“PANCHINEIDE” LA PANCHINA PARLANTE RACCONTA NAPOLI AL “PARCO STORICO”

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Su una panchina parlante che, tolta da una fermata di bus a Bergamo viene collocata in un soleggiato parco di Napoli, si siedono, in momenti diversi della giornata, vari personaggi caratteristici che attraverso i loro discorsi raccontano Napoli : “Una città che è’ come un quadro di Caravaggio: colori di luce, ma anche ombre e oscurità” ha spiegato la professoressa Carmen Piermatteo Gatto che ha scritto il testo e curato anche la regia dello spettacolo comico napoletano presentato al Circolo Canottieri Irno durante una divertente serata organizzata dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, Presidente dell’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita” che, insieme a tutte le socie a ai tanti ospiti, ha applaudito gli attori dalla compagnia teatrale amatoriale “Arena Historica” che con la loro coinvolgente interpretazione hanno divertito tutti divertendosi a loro volta. La panchina parlante, con la voce di Carmen Piermatteo, racconta di essersi innamorata di Napoli: ” E’ un teatro sempre aperto, dove i suoi abitanti recitano senza copione, perché resistono, combattono, non si arrendono”. Nella prima scena dello spettacolo il classico personaggio “filosofo” napoletano, Gennaro, interpretato da Guglielmo Barela, si siede a prendere il sole sulla panchina con lo sfaticato Antonio, interpretato da Vittorio Salemme,  che preso in giro dall’amico che sottolinea la sua mancanza di voglia di lavorare racconta di aver ricoperto, in estate, l’incarico di manager:” Ero un exotic fruit beach menager: vnnev ‘o cocco ‘ncoppa ‘a spiaggia e Baia Domizia. Adesso sto facendo pratica a Piazza Vittoria da Rafele recchia vibrante, ‘o meglio guardamacchine che ce sta a Napule. Mi sto specializzando perché oggi a guardà ‘e macchine nun è facile, ce vò applicazione, ci vuole l’occhio clinico, geometrico, s’hann’‘a capì ‘e spazi a disposizione, i volumi d’e macchine, s’adda registrà chi esce primma e chi esce doppo. Nun è ‘na cosa ‘e niente, comme crede ‘a gente”. Nella seconda scena Lucia (Lucia Montera Costabile), seduta sulla panchina, si lamenta con Maria , (Mariella Pasca Bottiglieri) di come vengono giudicati i napoletani:” So’ proprio indignata, noi napoletani siamo sotto il mirino, c’’a tenene tutte cu’ nuje, ‘a munnezza, ‘ a disobbedienza civica, ‘o traffico, io non ci sto. Me so proprio scucciata di questo andazzo”. Maria invece difende San Gennaro che a Roma, in Vaticano, negli anni ’70 volevano declassare a Santo di serie B:” ‘O vulevano proprio levà ‘a miezzo! Proprio lui che è nù super – Santo, un eroe napoletano, il santo più amato del pianeta”. All’improvviso arriva una signora che si chiama Anna (Anna Di Filippo) e si presenta:” S’’o ‘na Parente ‘e San Gennaro e come Parente riesco a comunicare con lui, ‘e femmene da famiglia nostra crescene a pane e litanie e quann ‘o vulevano retrocedere hamma scritto ‘ncopp’ ‘e mure: SAN GENNA’ FUTTATENNE! E lui ha seguito il consiglio”. Nella terza scena un femminiello napoletano (interpretato da Luigi Tarabbo), sventagliando svogliatamente un ventaglio, spiega a Valeria (Valeria D’Aniello Romanelli) come: “Se fa a attizza’ l’uommene”. Valeria però non riesce ad ottenere il risultato sperato:” Io ho seguito scrupolosamente il tuo consiglio: me so cumprata ‘o negligè nero, me so’ mise a mascherina nera ‘nfaccia, aggia aperta a porta e me so’ misa ‘nposa, con la coscia piegata. Mariteme è trasut e m’ha ditto:” uè, Zorro, che se magna stasera?”. Nella quarta scena un Preside (Michele Di Filippo), seduto sulla panchina, incontra la sua dottoressa (Luciana Coscioni Barela) con la quale commenta i luoghi comuni sui napoletani: ” Napoli ha assorbito tutto quello che le numerose dominazioni le hanno apportato, nel bene e nel male, e lo ha conservato nei secoli” – riflette la dottoressa – “Indubbiamente siamo un popolo con i nostri difetti, ma pure con i nostri meriti che non possono essere ignorati”. Nella quinta scena Don Mimì Cafiero (Bruno Maione) , è l’assistito:” Da’ ‘e santi, da ‘e muorte, precisamente dalle anime del Purgatorio, sospese tra l’aldilà e l’aldiquà. Con il loro aiuto je riesco a interpretare i sogni, a trasformarli in numeri”. A lui si rivolge il giocatore (Nunzio Di Filippo) disperato e innamorato di Tatiana: ”’nu femminone dell’Ucraina” che però non vuole pagare per farsi dare i numeri per vincere un terno al lotto.Nella sesta scena un’aspirante fattucchiera, Assuntina, (Rosanna Belladonna Tringali) incontra, seduta sulla panchina, una famosa fattucchiera di Frattamaggiore, Donna Concetta, (Carmen Piermatteo) alla quale chiede di svelare i segreti per diventare una brava fattucchiera: come attivare ‘e curnicielli che devono essere regalati:” pecchè ‘o curniciello nun s’accatta”; risolvere problemi di corna:” oggi ‘nce sta ‘o virus de’ corna, comme pe’ computer, e ‘nce vo’ ‘n’antivirus potente:”; o togliere il malocchio :” votta ‘nu poco e sale grosso for’ ‘a porta e ripeti: aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglie, corna, bicorna, cape ‘e ’alice e cape d’aglio, sciò sciò ciucciuvè, jatevenne, sciò sciò”

Aniello Palumbo