Mario Sironi, il malinconico artista del Novecento italiano trascurato dalla storia.

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sironiInizia con questo articolo la collaborazione a “Gazzetta di Salerno” di Concetta Bottiglieri.

Ed inizia con un articolo dedicato alla mostra in corso a Roma di MARIO SIRONI, una mostra che su “Gazzetta di Salerno” viene segnalata anche per ricordare il rapporto tra Sironi e la nostra terra, in particolare la sua significativa presenza nell’arte della ceramica di Vietri, grazie al suo rapporto con Renato ed Erika Rossi

La Città Eterna, Caput Mundi, Roma, presenta la mostra “Mario Sironi 1885-1961”, curata da Elena Pontiggia in collaborazione con l ’archivio Mario Sironi di Romana Sironi, al Vittoriano Di Roma , aperta al pubblico, dal 4 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015.

L’esposizione permette non solo di godere dell’illustre presentazione di 90 quadri messi a disposizione dalle maggiori collezioni private e dai musei, ma soprattutto consente di percepire la complessità dell’animo, il dramma della condizione di vita ed il turbamento verso la realtà che caratterizza l’indole ed il temperamento di questo grande artista a molti ancora sconosciuto.

Sironi, amante della classicità e della drammaticità, sin da bambino si dedica allo studio del pianoforte, alla lettura di Schopenhauer, Leopardi ,Nietzsche , Heine e all’approccio con il disegno, le sue crisi nervose lo porteranno ad avere inclinazioni mutevoli anche nei riguardi dell’arte.

Infatti il percorso espositivo della mostra parte da un approfondimento della fase giovanile del pittore che si cimenta inizialmente nel simbolismo, dopodichè ’, al momento divisionista, per poi approdare al periodo futurista (con dipinti come il camion) e alla fase metafisica con l’opera (la Lampada),in seguito all’insegna del classicismo ci sarà ad uno dei suoi capolavori (L’architetto) per poi arrivare alla “crisi espressionistica”, alla pittura murale, negli anni trenta, quando comporrà monumentali affreschi ,mosaici e vetrate per opere pubbliche. Citiamo tra le più celebri: l’Aula Magna dell’ Università di Roma, il Ministero delle Corporazioni oggi Ministero del Lavoro e il Palazzo di Giustizia di Milano.

L’Excursus continua con la visione di quadri che ripresentano temi giovanili, come paesaggi urbani, nei quali ritroviamo un senso di inquietudine dell’artista che punta sempre ad evidenziare il senso tragico dell’esistenza, con i suoi nervosi colpi larghi di pennellate, l’utilizzo di colori cupi, le forme solide e semplici . Ci sono evidenti messaggi di profonda tristezza e malessere interiore.

La Mostra ripercorre anche un altro percorso artistico del pittore: cartoni, bozzetti, opere grafiche, attraverso la visione di un inedito quadro (lo studente), insieme a (il lavoratore) , (L’impero) ed altri. Il ciclo termina con le opere decostruttive del dopoguerra ,simbolicamente, con l’Apocalisse.

Inoltre, Sironi, compromesso dalla sua adesione al fascismo, dall’attività propagandistica e dalle condivisioni ideologiche dettate dal regime , dopo il fascismo fu etichettato e gettato nel dimenticatoio, L’intenzione principale, dunque, di questa mostra è di “ricordare” e prendere atto del talento di questo Maestro che anche il celebre Picasso apprezzò,scrivendo:” Avete un grande artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto”.

Margherita Sarfatti lo definì “il più romano degli artisti italiani” e sarà proprio con la celebrazione della sua vita e delle sue opere al Complesso Del Vittoriano Di Roma che l’anima e la memoria di Sironi riprenderanno vita.
Concetta Bottiglieri.