forniti commenti. Il gruppo sottolinea di stare collaborando con la magistratura.

 

OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO, GUIDI SI DIMETTA  – “Scandalo ‘Tempa Rossa’ a Potenza si dimettano i Ministri Guidi e Boschi la misura è colma si devono vergognare a andare a casa subito”: affermano Michele Dell’Orco, capogruppo M5S Camera e Nunzia Catalfo capogruppo M5S Senato. “Ora si capisce il perché il Pd ed il governo tifano per l’astensione sul referendum delle trivelle che intacca gli interessi delle compagnie petrolifere – continuano Dell’Orco e Catalfo – il fidanzato della Guidi indagato dalla Procura concordava con l’amata emendamenti a favore degli impianti ‘Tempa Rossa’ di Total legati al deleterio provvedimento ‘Sblocca Italia’ e la Guidi chiedeva a sua volta l’avallo della Boschi”. “Guarda caso il progetto è quello ‘Tempa Rossa” contro il quale il Movimento 5 Stelle si batte da oltre due anni” continuano i capigruppo M5S. “La miglior risposta a queste indecenze oltre alle dimissioni di Guidi e Boschi è andare tutti a votare domenica 17 aprile e votare SI contro le trivellazioni marine”, concludono i pentastellati.  (ANSA)