Report 2015 sui diritti umani, mercoledì 30 a Palazzo di Città a cura dei Radicali Salerno.

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salzanoDomattina mercoledì 30 dicembre alle ore 11:00, presso il Gruppo Consiliare Socialista a Palazzo di Città in via Roma a Salerno (3° piano), conferenza stampa di presentazione del “Report 2015 su i Diritti Umani in Campania”.

Saranno presenti il segretario di Radicali Salerno Donato Salzano, il tesoriere e il presidente di Radicali Salerno Carlo Padovano e Massimiliano Franco.

Interverrà la Presidentessa della Cellula Coscioni di Salerno Sofia Campana.

Il carcere in questo Paese è soltanto l’appendice illegale di un processo penale altrettanto illegale, spesso in violazione di principi costituzionali interni e convenzioni / trattati internazionali.

Da sempre ciò è sostenuto e affermato non da un pazzo visionario che vuole eliminare le carceri, né da un pericoloso sovversivo eretico fautore della privatizzazione del giudizio penale. Più semplicemente dal più gandhiano e intransigente difensore della lettera costituzionale che questa Repubblica ricordi.

Questi riesce a trovare buona compagnia nel dialogo soprattutto con il Presidente emerito Giorgio Napolitano, con i professori emeriti Giuseppe Di Federico, Giuliano Amato e Aldo Masullo. Certamente con il costituzionalista Massimo Villone e con il Presidente della Commissione Diritti Umani Luigi Manconi, ma anche e perfino con i massimi Magistrati della Repubblica e Sua Santità Papa Francesco.
Per di più costui ottiene sicuramente conforto per la lotta nonviolenta e la veridicità delle sue ragioni dalle sentenze delle giurisdizioni sopranazionali. Le quali condannano senza possibilità d’appello l’Italia, tanto che da tempo il nostro Governo tra i più lenti nell’eseguire le sentenze CEDU, è divenuto così nemico pubblico numero uno e sorvegliato speciale del Comitato dei Ministri e dell’Assemblea Parlamentare presso il Consiglio d’Europa. A tal proposito oramai con una certa frequenza si ricevono le visite (Poggioreale e OPG di Aversa) del C.P.T. Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.

La ragion di Stato contro lo Stato Di Diritto, questa la cifra della questione giustizia e carceraria in questo Paese in generale ed in Campania in particolare: sono più di 4 milioni i carichi pendenti nel penale, (di questo arretrato dei processi quasi 1 milione nella nostra regione), al ritmo di circa 150 mila annui trovano la prescrizione, il 70% addirittura nella fase preliminare.
Il rapporto invece tra la popolazione dei detenuti e i posti legali nei 194 istituti di pena (20 campani): di solito a favore dei primi e quasi mai per la disponibilità di posti, con percentuali di sovraffollamento nelle stanze che spesso superano il 100%, per una superficie di calpestio suppellettili comprese a volte sotto i 3 mq per ogni detenuto.
Oltre 7 mila i ristretti in Campania per una capienza legale di poco più di 6 mila unità, di questi 1391 nell’attesa di primo giudizio (N.d.A. il dato italiano in termini assoluti più alto di ricorso massiccio alla custodia cautelare, tale da incidere per massima parte sul sovraffollamento nelle celle. Si pensi che la media italiana dei detenuti in attesa di giudizio è del 40% circa, che è già il doppio della media europea). In Lombardia sono oltre 8 mila su una capienza legale di 6133 unità, ma i detenuti nell’attesa di primo giudizio sono molto meno 1099, segue il Lazio con oltre 6 mila ristretti per una capienza legale di 5272 unità, qui i detenuti nell’attesa di primo giudizio scendono vertiginosamente a 949, la Sicilia con i suoi quasi 5900 ristretti in una capienza legale di 5839 unità, vede però i detenuti nell’attesa di primo giudizio a 1335, secondi soltanto al dato campano.**
A fronte degli organici della Magistratura di Sorveglianza e degli uffici di esecuzione penale esterna assolutamente insufficienti, pochi i magistrati (20 in Campania) e gli assistenti sociali, molti ma non tutti ridottisi a disumani burocrati. La meravigliosa polizia penitenziaria ridotta al 30% al disotto della pianta organica prevista, gli agenti che con abnegazione al dovere e senso dello Stato reggono da soli le sorti degli istituti di pena. Oltremodo encomiabile instancabile attaccamento al suo lavoro la Garante Regionale Campana delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (L. R. n. 18 del 26 luglio 2006 e regolamento con delibera n. 112 Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Campano del 28 settembre 2011).
La solitaria d.ssa Adriana Tocco, con pochi strumenti e poche risorse, senza ne vice o coadiutori, fa fronte da sola all’affermazione dei Diritti di oltre 7 mila ristretti in 20 istituti di pena sparsi sul territorio campano da Arienzo ai piedi del Matese, passando per Carinola e Benevento, per l’Opg di Aversa (tuttora aperto nonostante la legge di chiusura, la Regione Campania è stata diffidata dal Governo per inadempienza), fino a Sala Consilina nel Vallo di Diano. Spesso si trova di fronte poveri cristi senza acqua corrente per lavarsi, con vitto scarso e di qualità pessima, poca luce e poco spazio in cella, ma soprattutto il Diritto ai Livelli Essenziali d’Assistenza Sanitaria (L.E.A.), pressoché negati dalle ASL nelle infermerie e nei cosiddetti padiglioni clinici delle carceri campane, negli Opg, anche e perfino nelle sezioni detentive e i reparti psichiatrici degli ospedali.
Di queste violazioni della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo parlano per tutti i casi emblematici di Cucchi e del nostro Franco Mastrogiovanni, ma se per questi si è ottenuto un processo, per il caso oltremodo emblematico di Carmine Tedesco, che ha trovato la morte nel novembre del 2012 nella sezione detentiva dell’Ospedale S. Leonardo di Salerno, rischia in concreto l’archiviazione o peggio la prescrizione in fase preliminare, per merito del solita pubblica accusa di turno che in questi casi preferisce sempre più spesso l’azione penale discrezionale a scapito di quella obbligatoria prevista dalla legge. Il ladro di biciclette di Montecorvino che ha dovuto subire in vita la tortura dei trattamenti inumani e degradanti (art. 3 CEDU) e oltre la morte, la sua memoria difesa soltanto dalla vedova, nonostante il lavoro in punta di diritto del suo legale, subisce l’irragionevole durata dei processi fino alla prescrizione (art. 6 CEDU).
La II Camera della Corte europea dei diritti umani, con la sentenza nel caso Torreggiani e altri c. Italia, adottata l’otto gennaio 2013, ha condannato lo Stato italiano per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani, la CEDU non si è limitata a decidere nel caso singolo, ma qualifica la giurisprudenza Torreggiani quale “sentenza pilota”. La procedura delle sentenze pilota, fondata sull’art. 46 CEDU, comma 1, è ora disciplinata dall’art. 61 del suo Regolamento, introdotto il 21 febbraio 2011. Si tratta di una sentenza pilota contro il sovraffollamento delle carceri italiane, a cui il nostro paese non ha fatto ancora obbligo, nonostante il messaggio solenne e motivato (ai sensi dell’art. 87 secondo comma) inviato dall’allora Presidente Napolitano al Parlamento ( 8 ottobre 2013), in merito appunto agli obblighi indicati dalla CEDU per il rientro nella legalità costituzionale e internazionale.

La nostra seria, concreta proposta, parte da questa fotografia del contesto a cui dobbiamo fare riferimento, per incardinare politiche di welfare penitenziario, sul modello del Garante del Lazio (L.R. 06 Ottobre 2003, n. 31) insieme a quelli del Piemonte, Lombardia, Emilia – Romagna, Umbria e Toscana, quali migliori e i più efficaci interventi per la riduzione del danno e il reinserimento del detenuto, adattati e aggiornati alle esigenze campane e dei sui istituti di pena.
Per lo svolgimento dei propri compiti, il Garante potrà essere affiancato da un “Vice e/o Coadiutore” ( art. 2 L. R. del Lazio 06 Ottobre 2003, n. 31 ) con il suo leggero e veloce staff professionale (avvocati dell’esecuzione penale, medici legali, psichiatri e psicologi, diabetologi, odontoiatri e cardiologi), così da essere un combinato disposto di primo modello d’intervento in Campania di “welfare penitenziario regionale”, che possa prendere forma dall’incontro fra il riconosciuto e collaudato “Know how Radicale Nonviolento” con il suo metodo efficace di esercitare il sindacato ispettivo nelle carceri e le Istituzioni Regionali (Giunta e Consiglio) da una parte e Amministrazione Penitenziaria dall’altra.
La Riforma strutturale del “Garante Regionale Campano per i diritti delle persone private della libertà personale e del suo Vice / Coadiutore”. andrà così a completare, con le nostre caparbie convinzioni, una “politica di sicurezza” per i cittadini campani.
Oggi si vede soltanto la fase a valle della repressione del reato senza l’indispensabile prevenzione e riduzione del reato stesso a monte, attraverso una “mediazione penale” possibile, che sia capace d’innescare politiche che vadano ad abbassare a percentuali fisiologiche la recidiva, con l’attivazione coordinata e sinergica di tutti gli strumenti amministrativi e sociali possibili per il reinserimento alla società del reo, tutto questo ad assoluto vantaggio della sicurezza del cittadino, chiaramente e ovviamente in perfetta linea con il l’art. 27 della Costituzione: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso d’umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Il Diritto Universale alla Conoscenza, favorire in ogni modo la trasparenza, il poter conoscere per saper deliberare, impedire che la ragion di Stato possa fagocitare lo Stato Di Diritto, l’opportunità di codificare in sede ONU questo nuovo Diritto Umano, tale da permettere proprio ad un Paese come l’Italia tra i più condannanti e inadempienti in sede internazionale, di riscattarsi con questa agenda per candidarsi quale prossimo membro del seggio a rotazione del Consiglio di Sicurezza.
In questo anno di Giubileo straordinario della Misericordia voluto espressamente da Sua Santità Papa Francesco anche e particolarmente per chi soffre, per chi deve aggiungere pena ad altra pena come gli ultimi nelle carceri. .
Certo che a questo “Giubileo dei detenuti” potevano essere aperte le porte della “Speranza” dello “SPES CONTRA SPEM”di Paolo ai Romani, così da essere speranza per dare speranza a coloro che sono beati perché perseguitati a causa della giustizia. ………. Di già per essi sono spalancate le porte del Regno dei Cieli
Appunto quella “Amnistia dello Spirito” per aprire le Menti e le Coscienze dei Parlamentari che devono decidere come obbligo gli impone dell’Amnistia sulle scrivanie dei magistrati.