Desiderio infinito! Capitolo 13 (Parte settima)

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Adriano, riconoscendo il figliuoletto di Valeria, aguzzò lo sguardo, mentre quegli, rivedendolo, si mise a scalpitare festosamente, come un piccolo puledro, dimenticando tutte le raccomandazioni della madre e degli altri; dimentico soprattutto che il suo papà era malato e seduto su una sedia a rotelle. Il bimbo inconcepibilmente si mise a gridare:
«E’ quello il mio papà; non voglio un papà malato. Non lo voglio» – e si mise a battere i piedi sul pavimento.
Erano presso la soglia della camera di Marco, il quale ascoltò quelle parole e anche le altre dette da Giovannini per calmare il bambino. Adriano, intanto, si era avvicinato; aveva preso per mano il piccolo testardo e con dolce fermezza gli diceva:
«Caro Marco, come va questa bella sorpresa? Sei venuto con la tua nonna per conoscere il tuo papà? Ora devi stare buono e salutare tuo padre che è venuto da tanto lontano per vederti. Poi guarirà e verrà a casa con te, te lo prometto». Il bimbo si era slanciato verso di lui e rimaneva avvinghiato alle sue gambe, ma poi si lasciò prendere dalla signora Amalia, che se lo strinse al petto, molto preoccupata.
Marco, vedendo il bambino, cercò di essere sereno e sorridente. Aveva tanto male dentro, adesso, perché aveva capito che i suoi sospetti su un possibile rapporto tra Valeria e Adriano erano fondati.
Il bimbo si era ormai quietato, ma guardava il padre con aria diffidente:
«Se tu sei il mio papà, perché non sei venuto a casa da mammina?» – Marco, facendo forza a se stesso, rispose:
«Certo che verrò, figliolo. Aspetta che guarisca e vedrai se verrò». «Sei ancora tanto malato? – chiese il bimbo prendendogli una
mano, mentre gli occhi del paziente si riempivano di lacrime.
«Non piangere» – gridò il bambino – «Non piangere; quando sarai guarito, sarai il mio papà, promesso?».
In men che non si dica, nella commozione generale, si stabilì una imprevedibile cordialità tra padre e figlio. Marco lo stringeva a sé come poteva e non si stancava di carezzarlo. Alla fine il piccino fu portato via, quasi riluttante, mentre più e più volte si volgeva indietro a salutare il padre con la manina tesa.
(Continua…)