Perché Adesso

La tessera di giornalista (per quel che vale) l’ho presa proprio a Gazzetta. Se, però, mi dovessi fermare a questa memoria ridurrei la “sua” storia ed anche la mia. Le memorie (altrimenti è archeologia) hanno da vitalizzarsi.

Giornalismo? Sicuro. Gazzetta riempiva buchi e ne creava altri. Oltre il cronachismo piagnone, arrevotapopolo, “scarfoglista” e di regime. Gazzetta era intelligente! Voce del verbo latino “intelligere”: leggeva fra gli interstizi della realtà. Colmava a Salerno l’assenza di giornalismo indiscreto e libero. Cioè costruente! Provocava anche buchi. In un contesto politico e sociale asfittico: fra cloroformio democristiano, ribellismo almirantiano e “sinistre” residue. Luogo dell’allenamento al racconto ma soprattutto di irrequietezza.

Figlia di anni ribelli, curiosa al Segno dei Tempi, asimmetrica palestra civile. Gazzetta 2.0 non consiste, pertanto, nell’evocazione nostalgica quanto nello srotolamento di un filo rosso. Le memorie non sono ricuciture del tempo ma domande inquiete così come la quotidianità sembra consegnarci alla rassegnazione e invece ci regala la poetica della frattura. Cambiano gli scenari ma non si spengono i fermenti. “Se grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente”.

Gazzetta non ha la pretesa di configurarsi contenitore del nuovo disordine quanto, anche nell’attuale Salerno di cui fu anticipatrice, la sua narrazione feconda. In questi anni di amianto, se sfida vuole essere, non è di poco conto!