Radicali Salerno: report della visita alla Casa Circondariale di Salerno Fuorni.

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FOTO DONATO SALZANOpubblichiamo il report della visita dei Radicali Salerno – Associazione Maurizio Provenza, alla Casa Circondariale di Salerno-Fuorni, a cura di Donato Salzano, segretario dei Radicali Salerno.

La nostra lotta, che è di tutta la “Comunità Penitenziaria di Fuorni”, di chi lì lavora, di chi è volontario o di chi lì è ristretto, tutti condannati alla stessa pena illegale inflitta da questo Stato che è condannato negli ultimi trenta anni per più di duemiladuecento volte (due casi a Fuorni) dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

Certo che no, noi non facciamo appelli generici o sterili denunce, come quasi la totalità della classe dirigente di questo Paese, con noi non può valere e non è credibile il “dagli al politico”, tanto in voga con l’avvento del rottamatore Renzi. Il quasi spesso da sempre coincide con l’azione militante e politica a difesa intransigente dei Diritti Umani, di natura nonviolenta dei Radicali e di Pannella.

In queste ore appunto stiamo dando corpo all’ennesimo Satyagraha, iniziato lo scorso 30 giugno dalle ragioni della sete di Diritto di Marco Pannella e dalla fame di verità di Rita Bernardini, proseguito da centinaia e centinaia di militanti Radicali e tanti tra detenuti e i loro familiari, per garantire ai ristretti i livelli essenziali di assistenza sanitaria così come a tutti gli iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.

Anche noi dallo scorso 13 agosto siamo in lotta dandone corpo con lo sciopero della fame, io insieme a 25 tra compagne e compagni, tra questi gli onorevoli Ragosta, Mucciolo e Barbirotti, il Presidente della Camera Penale Silverio Sica, Fiorinda Mirabile e Loredana De Simone del Circolo “Franco Fiore” di NtC, Sofia Campana e Marco Navarra della Cellula Coscioni di Salerno, Michele Lombardi, Pasquale Mucciolo, Carlo Padovano, Massimiliano Franco, Emilio Loffredo, Franco Colace e Rita Giordano, l’avv. Massimo Torre, i familiari dei detenuti Lella Zarrella e Carmela Rosciano, Anna Sammartino la vedova del sig. Tedesco che due anni fa perse la vita alla sezione detentiva dell’ospedale S. Leonardo, mentre scontava un residuo di pena per il furto di due biciclette, i consiglieri comunali Petillo, Santoro e Torre.

Il nostro continuo ricercare il dialogo da nonviolenti con il Presidente Caldoro e il direttore dell’ASL di Salerno Squillante, il tentativo di dargli con la forza e l’amore del nostro digiuno il coraggio necessario per rispettare le leggi che essi stessi si sono dati.

Su che cosa, su i trasferimenti in conto capitale dal Ministero della Giustizia per la ex-Sanità Penitenziaria dovuti per effetto del Dlgs 229/99 (decreto BINDI), al Ministero della Salute, quindi attraverso gli assessorati alla Sanità Regionali alle ASL per poi arrivare alle infermerie e ai centri clinici degli Istituti di Pena.

Dal 1999 in avanti quanto è stato trasferito? Quanto di questo denaro è stato utilizzato? Come è stato speso? Sono stati acquistati defribillatori? Kit di auto-somministrazione d’insulina per i diabetici? Farmaci e farmaci salva-vita? Le visite specialistiche hanno dei tempi congrui a quelli della detenzione? Sono garantiti i L.E.A (Livelli Essenziali di Assistenza) per i detenuti?

Purtroppo invece la Sanità nelle carceri in Campania e nella Provincia di Salerno è alla “bancarotta”!

Un vero e proprio default dei Diritti Umani, valgano per il punto sullo stato dell’assistenza sanitaria, i recenti casi dei “Poveri Cristi”: Vincenzo DI SARNO trentottenne di Pollena Trocchia (NA) affetto da tumore cervico-midollare in fase terminale e Angelo ROSCIANO elettrauto di Polla (SA) diabetico e disabile, entrambi incompatibili con il regime detentivo, che erano ricoverati si fa per dire al cosiddetto centro clinico S. Paolo di Poggioreale. In che condizioni disumane, per questo hanno avuto l’attenzione del garante regionale per i diritti dei detenuti la d.ssa Annamaria TOCCO e la visita in aprile di una delegazione del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura (CPT), ma soprattutto del Garante degli ultimi, il nostro Presidente della Repubblica Giorgio NAPOLITANO. Ad oggi scontano la loro pena agli arresti domiciliari in esecuzione dell’ordinanza della Magistratura di Sorveglianza di Napoli che ha ripristinato finalmente lo Stato di Diritto e le leggi fondamentali. Ma quanti non sono stati fortunati di avere Radio Radicale che gli ha dato voce, quanti soffrono ancora le pene dell’inferno ancora lì in quel luogo di tortura e in tanti altri istituti di pena ………..

Anche qui utilizzando lo strumento della lettera aperta, che ha breve si trasformerà però in interrogazione in Consiglio Regionale al Presidente della Regione Campania che è Commissario straordinario di Governo alla Sanità e in Parlamento rispettivamente al Ministro della Giustizia e della Salute.

Si, infatti quel Satyagraha nella lingua di Gandhi di amore e forza per la verità, per il quale il nostro Don Andrea Gallo usava e spendeva sempre stupende parole: “Il digiuno è un precetto cristiano ed è la più alta forma di preghiera”.

La pratica gandhiana da sempre sospesa tra un’ascesi spirituale e l’azione politica nonviolenta e Radicale volta alla difesa e alla conquista dei Diritti, successivamente poi utilizzata da Martin Luther King, oggi da Aung San Suu Kyi e da Marco Pannella.

Ma tornando al nostro dialogo, già conoscevo personalmente l’operato encomiabile e instancabile dell’Ass. La Tenda per il recupero dei detenuti tossicodipendenti ma non solo, delle sue comunità, dei suoi percorsi di reinserimento, del lavoro amorevole dei volontari e degli operatori, tanto che spesso celebriamo i congressi della nostra Associazione dedicata al nostro compagno “Maurizio Provenza” al Centro Polifunzionale di via Fieravecchia.

Ma forse non immaginate quanto ci renda felici proprio durante il nostro dare corpo alla lotta apprendere che da subito l’Ass. “Migranti senza frontiere” potrà occuparsi della mediazione culturale per quei migranti come il serbo Petko poco più che ventenne, durante la detenzione ha avuto diagnosticato un tumore al cervello, con il suo poco italiano è riuscito a farmi capire che se tutto va bene potrà fare in ospedale a settembre una nuova risonanza magnetica più approfondita, da aprile per lui soltanto la solita pillola che va bene per tutti i mali, niente altro. Oppure di Bocum quel ragazzone del Camerun che con un buon inglese mi ha detto che faceva il pugile, da quando è lì a Fuorni in questo lungo tempo di detenzione non ha mai smesso di allenarsi, nonostante non potesse usare la palestra ma soltanto il “Gabbione” giù in cortile per l’ora d’aria.

Tanti quelli che ho incontrato nella 1° sezione quella dei comuni, quella più affollata in pochi metri quadri (in sei, avvolte anche sette in stanze da quattro, perfino nei “Cubicula” le stanze singole, si è anche in due), qui migranti, poveri cristi e tossicodipendenti, che miracolosamente la Caritas Diocesana contribuisce a vestire, ma purtroppo non riesce ancora capillarmente e continuatamente a nutrire. Lì per ora di pranzo, passata da poco la distribuzione del vitto, nessuno stava mangiando, mi hanno poi raccontato in una cella che il pranzo consisteva in un pacchetto di sottilette da dividersi in sei. Lo scandalo di questo Stato che offre il vitto nelle carceri in virtù di un appalto già a € 3,80 a testa al giorno per colazione pranzo e cena, tarato poi sul numero dei posti legali, mica sulla popolazione effettivamente ristretta.

Con il risultato di un vitto sempre più ridotto ad un solo pasto ed un solo prodotto, chi non ha i denari per comprare allo spaccio fa letteralmente la fame, per poi vedersi a fine pena recapitata anche a casa la fattura per il servizio erogato.

Il banco alimentare, dei farmaci e dei prodotti igienici si deve aprire da subito a Fuorni, magari insieme è possibile aprirlo nel più breve tempo, non possono mica aspettare i tempi che questo Paese impiega per modificare gli appalti o decidere d’investire qualche euro in più nel bilancio dell’amministrazione penitenziaria vilmente taglieggiato da anni, o cercare di controllare i prezzi effettivamente praticati per il sopravitto negli spacci delle carceri.

Alla sezione femminile invece un altro carcere, vicino agli standard di Opera, con tutte le stanze con angolo cottura distinto dai servizi completamente a norma, sul secondo piano perfino sorveglianza dinamica (socialità con celle aperte per otto ore al giorno, che ben presto verrà estesa anche al primo), pensare che fino a qualche anno fa c’erano gli ignobili water a vista davanti l’ingresso delle stanze. Le visite dei bambini per i colloqui in accoglienti aree verdi con giostrine (spero a breve con prenotazione via internet da casa), per gli adulti finalmente in sale a norma, senza più muretti divisori eredita del vecchio regime detentivo (analogamente tutto questo anche per le due sezioni maschili). Lì ho incontrato Giovanna dializzata incompatibile con il regime detentivo, per questo fino al mese scorso agli arresti domiciliari per scontare il suo residuo di pena, ma una fatale evasione di pochi minuti per comprare le sigarette, l’ha ricondotta in carcere passando per il cosiddetto “regime di 41bis” della sezione detentiva dell’Ospedale cittadino. Veronica invece è epilettica, sta attendendo il suo definitivo dall’ufficio dell’esecuzione penale presso la Corte d’Appello, non so da quanto, se riuscisse ad ottenerlo potrebbe almeno avanzare istanza per i giorni di premialità, troppo sperare in detenzioni alternative da questo Tribunale di Sorveglianza, figurarsi.

Questo intero universo penitenziario martirizzato e torturato dalla violenza di questo Stato, come già detto condannato da oltre trenta anni dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione appunto degli artt. 3 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, vale a dire: la tortura dei trattamenti inumani e degradanti e l’irragionevole durata dei processi.

Il carcere  – come va ripetendo da tempo Pannella –  quale appendice del sovraffollamento sulle scrivanie dei magistrati, cioè degli oltre cinque milioni di carichi pendenti nel penale, che danno un dato nazionale sulle carceri, finalmente pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia, (costata parecchi giorni di digiuno a Rita Bernardini) che vede su i 49.987 posti regolamentari dei 199 istituti (su 204) censiti dal DAP, i posti effettivamente disponibili sono 45.784; occorre sottrarre, infatti, tutti quei posti inagibili per lavori in corso, ristrutturazioni, o chiusure per mancanza di personale che ammontano in totale a 4.203. Pertanto, al 31 luglio 2014, nelle nostre carceri c’erano 54.668 detenuti in 45.784 posti con una carenza di 8.884 posti. Il tasso di sovraffollamento è del 119,4%. Il sovraffollamento di circa il 120%, già di per sé drammatico perché vuol dire che 120 detenuti devono spartirsi lo spazio di 100 posti, che ci vede tra i Paesi europei secondi soltanto alla Serbia con il suo 145%. (fonte Ministero Giustizia, luglio 2014).

Ad oggi alla Casa Circondariale di Salerno, con notevole aumento esponenziale, vede circa il 54% dei detenuti in attesa di giudizio (a marzo il 45%). Un dato che è addirittura molto più alto di quello nazionale che si attesterebbe intorno al 40%, che è il doppio della media europea, un record assoluto che potrebbe non avere eguali in Europa. Qui il carcere preventivo incide in maniera pesante e decisivo sul tasso di sovraffollamento, come non mai il problema è l’irragionevole durata dei processi, con la detenzione prima della condanna che è diventata pressoché l’unico strumento d’indagine o peggio ancora strumento coercitivo per la confessione e quindi per il patteggiamento o il rito abbreviato.

Per chi invece non può permettersi un buon avvocato capace, cioè i poveri cristi, non gli rimane che una lunghissima detenzione preventiva in condizione disumana e degradante ed l’inefficace gratuito patrocinio per la difesa, il 15% di essi risulta poi innocente. La custodia cautelare in carcere dovrebbe essere l’estrema ratio, come legge prescrive e principio costituzionale sancisce, appunto la presunzione d’innocenza fino a sentenza passata ingiudicata, ma oramai da tempo incostituzionalmente è stata introdotta al contrario la presunzione di colpevolezza. Forse anche per questo si spiegano le sempre più spesso remissioni in libertà del Tribunale del Riesame o della Libertà in aperto contrasto con le decisioni prese precedentemente dai GIP che convalidano spesso senza colpo ferire le richieste dei pubblici ministeri. Purtroppo tutto questo dopo mesi di custodia cautelare, che possono segnare per sempre la vita di un uomo.

Magari anche per questo Leonardo Sciascia proponeva almeno un mese di tirocinio nelle carceri per gli uditori giudiziari, i futuri magistrati.

Però non vanno trascurati neanche i piccoli segnali positivi, su una capienza effettiva di 329 posti, il totale dei detenuti è sceso di 63 unità, dai 503 di marzo (precedente visita ispettiva) agli attuali 440 di agosto, per un tasso di sovraffollamento che a marzo si attestava al 152% ed oggi scende al 133%, vale a dire in 100 posti vivono 133 persone, mancano ancora 111 posti. Una diminuzione essenzialmente dovuta ne a sconti di pena, ne al termine della stessa, quanto per il fatto che i detenuti sono stati letteralmente deportati in altri istituti, spostando il problema del sovraffollamento in altre carceri, rendendo così anche vana la legge che prescrive la territorialità della pena.

Detto questo, senza però sottovalutare la preoccupante criticità della 1° sezione dedicata a Comuni e Tossicodipendenti che vede 289 ristretti su un totale di 440, quindi più del 70% dei detenuti sono stipati come agnelli da macello in questo settore del carcere, con pochissimo vitto razionato, un solo pasto al giorno (senza denari si fa la fame e non si fa lo spesino allo spaccio), insufficiente impianto idrico, con l’acqua che in certi giorni arriva per tre ore soltanto in queste giornate di calura estiva, di ciò ne sono buone testimoni le tante bottiglie piene appese alle finestre al sole per potersi un minimo lavare.

Naturalmente non solo condizione detentiva degradante a Fuorni, ma l’emergenza riguarda anche l’assistenza sanitaria, medici e infermieri convenzionati non vedono erogarsi lo stipendio dall’ASL da gennaio o i più fortunati da maggio scorso, il SORESA (ente regionale per la riduzione del debito della sanità in Campania) preposto ad evadere la richiesta dei farmaci, restituisce soltanto il 10% della richiesta dell’infermeria del carcere, mancano tutti i prodotti parafarmaceutici: garze, ovatta, cerotti, alcool, le visite specialistiche hanno dei tempi lunghissimi senza tenere i considerazione tempi e motivi della detenzione (sicurezza, date di udienze e interrogatori, colloqui con familiari e avvocati).

Risultano 23 i diabetici ristretti sottoposti al protocollo diabetologico, 15 di questi in terapia farmacologia con antidiabetico orale, mentre 8 sono sotto somministrazione insulinica, questi devono dividersi 3 Kit di auto-somministrazione disponibili in infermeria, ciò non sembra quello previsto dal protocollo ne per la scientificità della misurazione, ne per la somministrazione stessa. Quindi nessuno degli otto pazienti detenuti sotto trattamento isulinico usufruisce di un Kit personale. Chi è insulinicodipendente ha bisogno d’insulina quale farmaco-salvavita, ciò non è il massimo ma neanche il minimo dell’assistenza sanitaria. Fortissima la criticità.

Le patologie psichiatriche incidono almeno sul 60% della popolazione, pensare che c’è un intera sezione ristrutturata a tal proposito e mai aperta per mancanza di personale sanitario. Duro il lavoro di 3 psichiatri su sei turni settimanali e 2 psicologi che si dividono 15 ore al mese, anche qui un fattore di criticità pericoloso.
Patologie infettive abbastanza seguite, 1 infettivologo una volta a settimana, anche qui incide per il 60% sulla popolazione, epatiti C e B, 3 pazienti in trattamento interferonico, HCV correlati e 2 sieropositivi, questi però non hanno i due cicli di accertamenti mensili in ospedale di cui necessitano, anche qui una forte criticità.
Un oculista una volta a settimana e otorino ogni quindici giorni, mentre 2 giorni a settimana non sono sufficienti per 1 odontoiatra vista la forte incidenza delle patologie odontoiatriche sulla popolazione, buona l’odontoiatria di base e eccellenti le attrezzature per essere in un carcere, in particolare la poltrona operatoria.

Totale assenza di un ginecologo, manca l’attenzione per le patologie della sfera femminile, anche qui forte criticità.

Finalmente buone notizie per i cardiopatici, la patologia incide per il 50% sulla popolazione, 1 cardiologo una volta a settimana, oltre ad avere una buona assistenza, hanno finalmente la sicurezza di avere a disposizione 4 defribilllatori in ognuna delle tre sezioni e al corpo di guardia, di questo bisogna dare perlomeno atto ancorché a distanza di tanto tempo dalla richiesta alla direzione sanitaria dell’ASL e al Direttore Generale Squillante.

Il dott. Martone da poco alla direzione del carcere, le vice direttici dott.se Felaco e Sergio, il personale amministrativo, il trattamentale con i pochi educatori e due psicologi, pochi corsi scolastici e formativi o poco altro, il personale medico e paramedico spesso senza stipendio con pochi strumenti e farmaci, la comandante e la vice comandante degli agenti di polizia penitenziaria con una pianta organica al disotto del 30 %, conseguenti i turni massacranti di 17/18 ore, per garantire la sorveglianza di un solo agente a fronte di circa 8 detenuti, per vivere in una caserma per gli agenti con le stesse carenze strutturali delle sezioni in cui vivono i detenuti.

Questa Comunità Penitenziaria di chi lavora e di chi è ristretto, rimane in piedi e riesce a sopravvivere miracolosamente soltanto grazie all’abnegazione per il proprio lavoro per i primi e l’autodisciplina impostasi dai secondi, entrambi colpiti dalla stessa pena illegale imposta da questo Stato delinquente abituale pluricondannato.
A tutto ciò stride l’atteggiamento passivo e assente del Tribunale e dei magistrati di sorveglianza, il più delle volte assenti per le visite periodiche negli istituti di pena della provincia.