Il Sindaco Vincenzo De Luca presenta “a sorpresa” Salerno Radio Festival durante la serata dedicata al libro di Giorgio Simonelli

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IMG_20130705_221949(1)Non era stato annunciato dai comunicati stampa, né citato fra gli ospiti presenti. Solo vaghi accenni e un invito ad attendere fino alla fine dell’evento.

Così ieri sera, negli ultimi minuti di presentazione del libro di Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo e Storia della Radio e della Televisione presso l’Università Cattolica di Milano, “Cari amici vicini e lontani – L’avventurosa storia della Radio”, nella splendida cornice del Teatro Antonio Ghirelli, tra lo stupore dei presenti, il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha annunciato il prossimo progetto per la città.

 “Sono qui per darvi un annuncio. Abbiamo deciso, la prossima primavera, di tenere nella nostra città, un evento che chiameremo Salerno Radio Festival dal 3 al 6 Aprile 2014 con cui, raccogliendo un’idea del Professor Mario Morcellini e di Antonio Bottiglieri , la città di Salerno si candida ad ospitare un evento permanente di riflessione sulla radio. Sono qui per impegnare, già da questa sera, gli autorevoli relatori ad essere con noi ad Aprile per accompagnarci in una riflessione che credo sia abbastanza interessante. Per i medium in questione, perché avremo l’occasione di ragionare sulla relazione fra i mezzi di comunicazione. […] Probabilmente questo (la radio) è il mezzo che forse mantiene il grado di umanità maggiore o di non-alienazione maggiore persino rispetto alla televisione. La radio offre la possibilità di un rapporto con il territorio, con le esperienze diffuse, con i quartieri, con i momenti di socializzazione, di cultura anche minoritaria. C’è un’agilità, una flessibilità, una capacità di penetrazione che non ha nessun altro mezzo di comunicazione.

 Un evento innovativo, spiegato in profondità da uno degli ideatori, il Professor Mario Morcellini, ordinario di Sociologia dei Processi Culturali per il Corso di laurea in Scienze della Comunicazione, presso l’Università degli Studi di Salerno, che ha così proseguito:

 Noi scegliamo la radio per il suo passato, il suo presente e anche per la sorprendente capacità che la radio ha avuto e sta avendo di rinnovarsi con nuovi linguaggi, nuove tecnologie. Pensate al mondo dei radio-social, alle web-radio e alle radio universitarie. Un patrimonio su cui qualcuno si deve decidere a restituire rappresentazione pubblica. Non va bene che ci siano cambiamenti della comunicazione che non vengono raccontati solo perché c’è troppo dispotismo sui media forti: la rete e la televisione. Quindi vogliamo anche un riscatto di immagine di rappresentazione. La radio è il mezzo più interclassista che c’è in questo paese, il più intergenerazionale. Abbiamo scelto la radio perché è un medium mite. Ragionare sulla radio per offrire uno spazio di meditazione più razionale e meno asintattico di tutti gli altri mezzi di comunicazione.L’idea è che noi useremo tutte le occasioni pubbliche, tutti i media disponibili del territorio, per far si che il progetto Radio Festival di Salerno sia condiviso con tutta la cultura di Salerno . Con i giovani, con la radio, con gli emittenti, con i giornali locali, con tutto quello che si muove in questa città , con associazioni anche religiose. Il nostro pluralismo è a 360 gradi. Questo è il nostro progetto, vi chiediamo simpatia e comunicazione”

 Un annuncio che ben si presta alla cornice “Storia della Comunicazione e Comunicazione della Storia”, rassegna organizzata dall’Associazione Salerno Contemporanea e al libro del Professor Giorgio Simonelli.

 Cari amici vicini e lontani – L’avventurosa storia della Radio”, non si presenta come una semplice raccolta di date, bensì come “una piccola opera divisa in tre sezioni, tre periodi storici fondamentali per capire e comprendere il potere della radio.”

 Il libro prende il via da Radio Days, film del 1987 diretto da Woody Allen, che racconta l’influenza del mezzo radiofonico sull’infanzia dello stesso regista; la radio protagonista dagli anni ’20 agli anni ’60, passando da scopi militari e commerciali alla fruizione domestica.

 Il secondo periodo si serve, invece, del film I Love Radio Rock di Richard Curtis che fotografa la situazione radiofonica dagli anni ’60 alla fine del XX secolo.

 In chiusura, spunto tratto da Radio America di Robert Altman.

 Presente all’incontro il Direttore dell’Associazione Salerno Contemporanea , Antonio Bottiglieri che ha aperto i lavori :

 “La radio, dice giustamente lo stesso Simonelli del suo libro, è qualcosa che è rimasta giovane pur essendo la più vecchia di tutte le possibilità di comunicazione del suono, della parola, dell’informazione, dell’intrattenimento. […] Teniamo molto alla presentazione di questo libro. Ma abbiamo una ragione in più, e questa ragione sarà un po’ la conclusione della serata, che un po’ a sorpresa vi racconteremo.”

 Prima riflessione affidata a Davide Borrelli, Ricercatore Universitario e Professore Associato di Sociologia dei processi culturali e Comunicazione pubblica e sociale presso l’Università del Salento :

 Trovo questo libro godibile, fruibile non solo per addetti ai lavori ma anche per i lettori comuni, perché restituisce il senso di un’esperienza di un mezzo di comunicazione, inquadrandolo non soltanto come una tecnologia ma come una forma culturale. Questo mi sembra una delle cose più rilevanti che vengono fuori dalla lettura di questo libro. La radio come forma culturale. Trovo anche molto interessante dal punto di vista metodologico l’impostazione storica che viene proposta. […] Volevo fare i complimenti all’autore del libro. È una lettura godibile, fruibile, fresca, documentata. Un libro che vale la pena leggere.”

 Presenti all’evento anche Italo Moscati , scrittore, regista e sceneggiatore e il ProfessorFranco Monteleone, docente di Storia e Critica della Radio e della Televisione presso l’Università degli Studi Roma Tre, subito prima dell’arrivo “a sorpresa” del Sindaco.

 […] In uno spazio abbastanza limitato di pagine” – ha spiegato il Professor Franco Monteleone – “Giorgio Simonelli è riuscito a ragionare, descrivere, fino all’epoca moderna, fino ad oggi, soprattutto gli esperimenti delle radio private britanniche. La qualità del modo con cui Giorgio ha descritto un secolo di radio è secondo me un pregio di cui “ – rivolgendosi all’autore – “ ti va dato atto.”