“MORTE DI UN ROBESPIERRE” IL NUOVO LIBRO DI GIUSEPPE ESPOSITO, AMBIENTATO A SALERNO, PRESENTATO AL “PARCO STORICO SICHELGAITA

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Salerno ai primi del Novecento era ancora una piccola città di mare che contava poco più di quarantamila abitanti. All’epoca non c’era ancora l’attuale lungomare e il mare giungeva quasi a lambire palazzo Sant’Agostino, sede oggi della Provincia di Salerno. Su Via Marina, attuale Via Roma, davanti ai tanti caffè alla moda, circolavano le poche ed eleganti carrozze: ” Coupé, phaeton, landau, con cavalli superbi e scalpitanti e cocchieri in livree colorate”. In questo “ Sonnolento paese di pescatori” come viene definita la Salerno del 1902 dal commissario napoletano Gennaro Acquaviva, protagonista del nuovo libro dell’ingegnere Giuseppe Esposito:” Morte di un Robespierre. Politica e Malaffare in un’indagine del commissario Acquaviva”, edito dalla “Stamperia del Valentino”, che è stato presentato al “Circolo Canottieri Irno”, presieduto dal dottor Alberto Gulletta, durante un’ interessante e piacevole serata organizzata dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, presidente dell’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita”, viene ritrovato, in un luogo molto particolare, un lupanare di Piazzetta Piantanova, il cadavere dell’onorevole Matteo Galdi, soprannominato Robespierre, un avvocato salernitano di grande onestà e rigore morale. Un cattolico praticante che si batteva contro il malaffare e la corruzione della classe politica che già allora era endemica. Il commissario Acquaviva, insieme al fido ispettore Matteo Spirito, inizia a indagare nel mondo della politica. L’ingegnere Esposito ha ricordato che all’epoca non erano molti i giornali che si trovavano in città:” C’erano “Il Mattino”, “La Frusta”, e “Il Bersagliere”. Per essere sicuri di trovarli bastava andare al “Casino Sociale”, oggi purtroppo chiuso, che aveva la sua sede all’interno del “Teatro Verdi”. Il commissario Acquaviva era innamorato del mare: “ Ogni qualvolta si trovava lontano dal liquido elemento, ne sentiva dentro la lacerante assenza. Era il suo anestetico preferito”. Nel libro il commissario Acquaviva percorre le varie strade della città: Via Mercanti, Largo Dogana Regia, Via Da Procida, Largo Campo, il piccolo borgo di Sant’Anna al porto, Via Indipendenza, Piazza Alario, :” Arriva con l’omnibus, trainato da cavalli, anche all’obitorio del cimitero: nella località detta del Fuso, poco a est di via Dei Principati, praticamente là dove la città finiva. Arriva con un calesse anche a Baronissi per interrogare l’onorevole Farina compagno di partito del defunto Galdi ”. L’ingegnere Esposito ha raccontato che all’epoca, nei bar, il caffè si serviva direttamente da una grande macchina da caffè:” Il cameriere versava la bevanda bollente, “con le tre c” , direttamente nelle tazze dei clienti seduti ai tavolini”. A recitare con grande professionalità alcuni brani del libro è stata l’attrice Pina Russo. L’editore napoletano della “Stamperia del Valentino”, il dottor Paolo Izzo, che nella collana “Giallo Valentino” ha pubblicato tutti i libri di Giuseppe Esposito, ha raccontato come attraverso le opere scritte dall’ingegnere, salernitano di adozione, ma napoletano di origine, si sia aperto per lui un nuovo mondo:” Ho sempre pubblicato prevalentemente saggi. Esposito, che è un bravo autore, mi ha avvicinato alla narrativa di genere che conta su molti appassionati”. La colonna sonora della serata è stata affidata al “Gruppo Arechi” che con la stupenda voce da tenore di Paolo Gloriante, che ha suonato anche il mandolino, accompagnato da Vincenzo De Caro alla chitarra, ha eseguito un repertorio classico napoletano: da “Era de Maggio” a “ Reginella” coinvolgendo il numeroso pubblico che ha anche cantato, insieme ai due musicisti, la famosa canzone ‘O surdato ‘nnammurato scritta nel 1915 da Aniello Califano su musica di Enrico Canio.

Aniello Palumbo