3 miliardi e 700 milioni di lire dimenticate, possibile?

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nicolacastorinoa cura di Nicola Castorino

Quanto vale il sommerso? Le analisi economiche del nostro Paese fanno fatica a valutare a quanto ammonti l’entità di un’economia oscura, quella “a nero”, che continua a registrare dati di allerta tali da far cadere ogni programma antievasione,  di controlli incrociati banche/commercio.

L’Istat l’ha calcolata in circa 190 miliardi di euro (rilevazione del 2013, ndr) . L’ultimo dato, aggiuntivo,  arriva dalla  Banca d’Italia che ha pubblicato una insolita rilevazione, anacronistica perché quasi dimenticata, ritenuta ormai scaduta, fuori termine: il cambio delle banconote lira/euro.

“Le operazioni di cambio lire-euro eseguite nel periodo dal 22 gennaio al 27 maggio di quest’anno sono 193, per un importo di lire 3.687.283.770 trasformate in euro 1.904.323,14”, lo rende noto Bankitalia, in un recente comunicato. Ma,  non si era concluso il 28 febbraio 2012 il cambio delle vecchie lire in euro, da parte dei cittadini italiani, senza possibilità di proroga? La Corte Costituzionale,  con la sentenza n. 216/2015 –  che ha cancellato la prescrizione decisa a suo tempo dal governo guidato da Mario Monti –  ha sancito che anticipare per legge la scadenza della prescrizione è anticostituzionale e quindi la norma del decreto non è valida, imponendo al Ministero dell’Economia e Finanze di impartire nuove istruzioni a Bankitalia. Per questo motivo la Banca Centrale ha riaperto dal 22 gennaio la conversione delle lire in euro, ma  solo per chi è in grado di documentare di aver richiesto di convertire lire tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012.

antonella_lanto_lire_6451Nel dare esecuzione alla sentenza, il MEF, al fine di garantire certezza e trasparenza alle operazioni di conversione, ha esplicitamente previsto l’obbligo di dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio (ovviamente non attuata, per vari motivi, ndr)  entro il 28 febbraio 2012, specificandone l’importo. Solo se tale obbligo è stato rispettato la Banca d’Italia può procedere alla conversione delle lire.

A quanto pare gli “smemorati” detentori delle lire non si sono fatti attendere. Sono circa duecento e custodivano ancora in casa oltre 3 miliardi e mezzo di vecchie lire,  presentate per il cambio in soli 5 mesi. Qual è la provenienza di questi “vecchi” risparmi, dimenticati in una scatola, nascoste dalla nonna in un angolo dell’armadio? Quasi 20 milioni di lire a testa! Il potere d’acquisto all’epoca della lira,  non è certamente quello della conversione monetaria attuale.

Pensate che nel 1970 lo stipendio medio di un impiegato era di 150.000 lire, bastavano 80 stipendi, poco più di 6 anni e mezzo,  per acquistare una casa. La quota pro-capite presentata al cambio – i 20 milioni di lire –  avrebbe consentito, all’epoca,  l’acquisto di un’immobile di prestigio.  Solo queste due analisi “storiche”,  bastano a commentare un dato, quello riportato dalla nostra banca centrale che limita a registrare il numero degli italiani “scordarelli” ed il valore dei loro “vecchi” risparmi, troppo ben custoditi.

I ricchi del passato festeggiavano la vetta del “primo miliardo” (in lire, ndr), osteggiando il loro potere economico, raggiunto dopo chissà quanti anni. Oggi, in soli 5 mesi, registriamo nelle “casse” della Banca d’Italia un versamento di  oltre 3 miliardi,  ma  sono solo vecchie-lire ed andranno al macero!

Nicola Castorino